Siria, in difesa di democrazia e diritti umani, ma intanto datemi la mia parte

Comincia ad emergere qualche imbarazzo tra gli addetti ai lavori su come implementare i tweet di Trump su come “mettere al sicuro il petrolio” in Siria.

Se da una parte si conferma l’ulteriore mandato ai militari di mettere in sicurezza i giacimenti petroliferi siriani, dall’altra non si è creato il quadro normativo per supportare le truppe nelle missione. Una questione all’apparenza surreale, visto che parliamo di uno stato che ha avuto una certa tendenza a restare impegolato in infinite guerre sin dalla sua fondazione, ma che in realtà ci fa capire l’importanza della giustificazione formale che deve essere sempre presente; una sorta di certificazione di buona volontà che permette a tutti di dormire sonni tranquilli e beati.

Secondo fonti ufficiali, che hanno chiesto di restare anonime, i militari americani sono in Siria per combattere l’ISIS secondo l’autorità conferitogli dalle Autorizzazioni per l’uso della forza (AUMF) del 2001 e del 2002, che permettono l’impiego dei militari contro coloro coinvolti negli attacchi dell’11 settembre e per prevenire futuri attacchi terroristici.

Quindi secondo quanto sopra, gli USA potrebbero vantare un mandato per impedire all’IS (Islamic State) di prendere possesso dei pozzi; ma impedire ai siriani di entrare in possesso di qualcosa che è legalmente loro è un’altra storia.

Le stesse fonti ribadiscono che il mandato di Trump non prevede l’autorizzazione, da parte di forze americane, di impadronirsi del petrolio; precisazione non casuale, visto che il saccheggio è classificato tra i Crimini di Guerra.

Secondo il segretario alla difesa Esper, la direttiva di Trump è da interpretare nel senso di “negare all’IS l’accesso ai pozzi”. Infine molto vaghe le regole di ingaggio delle truppe americane che dovrebbero presidiare, o magari anche pattugliare, ampie zone di territorio, non molto lontane da forze siriane e russe e con l’aggiunta di trovarsi impegolati in gruppi di civili dediti, almeno finora, solo al lancio di sassi e verdura mista.

Secondo Associated Press, la gestione attuale dei pozzi ancora efficienti è nelle mani dei curdi (Syrian Democratic Forces, SDF) che terrebbero una parte del petrolio per loro raffinandolo localmente, e vendendo il resto per fare cassa: seconda la fonte, tra gli acquirenti ci sarebbe anche il governo siriano che si troverebbe a comprare qualcosa di cui è legalmente proprietario ma di cui ha forte necessità. https://apnews.com/251062e322ab4bba99251fe59c90540a Come si vede c’è molta attenzione e rigore da parte USA, la cui priorità numero uno è il contrasto allo Stato Islamico che, cosa buffa, hanno già più volte dichiarato di aver sconfitto.

PICCOLO RIPASSO

Peccato che gli americani non siano sempre stati altrettanto solerti nel distruggere le fonti di finanziamento degli estremisti islamici. Nel corso del G-20 del 2015, il presidente Putin presentò al mondo le foto satellitari di migliaia di cisterne dell’ISIS intente a contrabbandare il petrolio sgraffignato dai pozzi siriani verso la Turchia dell’integerrimo Erdogan.

“Ho mostrato le immagini dallo spazio ai nostri colleghi, che mostrano chiaramente le dimensioni reali del commercio illegale del mercato del petrolio e dei prodotti petroliferi. I convogli che si estendono per dozzine di chilometri, andando oltre l’orizzonte se visti da 45km di altezza”. Questo è Putin ai giornalisti al termine del vertice del G20, dopo aver detto in faccia a chi di dovere che sapeva benissimo cosa stavano combinando e che facevano finta di combattere lo Stato Islamico. https://sputniknews.com/politics/201511161030199114-isil-financing-g20-putin/

Obama ci restò davvero male e acconsentì, ma solo per una notte, a lanciare degli attacchi aerei che distrussero 116 cisterne. https://www.nytimes.com/2015/11/17/world/middleeast/us-strikes-syria-oil.html?ref=world&_r=0

A questo punto può essere interessante pesare l’azione ordinata da Obama: gli americani, assieme ad alcuni paesi volenterosi, erano da più di un anno attivi sulla Siria per combattere l’ISIS, sfogliando la margherita nel quadro della missione Inherent Resolve; i russi, più pragmatici, distrussero un migliaio di cisterne nel giro di una settimana, gettando in profonda crisi il lucroso traffico verso la Turchia, stimato in 3milioni USDal giorno. La situazione era talmente plateale da sconfinare nell’assurdo e persino nel ridicolo, al punto che pure il mitico Crozza gli dedicò una puntata del suo spettacolo di allora.

https://www.rt.com/news/324303-isis-oil-routes-turkey/

https://syria.mil.ru/en/index/syria/news/more.htm?id=12070708@cmsArticle

Nel giro di qualche giorno, due F-16 turchi abbatterono un bombardiere Su-24 russo per un preteso sconfinamento, ma questa è un’altra storia.

FARO DI DEMOCRAZIA

Tornando ai giorni nostri, Il Ministero della Difesa Russo torna a parlare di imprese redditizie, anche se un po’ fuori dagli schemi tradizionali. 26/Ott Il MOD russo afferma che gli USA proteggono i trafficanti di petrolio in Siria, portando immagini aeree come prova. https://www.rt.com/news/471891-syria-oil-smuggling-images/ Secondo Il MOD russo, proteggere il commercio illegale di petrolio e fare cassa, sono i veri motivi per cui gli Stati Uniti vogliono mantenere le truppe nella Siria orientale. Secondo i russi, i trafficanti sono protetti da “truppe americane e da personale di compagnie militari private”, mentre il petrolio viene portato fuori dal Paese. Il tutto è organizzato così bene che gli americani riescono pure a dribblare formalmente le sanzioni a cui è sottoposta la Siria

…Il contratto di esportazione di petrolio è intestato dalla società controllata dagli Stati Uniti «Sedkab», creata sotto la cosiddetta amministrazione autonoma della Siria orientale. E le entrate derivanti dal contrabbando di petrolio siriano attraverso le società di intermediazione che interagiscono con esso vanno sul conto numerato dei PMC (compagnie militati private) americani e delle agenzie di intelligence statunitensi. Dato che il costo di un barile di petrolio di contrabbando siriano è di 38 dollari USA, le entrate mensili di questa “impresa privata” dei servizi pubblici americani superano i 30 milioni di dollari USA. Per un flusso finanziario così continuo, libero dal controllo e dalle tasse dello stato americano, la leadership del Pentagono e di Langley sarà pronta a proteggere e difendere i pozzi di petrolio in Siria dalle mitiche “cellule nascoste dell’IS” per sempre.” https://southfront.org/u-s-is-looting-syrian-oil-fields-to-fund-mercenaries-and-intelligence-operations/

Le foto qui non sono chiare come quelle del 2015 per la verità, ma i russi (come al solito) non fanno molti giri di parole e vanno dritti al punto.

1/Nov. E dove sono finite le belle storie su diritti umani e democrazia? Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri si toglie qualche sassolino dalla proverbiale scarpa:

IPOTESI

  • Quindi, chiudiamo nel cassetto i nobili ideali e lasciamo solo i soldi, da portare a casa “tutti maledetti e subito” tramite brutale saccheggio e via?
  • Potrebbe essere questa l’ultima chiave di lettura?

Forse, ma tenere in piedi tutto il casino in Siria per 300milioni di dollari all’anno di petrolio rubato, sembra un po’ senza senso per un paese come gli USA che spende 600 miliardi all’anno solo per il budget della Difesa. Infatti, se qualcuno va a vedere un po’ meglio le cose non sono poi così semplici.

Ad esempio si può anche osservare che se è vero che i campi petroliferi siriani non possono essere paragonati a quanto presente in Venezuela o in Iraq, sono invece vitali per la ricostruzione della nazione siriana, o quantomeno la sua sopravvivenza.

Allora magari qualcuno pensa che negare le risorse ai siriani potrebbe essere una buona idea per fomentare la popolazione a rovesciare Assad, oppure più banalmente, un mezzo per dissanguare lentamente il paese arabo, fino al suo collasso.

Potrebbe essere, ma i siriani hanno vissuto momenti ben peggiori prima dell’intervento russo e non sembra che riprendersi tutti i campi petroliferi sia fondamentale per loro in questo preciso momento; certo se possono se li riprendono volentieri e ci mancherebbe, ma chiudere su Idlib è sicuramente più importante, senza per questo negare gli straordinari sviluppi a nord-est.

Come ultimo tentativo per capire qualcosa di più sulla rischiosa e discutibile scelta americana di presidiare i campi petroliferi, potrebbe essere illuminante sentire come la pensa chi è da sempre schierato contro ogni forma di disimpegno da Medio Oriente. Approfittiamo di un’intervista del senatore repubblicano Graham a Fox News, e lasciamo che sia lui a spiegarci la sua articolata visione:

… Proteggiamo il nostro alleato NATO, la Turchia, da elementi dei curdi che consideravano terroristi, una zona smilitarizzata occupata da forze internazionali, niente americani, ma forniamo copertura aerea…..

La cosa grande per me sono i campi petroliferi. Il presidente Trump sta pensando fuori dagli schemi. Sono rimasto folgorato dal suo pensiero sul petrolio. Non solo negheremo i campi petroliferi che cadono nelle mani dell’Iran. Credo che siamo sull’orlo di una joint venture tra noi e le forze democratiche siriane, che hanno contribuito a distruggere l’ISIS e a mantenerli distrutti, per modernizzare i giacimenti petroliferi e assicurarsi che ottengano le entrate, non gli iraniani, non Assad. E può aiutare a pagare per il nostro piccolo impegno in futuro. E proteggere Israele è l’obiettivo numero uno. E possiamo fare tutto questo con una forza molto piccola.”

Il senatore immagina, con un po’ di ritardo, di fare quello che Erdogan ha spiegato all’ONU e che verrà formalizzato a Sochi in un paio di giorni (zona smilitarizzata); suggerisce di porre le ormai solite basi per la III GM tramite no fly-zone, una vecchia fissa della Clinton.

Graham pensa che siana una buona idea consolidare la presa curda SDF sulla Siria nord Orientale (cosa che aveva spinto Erdogan tra le braccia di Putin), il tutto condito da iraniani che sbucano da tutte le parti. Un gran risotto quindi, che però ha il dono di spiegare bene quale è la priorità numero uno secondo Graham, per cui esercitare pressioni su Trump e secondo cui vale la pena rischiare soldati americani.https://www.realclearpolitics.com/video/2019/10/20/lindsey_graham_after_talking_to_trump_about_syria_im_increasingly_optimistic_this_could_turn_out_very_well.html

Vedremo che succederà. Intanto sembra proseguire la stabilizzazione della Siria Nord-Orientale e lo schieramento dell’esercito siriano. Tuttavia le criticità non mancano: sono diversi gli scontri a fuoco tra le le milizie filo turche sia con i curdi delle SDF, sia con i siriani.

LATAKIA, SYRIA – APRIL 22, 2018: A Mil Mi-8AMTSh Terminator transport and assault helicopter at the Russian Hmeimim air base. Marina Lystseva/TASS

MOSCOW, November 7. /TASS/. Elicotteri russi hanno portato a termine la prima missione di pattugliamento sulla Siria nord orientale, secondo gli accordi di Sochi del 22 ottobre. https://tass.com/world/1087545

P.S.: Sembra che i siriani abbiano preso possesso dei campi petroliferi di Al Rumailan all’estremo nord est del Paese; nel filmato integrato nella fonte appare lo stesso giacimento che appariva nel video della pattuglia americana caricato ad inizio articolo. Ops. 7 Nov https://21stcenturywire.com/2019/11/07/syrian-army-secure-oil-field-near-northeastern-border-with-turkey/

Eugenio F. (Mr.Y)