Uno sguardo amaro sull’italia: i discorsi di fine anno di vari presidenti del mondo a confronto.

Lungo post, questo ma più che altro l’esposizione di alcuni discorsi di fine anno, premetto, quello di Obama non lo esporrò, dato che trattasi di personaggio assolutamente irrilevante, politicamente e umanamente.

Comnciamo dal primo il discorso di Vladimir Putin:

“Cari Amici,
Tra pochi minuti inizierà il nuovo anno, il 2015.
Come sempre attendiamo con frenesia questa festa, esprimiamo dei desideri, facciamo dei regali l’uno all’altro, gioiamo della splendida tradizione di festeggiare il Capodanno in famiglia, con le persone a noi care e gli amici. L’atmosfera di bene, cura e generosità riscalda i nostri cuori e li apre ai pensieri luminosi ed ai gesti nobili, infonde speranza.
Certo, in questo momento ciascuno pensa prima di tutto al benessere della sua famiglia, augura salute e felicità ai suoi cari. E’ dalla felicità e dai successi di ciascuna persona che prende vita la prosperità della nostra Russia.
L’amore per la Patria è uno dei sentimenti più potenti, elevati. Si è manifestata in pieno nell’appoggio fraterno agli abitanti della Crimea e di Sebastopoli, quando essi hanno deciso fermamente di ritornare nella loro casa natale. Questo evento resterà una pietra miliare nella storia patria.
Cari Amici!
In questo momento, mentre tiriamo le somme dell’anno che se ne va, volevo sinceramente ringraziarvi per l’unità e la solidarietà, per il profondo senso di verità, onore, correttezza e responsabilità per il destino della propria patria, per la prontezza irremovibile a difendere gli interessi della Russia, ed essere insieme a lei nei giorni di trionfo e nei momenti di difficoltà, a perseguire la realizzazione dei nostri piani più arditi e di grande scala.
Fino a qualche anno fa i Giochi Olimpici di Sochi sembravano un sogno. Un sogno che non si è realizzato e basta: non soltanto abbiamo organizzato e portato a compimento la migliore Olimpiade Invernale della storia, ma l’abbiamo anche vinta. Il merito di questa vittoria è di tutti i cittadini del nostro paese: degli olimpionici e di coloro che li hanno sostenuti.
Nell’anno che inizia insieme ci attendono non poche sfide e l’anno sarà tale e quale a come noi lo renderemo, in base a quanto ciascuno di noi lavorerà con dedizione, creatività ed efficienza. Altre ricette non ce ne sono, è semplice. E noi dobbiamo portare a termine e realizzare tutto quello che pianifichiamo – per noi stessi, per i nostri figli, per la Russia.
Amici! L’anno nuovo è sulla soglia. E’ ora di accoglierlo e dedicare ai propri cari le parole più calde: dire loro grazie per la comprensione e la fiducia, per la pazienza e la cura. Quanta più bontà e amore ci saranno, tanto più forti e sicuri saremo noi, e questo significa che sicuramente raggiungeremo il successo.
Auguri a Voi!
Buon Anno Nuovo!

Breve conciso, ha infilato più volte la parola Russia dove poteva e ha anche inserito la parola “rodina”(patria) dove stava bene, poi ha lasciato i suoi spettatori al cenone pantagruelico di fine anno e a ripetuti brindisi. 
Ha parlato del “ritorno” della Crimea, sigillandolo come ineluttabile e ha evitato di ricordare direttamente le sanzioni, l’Ucraina e la crisi del rublo, lasciando legate tutte insieme, come sono, in una generica definizione di “difficoltà”.

Eccone un altro , il discorso del premier cinese Xi Jnpin:

Compagni, amici, signore e signori,

Il tempo trascorre velocemente, il 2014 sta per terminare e il 2015 è alle porte. In questo momento in cui, congedandoci dal passato, ci stiamo preparando ad accogliere il nuovo anno, desidero porgere i migliori auguri di felice anno nuovo al popolo di tutte le etnie cinesi, ai compatrioti delle regioni ad amministrazione speciale di Hong Kong e di Macao, ai compatrioti di Taiwan e alle comunità cinesi all’estero, nonché agli amici degli altri Paesi e regioni del mondo.

Il 2014 è stato un anno indimenticabile. Nel corso del 2014 abbiamo promosso con determinazione la riforma, superato molte difficoltà, ed emanato una serie di importanti misure di riforma, molte delle quali strettamente collegate agli interessi del popolo. Ci siamo adattati alla nuova normalità economica e abbiamo promosso attivamente lo sviluppo economico e sociale, apportando un nuovo miglioramento alla vita della popolazione. Il 12 dicembre, è stato ufficialmente completato il Progetto di prima fase per il trasporto idrico da sud a nord, gli oltre 400 mila abitanti lungo la linea del progetto sono stati trasferiti, dando un contributo disinteressato alla realizzazione del progetto. Esprimiamo quindi tutto il nostro rispetto nei loro confronti, augurando loro di poter vivere felici nella loro nuova casa. Nel 2014 ci siamo impegnati per rafforzare la disciplina, concentrandoci nella lotta al formalismo, al burocratismo, all’edonismo e alla corsa sfrenata al lusso e apportando in tali ambiti notevoli miglioramenti. Abbiamo rafforzato il margine della lotta contro la corruzione, punendo i funzionali corrotti con un atteggiamento di zero tolleranza nei loro confronti, a dimostrazione della nostra determinazione di lottare contro la corruzione e di punire i criminali. Nel 2014 abbiamo rafforzato gli scambi con i vari Paesi del mondo, abbiamo organizzato la Conferenza informale tra i leader dell’APEC, i leader del nostro paese hanno effettuato molte visite, e anche molti leader degli altri Paesi hanno visitato la Cina, il complesso di tali attività ha permesso al mondo di conoscere meglio la Cina.

L’impegno profuso dai nostri funzionari di vario livello per svolgere al meglio tali lavori è stato notevole. Naturalmente, senza il sostegno del popolo, sarebbe stato difficoltoso svolgere al meglio tali lavori, ed è per questo che desidero esprimere apprezzamento per il nostro grande popolo. Nel 2014 abbiamo istituito per via legislativa la Giornata di commemorazione per la vittoria nella guerra contro l’invasione giapponese, la Giornata dei martiri e la Giornata di commemorazione statale per le vittime del Massacro di Nanchino, tenendo attività solenni. Ricorderemo per sempre il sacrificio e il contributo di tutti coloro che hanno perso la propria preziosa vita preziosa per lo Stato, la nazione e la pace.

Nel 2014 ha anche visto momenti di grande tristezza. Si è disperso il volo MH370 della Malysia Airlines e oltre 150 compatrioti sono scomparsi, noi non li abbiamo dimenticati e continueremo a impegnarci per trovarli. Nel 2014 nel nostro Paese si sono verificate alcune gravi catastrofi naturali e incidenti relativi alla sicurezza, molti compatrioti sono morti, il terremoto di Ludian della Provincia dello Yunnan ha causato oltre 600 morti, volgiamo a loro il nostro ricordo e auguriamo buona salute ai loro parenti.

La campana del nuovo anno sta per suonare. Dobbiamo continuare a impeganrci per mettere in pratica le aspettative del popolo, per far sì che le speranze del popolo diventino realtà. Dobbiamo continuare a portare avanti il completo approfondimento della riforma, la freccia lanciata non si ritira, il successo della riforma appartiene alla gente coraggiosa. Dobbiamo promuovere lo Stato di diritto, con cui garantire gli interessi del popolo, salvaguardando l’uguaglianza e la giustizia sociale, e promuovendo lo sviluppo del Paese. Dobbiamo realizzare in base ai tempi previsti l’approfondimento completo della riforma e la promozione completa dello Stato di diritto, e far si che, proprio come le ali di un uccello e le ruote di una macchina, esse lavorino in sincronia per realizzare l’obiettivo di costruzione completa della società del benessere.

La vita del popolo del nostro Paese sta migliorando giorno dopo giorno, ma dobbiamo ricordarci in ogni momento di coloro che vertono ancora in difficoltà. Dobbiamo portare a compimento con entusiasmo i lavori concernenti la vita del popolo, in particolare quelli concernenti la garanzia di sviluppo delle zone povere e della vita basilare, garantendo sicurezza e calore ai cittadini poveri delle campagne e delle città e a tutte le persone che necessitano di aiuto.

Dobbiamo continuare a promuovere completamente l’amministrazione rigida del partito, cambiare con determinazione lo stile di lavoro, tenere alta la spada dell’anti-corruzione, utilizzare nel modo migliore razionale il potere e, nel nostro Paese socialista guidato dal Partito Comunista Cinese, dobbiamo punire ogni funzionario corrotto scoperto, punendo ed eliminando ogni forma di corruzione.

La causa a cui ci dedichiamo è grande, il successo potrà essere raggiunto soltanto da chi sarà abbastanza determinato, chi rinuncerà a metà strada sarà destinato a fallire. Il nostro programma è grandioso, il nostro impegno è destinato a essere arduo. L’intero partito e il popolo di tutte le etnie devono riunirsi, raccogliere le varie idee e approfittare delle buone opportunità che si presenteranno, affrontare le sfide in modo unito, risolvere con decisione i problemi, e portare avanti il rinnovamento con entusiasmo e azione, in modo da garantire che lo sviluppo del Paese e la vita del popolo possano migliorare di anno in anno .

Il popolo cinese presta attenzione al futuro del proprio Paese, e anche a quello del mondo. Innanzi all’epidemia di Ebola verificatasi in Africa Occidentale, abbiamo offerto il nostro aiuto; quando la capitale delle Maldive ha subito la crisi di acqua potabile, abbiamo fornito supporto, queste e numerose simili iniziative dimostrano che la Cina condivide il respiro e il destino con i popoli degli altri Paesi del mondo. Oggi, il mondo è ancora molto instabile. Ci appelliamo per la pace, e speriamo sinceramente che i popoli di tutto il mondo lavorino congiuntamente per far sì che nessun cittadino debba più soffrire la fame e nessuna famiglia subire più la minaccia della guerra, e affinché tutti i bambini possano crescere sereni sotto la luce della pace.

Grazie a tutti.”
Comincia ovviamente con compagni, mette la parola popolo dove vuole, come il prezzemolo e dà chiaramente l’idea di essere solo il “funzionario in capo”, ovvero il responsabile del politburo cinese.
malgrado sia riuscito a non sfracassarci le appendici testicolari con cenni sulla produzione di grano o sul prossimo piano quadriennale, probabilmente la consulenza di writer per scrivere il discorso e di consulenti per la comunicazione sarebbe auspicabile.
Arriviamo al discorso conclusivo del Presidente Napolitano:
“Il messaggio augurale di fine d’anno che ormai dal 2006 rivolgo a tutti gli italiani, presenterà questa volta qualche tratto speciale e un po’ diverso rispetto al passato. Innanzitutto perché le mie riflessioni avranno per destinatario anche chi presto mi succederà nelle funzioni di Presidente della Repubblica. Funzioni che sto per lasciare, rassegnando le dimissioni: ipotesi che la Costituzione prevede espressamente. E desidero dirvi subito che a ciò mi spinge l’avere negli ultimi tempi toccato con mano come l’età da me raggiunta porti con sé crescenti limitazioni e difficoltà nell’esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonché del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai Padri Costituenti al Capo dello Stato.
A quanti auspicano – anche per fiducia e affetto nei miei confronti – che continui nel mio impegno, come largamente richiestomi nell’aprile 2013, dico semplicemente che ho il dovere di non sottovalutare i segni dell’affaticamento e le incognite che essi racchiudono, e dunque di non esitare a trarne le conseguenze. Ritengo di non poter oltre ricoprire la carica cui fui chiamato, per la prima volta nel maggio del 2006, dal Parlamento in seduta comune. Secondo l’opinione largamente prevalente tra gli studiosi, si tratta di una valutazione e di una decisione per loro natura personali, costituzionalmente rimesse al solo Presidente, e tali da non condizionare in alcun modo governo e Parlamento nelle scelte che hanno dinanzi né subendone alcun condizionamento.
Penso che questi semplici chiarimenti possano costituire una buona premessa perché Parlamento e forze politiche si preparino serenamente alla prova dell’elezione del nuovo Capo dello Stato. Sarà quella una prova di maturità e responsabilità nell’interesse del paese, anche in quanto è destinata a chiudere la parentesi di un’eccezionalità costituzionale.
Personalmente resto convinto che la disponibilità richiestami e offerta nell’aprile 2013, in un momento di grave sbandamento e difficoltà post-elettorale, sia risultata un passaggio determinante per dare un governo all’Italia, rendere possibile l’avvio della nuova legislatura e favorire un confronto più costruttivo tra opposti schieramenti politici. Ma è positivo che ora si torni, per un aspetto così rilevante, alla normalità costituzionale, ovvero alla regolarità dei tempi di vita delle istituzioni, compresa la Presidenza della Repubblica.
L’aver tenuto in piedi la legislatura apertasi con le elezioni di quasi due anni fa, è stato di per sé un risultato importante : si sono superati momenti di acuta tensione, imprevisti, alti e bassi nelle vicende di maggioranza e di governo ; si è in sostanza evitato di confermare quell’immagine di un’Italia instabile che tanto ci penalizza, e si è messo in moto, nonostante la rottura del febbraio scorso, l’annunciato, indispensabile processo di cambiamento.
Un anno fa, nel messaggio del 31 dicembre, avevo detto : “Spero di poter vedere nel 2014 almeno iniziata un’incisiva riforma delle istituzioni repubblicane”. Ebbene, è innegabile che quell’auspicio si sia realizzato. E il percorso va, senza battute d’arresto, portato a piena conclusione. Non occorre che io ripeta – l’ho fatto ancora di recente in altra pubblica occasione – le ragioni dell’importanza della riforma del Parlamento, e innanzitutto del superamento del bicameralismo paritario, nonché della revisione del rapporto tra Stato e Regioni.
Ma sul necessario più vasto programma di riforme – istituzionali e socio-economiche – messo in cantiere dal governo, sulle difficoltà politiche che ne insidiano l’attuazione, sulle possibilità di dialogo e chiarimento con forze esterne alla maggioranza di governo – anche, s’intende, e in via prioritaria, per il varo di una nuova legge elettorale – non torno ora avendovi già dedicato largamente il mio intervento, due settimane fa, all’incontro di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile. Vorrei piuttosto ragionare con voi su come stiamo vivendo questo momento in quanto generalità dei cittadini, uniti dall’essere italiani.
Credo sia diffuso e dominante l’assillo per le condizioni della nostra economia, per l’arretramento dell’attività produttiva e dei consumi, per il calo del reddito nazionale e del reddito delle famiglie, per l’emergere di gravi fenomeni di degrado ambientale, e soprattutto – questione chiave – per il dilagare della disoccupazione giovanile e per la perdita di posti di lavoro. Dalla crisi mondiale in cui siamo precipitati almeno dal 2009, nemmeno nell’anno che oggi si chiude siamo riusciti a risollevarci. Parlo dell’Europa e in particolare dell’Italia.
Gli Stati Uniti, da cui partì – anche per errate scelte politiche – la crisi finanziaria, conoscono un’impennata della ripresa già avviata e guardano all’Europa per uno sforzo corrispondente, benché in condizioni assai diverse. In effetti, l’Italia ha colto l’opportunità del semestre di presidenza del Consiglio per sollecitare un cambiamento nelle politiche dell’Unione che accordi la priorità a un rilancio solidale delle nostre economie. Tra breve il Presidente del Consiglio Renzi tirerà le somme dell’azione critica e propositiva svolta a Bruxelles. Nulla di più velleitario e pericoloso può invece esservi di certi appelli al ritorno alle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell’Euro e di ogni comune politica anti-crisi.
Tutti gli interventi pubblici messi in atto in Italia negli ultimi anni stentano a produrre effetti decisivi, che allevino il peso delle ristrettezze e delle nuove povertà per un così gran numero di famiglie e si traducano in prospettive di occupazione per masse di giovani tenuti fuori o ai margini del mercato del lavoro.
Guardando ai tratti più negativi di questo quadro, e vedendo come esso si leghi a debolezze e distorsioni antiche della nostra struttura economico-sociale e del nostro Stato, si può essere presi da un senso di sgomento al pensiero dei cambiamenti che sarebbero necessari per aprirci un futuro migliore, e si può cedere al tempo stesso alla sfiducia nella politica, bollandola in modo indiscriminato come inadeguata, inetta, degenerata in particolarismi di potere e di privilegio.
Non può, non deve essere questo l’atteggiamento diffuso nella nostra comunità nazionale. Occorre ritrovare le fonti della coesione, della forza, della volontà collettiva che ci hanno permesso di superare le prove più dure in vista della formazione del nostro Stato nazionale unitario e poi del superamento delle sue crisi più acute e drammatiche. Il Centocinquantenario dell’Unità si è perciò potuto celebrare – non dimentichiamolo – con orgoglio e fiducia, pur nella coscienza critica dei tanti problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide con cui fare i conti.
Un recupero di ragionata fiducia in noi stessi, una lucida percezione del valore dell’unità nazionale, sono le condizioni essenziali per far rinascere la politica nella sua accezione più alta, per rendere vincente quell’impegno molteplice e di lunga lena che i cambiamenti necessari all’Italia chiaramente richiedono.
Ho fatto del mio meglio in questi lunghi e travagliati anni della mia Presidenza per rappresentare e rafforzare l’unità nazionale, per sanare le ferite che aveva subito, per ridarle l’evidenza che aveva perduto : se vi sia in qualche modo riuscito, toccherà dirlo a quanti vorranno con obbiettività e insieme con spirito critico analizzare il mio operato.
Di strada comunque ne abbiamo percorsa, nella direzione che indicai in Parlamento dopo aver giurato da Presidente il 15 maggio 2006 : “il reciproco riconoscimento, rispetto e ascolto tra gli opposti schieramenti, il confrontarsi con dignità nelle assemblee elettive, l’individuare i temi di necessaria convergenza nell’interesse generale” non contrastano con la democrazia dell’alternanza, ma ne definiscono il più maturo e costruttivo modo di essere in sintonia con l’imperativo dell’unità nazionale. Si, in questa direzione, anche se tra alti e bassi, si sta andando avanti. Ed è il solo modo di garantire all’Italia stabilità politica e continuità istituzionale, e di affrontare su larghe basi unitarie le più gravi patologie di cui il nostro paese soffre.
A cominciare da quella della criminalità organizzata e dell’economia criminale ; e da quella di una corruzione capace di insinuarsi in ogni piega della realtà sociale e istituzionale, trovando sodali e complici in alto : gli inquirenti romani stanno appunto svelando una rete di rapporti tra “mondo di sotto” e “mondo di sopra”. Sì, dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società. E bisogna farlo insieme, società civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva.
Valori morali, valori di cultura e di solidarietà. Non lasciamo occupare lo spazio dell’attenzione pubblica solo a italiani indegni. Rendiamo omaggio a italiani esemplari. Come la brillante scienziata, Fabiola Gianotti, eletta all’unanimità direttore generale del Centro europeo per la Ricerca Nucleare a Ginevra. O come l’astronauta Samantha Cristoforetti che ci parla semplicemente, con modestia e professionalità, della ricerca scientifica in corso nello spazio.
Siamo orgogliosi di questi italiani campioni di cultura e di solidarietà. Come Fabrizio, il medico di Emergency accorso in Sierra Leone per curare i colpiti dal virus Ebola anche a costo di esserne contagiato e rischiare la vita. O come Serena Petriucciolo , ufficiale medico della Marina che sulla nave Etna ha aiutato – nella notte di Natale – una profuga nigeriana a dare alla luce la sua bimba. E che dire della perizia e generosità di cui gli italiani lanciatisi a soccorrere i passeggeri del traghetto in fiamme sulla rotta tra la Grecia e l’Italia hanno dato prova?
Ho voluto fare almeno questi pochi richiami al valore delle risorse umane di cui ci mostriamo dotati e di cui ci si dà atto internazionalmente ; potendo citare molti altri esempi individuali, che peraltro rinviano all’eccellenza dei nostri centri in cui i singoli si sono formati. Così come rinviano al magnifico impegno sia delle forze dello Stato sia del volontariato sui fronti di tutte le emergenze. Dalla constatazione delle qualità del nostro capitale umano può venire e diffondersi un’accresciuta consapevolezza della nostra identità e della nostra missione nazionale.
Una missione da esprimere anche in un atteggiamento più assertivo e in una funzione più attiva in seno alla comunità internazionale. Il canale principale per assolvere questa funzione è naturalmente dato dal concerto europeo, nel quale all’Italia è toccata la guida della politica estera e di sicurezza comune europea e la responsabilità operativa del Servizio esterno di azione europea. E il contesto internazionale in cui muoverci è critico e problematico come mai negli ultimi due decenni. Ne vengono per l’Italia e per l’Unione europea impegni di riflessione ed analisi, e soprattutto di proposta e di azione, non solo diplomatica, rispetto ai quali non ci si può tirare indietro. Il rischio di cadere in quell’indifferenza globale che Papa Francesco denuncia con tanto vigore è dietro l’angolo, anche da noi.
A quel rischio deve opporsi una sensibilità sempre più diffusa per le conquiste e i valori di pace e di civiltà oggi in così grave pericolo. La crescita economica, l’avanzamento sociale e civile, il benessere popolare che hanno caratterizzato e accompagnato l’integrazione europea, hanno avuto come premessa e base fondamentale lo stabilirsi di uno spirito di pace e di unità tra i nostri popoli. Ebbene, questo storico progresso è sotto attacco per l’emergere di inauditi fenomeni e disegni di destabilizzazione, di fanatismo e di imbarbarimento, fino alla selvaggia persecuzione dei cristiani. Dal disegno di uno o più Stati islamici integralisti da imporre con la forza sulle rovine dell’Iraq, della Siria, della Libia ; al moltiplicarsi o acuirsi di conflitti in Africa, in Medio Oriente, nella regione che dovrebbe essere ponte tra la Russia e l’Europa : di questo quadro allarmante l’Italia, gli italiani devono mostrarsi fattore cosciente e attivo di contrasto. Ci dà forza la parola, il magistero del Pontefice che per la Giornata Mondiale della Pace si fa portatore di un messaggio supremo di fraternità, e ci richiama alla durissima realtà dei “molteplici volti della schiavitù” nel mondo d’oggi.
Farci, ciascuno di noi, partecipi di un sentimento di solidarietà e di un impegno globale – sconfiggendo l’insidia dell’indifferenza – per fermare queste regressioni e degenerazioni, è un comandamento morale ineludibile. E forse, facendoci lucidamente carico di quanto sta sconvolgendo il mondo, potremo collocare nella loro dimensione effettiva i nostri problemi e conflitti interni, di carattere politico e sociale ; potremo superare l’orizzonte limitato, ristretto in cui rischiamo di chiuderci.
Ho così concluso l’appello che questa sera ho voluto indirizzare, più che ai miei naturali interlocutori istituzionali, a ciascuno di voi come persone, come cittadini, attivi nella società e nelle sue molteplici formazioni civili. Perché da ciascuno di voi può venire un impulso importante per il rilancio e un nuovo futuro dell’Italia. Lo dimostrano quei giovani che non restano inerti – dopo aver completato il loro ciclo di studi – nella condizione ingrata di senza lavoro, ma prendono iniziative, si associano in piccoli gruppi professionali per fare innovazione, creare, aprirsi una strada.
Dal modo in cui tutti reagiamo alla crisi e alle difficoltà con cui l’Italia è alle prese, nasceranno le nuove prospettive di sviluppo su cui puntiamo, su cui dobbiamo puntare “dall’alto e dal basso”. Il cammino del nostro paese in Europa, lo stesso cammino della politica in Italia lo determineremo tutti noi, e quindi ciascuno di noi, con i suoi comportamenti, le sue prese di coscienza, le sue scelte. Più si diffonderanno senso di responsabilità e senso del dovere, senso della legge e senso della Costituzione, in sostanza senso della Nazione, più si potrà creare quel clima di consapevolezza e mobilitazione collettiva che animò la ricostruzione post-bellica e che rese possibile, senza soluzione di continuità, la grande trasformazione del paese per più di un decennio.
Mettiamocela dunque tutta, con passione, combattività e spirito di sacrificio. Ciascuno faccia la sua parte al meglio. Io stesso ci proverò, nei limiti delle mie forze e dei miei nuovi doveri, una volta concluso il mio servizio alla Presidenza della Repubblica, dopo essermi impegnato per contribuire al massimo di continuità e operosità costituzionale durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea. Resterò vicino al cimento e agli sforzi dell’Italia e degli italiani, con infinita gratitudine per quel che ho ricevuto in questi quasi nove anni non soltanto di riconoscimenti legati al mio ruolo, non soltanto di straordinarie occasioni di allargamento delle mie esperienze, anche internazionali, ma per quel che ho ricevuto soprattutto di espressioni di generosa fiducia e costante sostegno, di personale affetto, direi, da parte di tantissimi italiani che ho incontrato o comunque sentito vicini. Non lo dimenticherò. Grazie ancora. E che il 2015 sia un anno fecondo di risultati positivi per il nostro paese, le nostre famiglie, i nostri ragazzi”
Lungo, lunghissimo, detto in termini tecnici, un pippone allucinante, farcito di luoghi comuni, che riesce a citare il periodo bellico e prebellico, Papa Francesco,e infiniti altri concetti, una prosa “antica” e con l’uso di verbi coniugabili ormai solo da noi cinquantenni.
Questo è un serio problema, rifletteteci, l’Italia, oltre a politici decenti non è in grado di trovare consulenti e scrittori in grado di mettere insieme un discorso di fine anno, non dico decente, ma perlomeno comprensibile.
Come diceva Tolstoj :”Il contenuto deve essere facile da capire, non astratto. È assolutamente falso. Il contenuto può essere come volete. Ma non si deve sostituire l’andare al sodo con le chiacchiere, non si deve nascondere con parole scelte il vuoto del contenuto”
 
Napolitano ha 89 anni, ormai e , dopo una vita passata tra le contenstazioni , nel PCI prima e poi nel “non si sa bene cosa ” PD un guizzo di resistenza, la smania di fare un paio di dichiarzioni taglienti sul suo “partito” e sui suoi “alleati” avrebbe potuto averla.
No , tempo fa si  è limitato a definire “antipolitica” l’opposizione e di dare a loro, movimenti senza potere effettivo la colpa di qualsiasi cosa e si accomiata con questo micidiale discorso scassapalle.
Rimane adesso da decidere chi sarà il suo successore, se qualche lupesco esponente del PDL o simili oppure personaggi in grado di elargire una prosa soporifera come quella di Napolitano, Prodi con la sua flemma glaciale e Amato con la sua finta modestia, per esempio.
Probabilmente il personaggio che verrà eletto sarà un “sotto il meno peggio”, tipo il Buon Renzi, il “nulla che coinvolge”.
Non so voi, ma vedo un futuro molto fosco.