Terra Dei Pazzi: tendenze, litigi , ponti e ….malefici ciccioni.

In Ucraina le tendenze si stanno concretizzando.

Il primo ministro “annusapalle” Yatseniuk, ha comunicato alla popolazione che il carbone ed il gas nei depositi non saranno sufficienti per passare l’inverno, l’unica speranza è che si tratti di un “inverno caldo”, altrimenti saranno guai.
Il pericolo non è solo il freddo tout court, ma che periodi prolungati di interruzione della corrente elettrica, associati a freddo molto forte, facciano esplodere i tubi del riscaldamento, dando il via d un vero e proprio cataclisma.
Se la sono cercata, per cui… affari loro.
Nel frattempo anche il  ministro “americano” , la californiana Natalie Yaresko, che siede nello scomoda poltrona di ministro delle finanze, ammette che il paese è in “default tecnico”, ovvero non è in grado di ripianare i debiti, e auspica un altro “haircut” ovvero un taglio lineare del debito del 60% , interessi compresi.
Purtroppo i debitori, non intendono accertarlo , l’Ucraina, conserva ancora lo strascico del periodo sovietico e ancora tanti, troppi asset sono privatizzabili, come le immense estensioni coltivabili, tutt’ora di proprietà statale e affittate per due soldi ai contadini.
Si prospetta un default, seguito da cause miliardarie che culmineranno nell’esproprio dei possedimenti statali per due soldi.
Ovviamente il FMI e le istituzioni europee fanno finta di niente, e proseguono a concedere prestiti .

La buona notizia è che il governo, come avevo predetto già nell’aprile dello scorso anno, a guerra appena iniziata, che i nazifroci sarebbero diventati un comodo capro espiatorio, a loro verrà data la colpa del golpe di febbraio, della disastrosa guerra e delle cattive relazioni con la Russia.
I fanatici di “pravy sector” sono quasi sotto controllo, molti di essi, i più fanatici sono stati mandati addirittura a casa, ovvero smobilitati.
Ovviamente ne sono seguiti di versi casi di cronaca nera, c’è chi ha deciso di festeggiare il ritorno a casa sparando con il fucile da cecchino sui passanti, chi si è fatto saltare per aria con una bomba a mano, robe così.
Adesso tocca ad una forza politica che non è proprio minoritaria, il partito radicale del nazifrocio Oleg Liasko.
Forte di un nove per cento dei consensi , l’ineffabile Oleg pensava di potere rimanere tranquillo all’opposizione, intervenendo quotidianamente nel programma Shuster Live, e infamando pesantemente il governo, minacciando la guerra civile.
Si è capito poi come mai nessun altro canale ucraino accettava gli interventi di Liasko.
Shuster Live viene presto chiuso e Shuster stesso, un russo passato al lato oscuro della forza, viene estradato dall’ucraina.
Zitto zitto Poroshemo, il presidente cioccolataio,  fa pubbliche ooferte e maneggi privati per acquisire le due principali reti televisive ucraine, concorrenti del suo “canale 5” ( ma guarda le coincidenze, a volte).
Le elezioni locai si avvicinano e un esponente del partito di Poroshemo fa una proposta di legge: “chiudere il parlamento per un mese e mezzo, tanto ci sono le elezioni e non serve fare niente“.
Il governo del cioccolataio, penserà a tutto e saprà fare buon uso del monopolio mediatico, immagino.

Un “pezzo grosso” del partito di Liasko viene privato fulmineamente dell’immunità parlamentare e gettato in galera.

Il “magrissimo” Mosychuk decide di protestare per l’arresto e inizia uno sciopero della fame, i magistrati gli danno una occhiata e decidono di farlo visitare dopo il 18 novembre, non c’è fretta…

Le tendenze sono evidenti, ricapitoliamo, la crisi sembra non avere mai fine, la guerra, volenti o nolenti è persa, il governo americano ha deciso di non fornire più aiuti militari all’esercito di Kiev, in quanto “palesemente inadatto a combattere” ( lo dicono dei generali USA, non i russi, occhio) e gli “aiuti” europei cominciano a diradarsi.
Appare chiaro che, questa battaglia, è stata vinta dalla Russia, e senza neanche combattere.
Il fronte, adesso si sposta in altri luoghi, Siria e presto alcune repubbliche del Caucaso, e la guerra “non convenzionale” con gli USA non è affatto finita.

Rimane adesso da capire come i “politici” di Kiev riusciranno a convincere che la “colpa” di tutto era dei nazisti e non dei “russi”.
Poi dovranno spiegare che i russi sono i buoni, e anche questa, dopo tante cazzate propinate dai media, la vedo dura.

si vede perfino su Google Map, l’andamento dei lavori.

Nel frattempo, in Crimea, fervono i lavori.
 Il ponte sullo stretto di Kerk continua ad essere costruito ad una velocità impensabile per gli standard russi, e anche l’iter burocratico, allucinante, è stato risolto in fretta.

malgrado i lavori siano visibili perfino dalle coste ucraine, i troll e i media di Kiev
 continuano a dire che “il ponte non si farà mai”

In Crimea  fervono i preparativi per la costruzione di centrali elettriche,.
Osservate la “calca” dei mezzi  all’opera.

Continua l’opera di russificazione della Crimea, da una parte soldi per costruire scuole in lingua tatara, ospedali e strade continuano ad arrivare, e persino i 500 “italiani” di Fedosia otterranno riconoscimento, fondi e la possibilità di riavere indietro i terreni requisiti in epoca sovietica.
Occorre però fare “pulizia” anche tra i politici , e si spiega l’ondata di arresti che ha colpito i leader crimeani, chi si ostinava a seguire l’esempio ucraino, ovvero utilizzare la cosa pubblica come fosse propria, è stato defenestrato.
Non che manchi la corruzione in Russia, occhio, ma rispetto all’anarchia ladrona ucraina, il governo di Putin sembra la Svizzera governata da un incrocio di Einstein, Madre Teresa di Calcutta e Ghandi.
E’ tutta questione di punti di vista.

Come al solito, buone e cattive notizie, e la sensazione di un intero paese che sta andando a rotoli si fa sempre più pressante.

E il Donbass?
La piccola repubblica quasi indipendente è anche lei prossima alle elezioni, pare che tutto si deciderà ad ottobre.
Data la situazione di guerra i documenti che vengono distrutti dai bombardamenti dell’esercito di Kiev o che semplicemente scadono non vengono rinnovati.
Molti abitanti locali  sono privi di passaporto internazionale valido, certo, le autorità locali forniscono dei documenti di riconoscimento, ma non è la stessa cosa.
Pare che la Russia, stavolta, abbia preso una decisione, dopo le elezioni locali, se la “volontà popolare” dimostra l’intenzione di rimanere una repubblica indipendente o di volersi unire a Mosca, allora chi è senza documenti rivederà il passaporto russo.
Già oltre centomila persone si sono messe in lista.
Ed è logico, o ci si unisce alla Russia o si finisce per condividere il triste destino del resto del paese,  fame e freddo possono fare molto per far cambiare idea ad un fanatico.

E la Siria?
Ne ho parlato nei scorsi miei post, anche gli occidentali si sono accorti che i passaporti siriani sono in vendita a poco prezzo, e che i “poveri rifugiati” spesso sono ben altro.
E Questo è il vero motivo del brusco dietrofront tedesco, sol un deficiente non si sarebbe reso conto che un funzionario pubblico disposto a venderti un carro armato non si tirerà certo indietro alla richiesta di un passaporto “regolare” …
Non vorrete mica che non dia una mano ai poveri , cari amici ucraini, vero?
I passaporti , in quel di Kiev sono comprati e venduti come bracciali in una gioielleria, e già molti “barbuti ” del Caucaso si sono fatti avanti, magari per andare in Russia a far danni, ma anche no.

Se si fa tanto casino per un paio di milioni di “siriani”, cosa succederà per otto, dieci milioni di “ucraini”?

P.S. ovviamente non posso altro che ricordare il nostro caro amico Saakshvili, dopo il suo arrivo ad Odessa pare che proprio i suoi connazionali della mafia georgiana abbiano preso in mano la distribuzione di permessi di soggiorno e passaporti “finto autentici”, ovvero in grado di superare i controlli (ah, le coincidenze).
E’ ora di aprire le frontiere e far arrivare i trecento milioni di Ucraini in Europa ( lo so, sono solo quaranta, ma se sommiamo pakistani, iracheni, afghani, ecc.)
Auguri.

P.P.S. come fanno i russi a discriminare gli ucraini immigrati?
Semplice, tra di loro ci sono migliaia di agenti dei servizi, infiltrati da decenni, inoltre basta fargli una breve intervista non solo per capire se è ucraino o meno, ma da che zona del paese arriva, una semplice questione di dialetto.