Terra Dei Pazzi e Oltre: treni, guerra imminente e altro.

Solito giro lungo, oggi partiamo dalla Lettonia.
Pare che in quel ridente paese , tra tante voci che inneggiano alla resistenza contro i russi cattivi, una voce si sia alzata contro il “comune sentire”.

Ed è quella dell’ex direttore delle ferrovie, Ugis Magionis, che diceva:
“dobbiamo tener conto del fatto che i tre quarti delle merci che passano attraverso le nostre ferrovie sono di provenienza russa, e sono diretti nei porti del nostro paese, per l’esportazione.”<br />
Quello che voleva dire è che le uniche industrie pesanti praticamente rimaste nel paese, dopo la meravigliosa entrata nella Comunità europea, erano appunto treni e porti, e la sopravvivenza di quelle industrie dipende essenzialmente dalla Russia.
Le piccole nazioni baltiche hanno sopportato profondi cambiamenti e hanno potuto prosperare in qualche modo solo grazie ad una pesante emigrazione, il 30 per cento circa della popolazione.
Il resto del paese campa grazie agli impieghi nel settore dei servizi, alle rimesse degli emigrati e alle poche industrie rimaste, treni e porti, in questo caso.
E i treni possono solo dirigersi in Russia e imbarcare merci nei porti, dato che lo scartamento dei binari è diverso, e non potrebbero ricevere vagoni europei o inviarli in Europa, se non rifacendo tutta la rete.

Ugis Magionis, dopo la sparata è stato immediatamente arrestato con l’accusa di aver ricevuto una mazzetta.
Il ministero dei trasporti russo ha fatto sapere che si potrebbe interrompere temporaneamente l’invio di materiale rotabile proveniente dal loro paese, dato che le “ferrovie lettoni sono in pessime condizioni”, e sarebbe “pericoloso”.

Tanta attenzione alla sicurezza del transito delle merci da parte della Russi ha fatto scalpore in Lettonia, diciamo che c’è stato un certo panico nel governo do Riga.

Quando si dicono le coincidenze, il governo lettone, ansioso di calare il debito pubblico, ha intenzione di vendere ferrovie e porti, mi sa che stavolta di investitori occidentali ben disposti ce ne sono pochi, stavolta.

Sono sempre più convito che ci sia una guerra in corso, solo che in molti paesi questa guerra è combattuta con comunicati stampa e non con le bombe, per il momento.

Nella Terra Dei Pazzi, invece, la guerra si fa sul serio, l’esercito ucraino sembra stia per cominciare una offensiva generale, stavolta tenteranno il tutto per tutto per schiacciare l’esercito dei separatisti, esercito che li ha già sconfitti, e di brutto nelle precedenti offensive.

Stavolta anche la Nato si è mossa e dichiarazioni di sostegno sono arrivate dal ministro della guerra inglese e dal comandate generale in europa della Natio, Philiph Breedlove.
Intri convogli di catenacci da demolire sono arrivati, guarda un po, nel porto di Riga, diretti in ucraina, si tratterebbe di rugginosi camion militari tedeschi e inglesi e di casse di radio da campo, del modello radiato dall’esercito di Londra tredici anni fa.
Il tutto completerebbe gli aiuti con i vecchi Paladin, blindati progettati per gli scontri in Irlanda del Nord, e neanche in grado di fermare una pallottola di kalasnikov, e di un centinaio di blindati Humwee con un milione di chilometri ognuno sul groppone, prelevati dagli ammerregani direttamente dall’Iraq.

Allo stato attuale questa è la misura degli aiuti inviati dagli occidentali, per aiutare l’ucraina, insieme ad un miliardo di dollari in contati, subito finiti nelle tasche degli appaltatori militari, quelli che vendono gasolio di bassa qualità a nove volte il prezzo di mercato.
In rete fioccano le proteste degli utilizzatori dei mezzi, dei Paladin che, oltre a ribaltarsi facilmente non superano neanche una pendenza superiore al 10% e degli Humwee, sprovvisti di ruote di scorta, arrivati con pneumatici ricoperti vecchi di almeno dieci anni, e che si sono subito disintegrati dopo i primi tratti in autostrada.
Per darvi una idea dei 72 blindati Paladin venduti dagli inglesi e non ancora inviati al fronte almeno 12 sono stati distrutti in incidenti stradali il primo mese..
Degli Humwee non ho notizie certe, ma pare che non funzionino con il gasolio “annacquato” venduto in Ucraina e che la maggior parte di questi sia ferma per la mancanza di pezzi di ricambio.

Dalla parte dei separatisti , invece, le cose vanno diversamente, malgrado i russi ovviamente non inviino mezzi militari già due divisioni di carri armati sono complete, e i mezzi, evidentemente residuati del periodo comunista, hanno un aspetto stranamente fiammante….
Davvero , dalle foto non si direbbe mai che qui carri sono vecchi di oltre trenta anni.
Si vede che ci sono ottimi meccanici da quelle parti.
Anche nel campo delle munizioni ci sarebbe molto da dire, gli sterminati depositi ucraini sono pieni di bombe fabbricate ai tempi dell’armata rossa, e in molti casi questi residuati si sono dimostrati pericolosi, esplodendo quando non devono.
Invece i separatisti hanno immense quantità di munizioni, che sono stranamente precise e non si inceppano mai.

Uno malizioso penserebbe che in federazione russa hanno riaperto in silenzio delle vecchie fabbriche, ma non credo, vuoi che siano così birichini, da quelle parti?
Inoltre immensi magazzini russi , pieni di ricambi di vecchi carri ricoperti di olio magari sono stati saccheggiati nottetempo da misteriosi sconosciuti, forse degli ucraini favorevoli ai separatisti, chissà.

Sia come sia entrambe le parti dispongono delle stesse vecchie armi sovietiche, e la parte momentaneamente fedeli a Kiev dispone di vecchi residuati degli anni 80 tedeschi, inglesi e americani.
Una guerra davvero paradossale, speriamo finisca presto.

Intanto la Russia, ziatta zitta fa il suo comunicato, notiziola che è passata assolutamente inosservata, nei gioranloni italiani e non solo.
Già che c’era mosca ha concesso la cittadinanza a molti degli abitanti delle zone controllati dai separatisti.
Il risultato è che Mosca ha comunicato che, nel caso le forze di Kiev avanzassero in profondità nel Donbass, manderà delle “truppe di pace”.
E stavolta sarebbero volatili per diabetici, per non parlare delle migliaia di soldati NATO impegnati in manovre militari in Ucraina, proprio vicino alle zone dove si stanno riaccendendo i combattimenti.

Direi che si sta cercando lo scontro a tutti i costi.

E in Terra Dei Pazzi, cosa succede oltre alla guerra?

L’economia va ancora più a fondo, e il governo, che arranca per pagare stipendi e pensioni ti toglie altri due miliardi di dollari dalla spesa sociale per utilizzarli per le spese militari.
il Fondo Monetario Internazionale dialoga ancora con il governo di Kiev, ad un passo dal default e propone , per risanare l’economia di chiudere università e ospedali in tutto il paese, per “rilanciare l’economia”.
Misteriosamente il taglio del 10% degli statali ha avuto un effetto recessivo, malgrado sia da anni che i soloni dichiarino che il calo della spesa pubblica migliori l’economia.
Pare che questi statali improvvisamente licenziati, a cui si aggiungeranno presto tanti medici, infermieri e professori universitari, si siano limitati a cercare di sopravvivere e a dedicarsi ad attività voluttuarie tipo bere e mangiare, invece di rimboccarsi le maniche e rilanciare l’economia.

Ah, che mistero.

Intanto cominciano i piccolissimi problemi per l’agricoltura, come previsto.
Pare che, nello sforzo di vendere all’estero e incassare preziosa valuta si sia praticamente “dimenticato” di lasciare da parte le sementi per l’anno prossimo.
I contadini, inoltre, stroncati dall’aumento di almeno sei vote in un anno di fertilizzati e diserbanti, si stanno dedicando in massa a coltivazioni redditizie, come soia, girasoli e mais, tutte coltivazioni che favoriscono i latifondi e utilizzano poca manodopera.
Pare che pochi contadini si dedicheranno a grano saraceno, patate e carote, tra le altre cose, e il rischio di una carestia per il prossimo anno si fa probabile.

Intanto il governo Ucraino si è accorto che non si può fare a meno del carbone proveniente dalle zone controllate dai separatisti, altrimenti il pese rimarrà senza energia elettrica.
Una situazione molto schizofrenica, dove si parla continuamente di “invasore russo” e si mandano sempre più soldati per sconfiggere i separatisti, e dall’altro campo si fanno accordi con i separatisti stessi e al Russia pr Siamo sempre in presenza di gente che non conosce la matematica, dato che prima si dichiara che le centrali a carbone ucraini consumano 85’000 tonnellate di carbone al giorno, poi si dichiara che il problema sarà risolto grazie all’acquisto di 400’000 tonnellate al mese di carbone proveniente dai separatisti.
Non so a voi, ma a me i conti non tornano.
Sia come sia aspettiamo l’Inverno, per il momento le centrali ucraine hanno prodotto per una settimana, dieci giorni al massimo di funzionamento, poi si vedrà.

ah, la Terra Dei Pazzi