Parliamo del mercato del lavoro russo e delle “terribili” condizioni di vita dei lavoratori .

Oggi , vi racconto una storia, un’esperienza a cui ho assistito di persona.
Una signora, che chiameremo N,  e che vive in una piccola cittadina di cinquecentomila abitanti nella Russia europea, si stufa di stare a casa fare la casalinga.
I figli ormai sono abbastanza cresciuti , vanno bene a suola e il marito, D. è un piccolo imprenditore, che ha la sua aziendina con cinquanta dipendenti.
Come tutti gli imprenditori russi è preso in un vorticoso giro di investimenti e di finanziamenti , prende soldi da una parte e li usa per chiudere un finanziamento dall’altra.
A causa degli alti tassi di interesse, bisogna darsi da fare e cercare di chiudere tutte le “falle” in ambito finanziario.

Non riuscendo a capire o meno se sono benestanti, neanche il marito lo sa esattamente, cerca un lavoro.
Essendo laureata in pedagogia cerca nelle scuole locali un posto.
Due giorni dopo viene assunta in un asilo li vicino, prima in prova per trenta giorni, poi con contratto a tempo indeterminati.
Proprio come in Italia, vero?
Il governo russo vara una nuova legge, ogni scuola dovrà essere, entro pochi anni, munita di un logopedista, per aiutare i bambini nella pronuncia.
N. che è intraprendente, si accorge che non si trovano logopedisti a sufficienza in Russia e fa una proposta alla direzione dell’istituto.
Si iscrive alla facoltà di logopedia, un corso accelerato di tre anni, e concorda il nuovo stipendio con la scuola.
Comincia a studiare, è in permesso dal posto di lavoro e lo stato gliene paga i due terzi, come studente lavoratore.
L’università , tra libri ed iscrizione costa molto , circa mille euro all’anno.
Proprio come in Italia, giusto?
Ovviamente l’università gli riconosce i crediti scolastici della laurea in pedagogia e frequenterà solo i corsi necessari per ottenere la nuova laurea.
In russia la storia è ben diversa , rispetto all’Italia, l’ottantacinque per cento dei giovani ottiene la laurea nei quattro anni canonici, e gli altri è meglio che abbiano scuse buone per non esserci riusciti, una volta erano cacciati dall’università, adesso si accontentano di fargli un sedere come una zampogna.
E non è infrequente vedere trenta o quarantenni in aula, nel tentativo di ottenere la seconda laurea (o anche la terza, in alcuni casi) .
Vi riassumo l’esperienza di questa signore,a decide di fare l’insegnante, a quarantanni circa, ottiene in due giorni un posto di lavoro, in un mese il contratto a tempo indeterminato,  dopo alcuni mesi decide di chiedere dei permessi per frequentare l’università, quando otterrà la seconda laurea diventerà la logopedista dell’istituto in cui lavora.

Fate i complimenti a N., studentessa di quasi quarantanni, madre lavoratrice, che proprio ieri ha passato la seconda serie di esami, con l’equivalente di 110 e lode.

Proprio come in Italia, vero?
P.S. Ricordate, la Russia non è un paradiso, ma, a differenza del clima assurdo della fine degli anni 90 (sembrava il Klondike durante la corsa all’oro), adesso è un paese in crescita e con tante opportunità, gli stipendi non sono altissimi, sopratutto nelle grandi città , dove la vita è cara.
Inoltre un occidentale non potrà andare mai là all’avventura, se non prendi uno stipendio di almeno cinquantamila euro all’anno , o apri una attività,finisci tra i lavoratori provenienti dai paesi ex comunisti, in fila per il rinnovo del permesso di soggiorni annuale.
E il disumano trattamento a cui sono sottoposti gli stranieri in Italia, beh, sembra un paradiso, in confronto.