Nuovi Assetti Geopolitici in Medio Oriente: Focus su Israele ed Egitto

Dopo l’incontro del 7 giugno a Mosca tra Benjamin Netanyahu e Vladimir Putin, sembrava che i punti di contrasto tra le due nazioni fossero ancora molti. Va comunque ricordato che da settembre 2015 i due leader si sono già incontrati diverse volte. Le questioni da risolvere vertevano su:

  • Accordi agroalimentari e turistici.

  • L’avvio dei negoziati per creare l’area di libero scambio tra Israele e l’Unione Economica Eurasiatica (Russia, Bielorussia, Kazakhstan, Armenia e Kyrgyzstan).

  • L’erogazione della pensione a circa 100.000 ebrei russi emigrati in Israele. Bisogna ricordare che il 20% della popolazione ebraica israeliana è russa e hanno connessioni molto forti; Israele ha anche un forte movimento politico che è molto russo nel suo contenuto e nella sua comprensione del mondo.

  • La questione palestinese.

  • La guerra in Siria: è stato raggiunto l’accordo militare per consentire agli aerei russi impegnati nella lotta contro i jihadisti, di sconfinare su territorio israeliano, basta un semplice avviso e non ci saranno conseguenze.

  • La disputa per le alture del Golan.

  • Lo sviluppo e sfruttamento dei campi off-shore di gas naturale di Tamar e Leviathan in acque israeliane: la Russia ha espresso interesse alla partecipazione a questo progetto attraverso la sua società controllata di Stato Gazprom (Gazprom ha la capacità tecnica e finanziaria per sviluppare i giacimenti di gas e commercializzare il gas ai clienti. La Russia controllerà la sicurezza e la protezione delle infrastrutture per il gas di Israele).

putin-netanyahuA Israele interessa la tutela, la sicurezza e il rispetto dei propri interessi. Ma questi accordi possono portare a un cambio totale dell’attuale assetto geopolitico in Medio Oriente (in tutto ciò Netanyahu ha dovuto con riluttanza accettare il nucleare iraniano). All’ultimo incontro, voci di corridoio affermano che erano presenti anche il capo dell’intelligence dell’esercito israeliano (IDF, Israel Defense Forces), il generale Hertzi Halevi, e il capo del Mossad, Yossi Cohen per stabilire le modalità di eventuali esercitazioni congiunte e un coordinamento di intelligence antiterrorismo.

Israele è sempre stato attento a non prendere posizione per quanto riguarda la Siria, ha riserve molto forti su Hezbollah (stretto alleato del regime di Assad e dell’Iran) e ha grossi problemi con gli iraniani, mentre Assad non è un problema per Israele. Le armi russe che stanno finendo nelle mani di Hezbollah e dell’Iran rimangono un grande problema. Ma Israele ha anche capito che la politica estera degli Stati Uniti in Medio Oriente ha creato solo disordini e incongruenze molto profonde. Israele ha tradizionalmente visto gli Stati Uniti come il suo principale alleato ma la frustrazione è nata con le contraddizioni interne della politica americana in Medio Oriente.

Con l’aumento della minaccia ISIS e una maggiore instabilità nella regione, la questione israelo-palestinese al momento verrà messa da parte. ISIS per Israele in realtà non è al momento una minaccia: tutti si preoccupano così tanto per la minaccia islamica e nessuno si sta occupando della questione palestinese. Tutt’al più Hezbollah è impegnato nella lotta all’ISIs e “non ha tempo da dedicare” a Israele.

Recentemente Israele è l’unico paese “occidentale”, che non ha preso parte alle sanzioni internazionali imposte alla Russia per il suo intervento militare in Ucraina e ha pienamente supportato la dura repressione di Putin contro i ribelli ceceni.

Da quando è diventato presidente nel marzo 2000, Putin ha lavorato per migliorare le relazioni con Israele, ha trattato gli ebrei russi in molto favorevole, soprattutto in contrasto con il modo in cui sono stati trattati in Unione Sovietica nella seconda parte del periodo stalinista. Certamente molti oligarchi russi ebrei, provenienti dall’epoca Eltsin, sono stati rimossi da Putin dalle loro posizioni di potere: alcuni sono fuggiti o hanno subito pene detentive, ma gli oligarchi sono stati rimossi a causa della loro opposizione e non a causa della loro etnia ebraica. Infatti molti oligarchi ebrei che hanno sostenuto Putin hanno continuato indisturbati le loro attività, e un elevato numero è emerso: Alexei Miller, Oleg Deripaska, Vladimir Potanin, Roman Abramovich, Michael Fridman (o Friedman), Moshe Kantor, Lev Leviev, Viktor Vekselberg, Arkadi e Boris Rotenberg.

Lo sconvolgimento del mondo arabo ha portato una maggiore presenza russa e il decadimento del prestigio americano. Il non coinvolgimento di Israele è la giusta antitesi della politica americana in corso.

L’instabilità del Medio Oriente sta creando nuove alleanze e interessi. Russia ed Egitto hanno creato una cooperazione costruttiva: l’Egitto è stato per molto tempo satellite statunitense, ma la mutata politica estera del Cairo vira a favore di una maggiore indipendenza. Le relazioni tra Usa ed Egitto sono peggiorate dal 2013, quando il governo militare di al-Sisi rimosse Muhamad Mursi, sostenuto dall’amministrazione Obama. A settembre 2015, Obama si rifiutò d’incontrare il presidente egiziano alla 70° sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La politica di Obama ha spinto l’Egitto ad affidarsi a nuovi partner internazionali.

L’Egitto ha firmato accordi nel 2015 per acquistare armi dalla Russia per 5 miliardi di dollari:

  • 50 aerei da combattimento MiG-29M.

  • Sistemi di difesa aerea a lungo raggio Buk-M2E e Antej-2500.

  • 50 elicotteri Ka-52K per le nuove navi d’assalto Mistral (acquistate dalla Francia).

  • Attrezzature per armare le Mistral egiziane.

  • Istruttori e personale russi per elicotteri e aerei da combattimento.

  • Nuovi accordi per la ristrutturazione degli impianti militari.

  • Accesso al GLONASS (il sistema di posizionamento satellitare globale russo).

  • Una esercitazione militare congiunta tra il 15 e il 26 ottobre per imparare nuove abilità atte a respingere la minaccia terroristica nel deserto: tale esercitazione appartiene al piano che prevede esercitazioni congiunte della Russia per il 2016-2017.

putin-al-sisiSecondo il quotidiano Izvestija, la portaerei Admiral Kuznetsov servirà per le esercitazioni congiunte con la Marina egiziana nel 2017. Izvestija riferisce anche che la Russia è in trattative per aprire una base aerea in Egitto. Se tali trattative andranno a buon fine la base di Sidi Barrani sarà operativa già nel 2019.

L’Egitto ormai è un importante partner della Russia dopo la fine delle relazioni tra Usa ed Egitto. L’8 ottobre ha sostenuto la risoluzione russa sulla Siria al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: il Cairo con tale supporto alla Russia, si è messo in contrasto con l’occidente e l’Arabia Saudita. Non v’è dubbio che le relazioni russo-egiziane influenzeranno molto gli eventi regionali.

Il nuovo assetto geopolitico prevede come nuovo punto fermo l’Iran: quest’ultimo è protettore di Bashar al-Assad e Israele dovrà accettare questo compromesso dopo la disastrosa politica di Barack Obama in Medio Oriente, tuttavia questo non significa che Israele e la Russia diventeranno grandi alleati. Tel Aviv ha recentemente storto il naso quando il governo russo ha completato la consegna del sistema missilistico S-300 terra-aria in Iran: questo sistema di difesa aerea risulta utile per abbattere aerei militari americani o israeliani in caso di un attacco contro gli impianti nucleari iraniani o strutture militari.

Altro elemento di tensione sono i rapporti tra l’Arabia Saudita e l’Iran. E’ qui che la Russia deve svolgere un ruolo molto importante, in quanto è il principale alleato dell’Iran: la politica di Mosca dovrebbe portare Teheran a essere più ragionevole. L’Iran è un alleato stabile negli equilibri del petrolio dopo la firma del JCPOA: un baluardo efficace contro l’Islam jihadista-sunnita e wahabita. Dall’altra parte l’Arabia Saudita sta negoziando con la Russia per poter allentare le sue tensioni con l’Iran.

Dopo il colpo di stato la Turchia si è allontanata dalla NATO e dagli Stati Uniti. Erdogan è furioso con gli USA che proteggono il leader politico-religioso Fathihullah Gulen (accusato di essere il mandante del colpo di stato militare), allo stato attuale gli Stati Uniti possono fare molto poco in Medio Oriente senza pace con la Turchia. Quest’ultima non vuole un Kurdistan, che potrebbe emergere con il tacito appoggio israelo-americano.

Infine Israele dovrà affrontare il problema legato alle Alture del Golan con le proprie forze, affrontando contemporaneamente la minaccia di un attacco da parte iraniana, siriana e di Hezbollah: in questo caso la Russia agirà da mediatore.

In questo momento il triangolo russo-iraniano-israeliano condivide un interesse comune, l’opposizione al jihadismo sunnita, ma in futuro Israele per controbilanciare gli attori sciiti e sunniti del Medio Oriente, dovrà impegnarsi a costruire una nuova rete di sostegno internazionale con Russia, India e Cina.

L’entrata della Russia nei giochi del Medio Oriente non poteva essere evitata da Israele; dopo il disastro geopolitico della presidenza Obama, che ha incendiato il Medio Oriente, la Russia era l’unica potenza che poteva farsi avanti come mediatore per tentare di porre rimedio al caos.

La Russia è vista come un giocatore affidabile: si può essere d’accordo o in disaccordo con la Russia, ma è un giocatore stabile ed equilibrato!

ALESSIA http://liberticida.altervista.org/