Le guerre climatiche : parte prima , il continente africano

Comincia oggi una serie di brevi articoli su di un aspetto che viene spesso sottovalutato, dai media, quello climatico.

Premetto che non sono in grado di asserire con sicurezza che il riscaldamento globale sia dovuto alle attività umane o meno.

Quello, in verità non lo sa con certezza nessuno, e, forse i vari trattati sulle emissioni servono poco o niente, specie se consideriamo gli effetti quasi nulli che i trattati stessi hanno sulle emissioni nel suo complesso.

Quello che si sa è che il riscaldamento dell’intero pianeta è reale, le calotte polari d’estate si stanno sciogliendo e gli effetti globali sono imponenti.

Oggi parliamo dell’Africa, dove finalmente alcuni recenti studi cominciano a dare una idea dell’entità del problema.

Grazie ad uno studio pubblicato nel 2014 nella rivista internazionale di climatologia, riusciamo ad avere una idea complessiva del trend a lungo termine in atto nel continente africano.

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In questa prima cartina osservata la distribuzione nell’arco di dieci anni delle precipitazioni nel continente.

Le zone rosse sono quelle dove è stata osservata una costante riduzione delle precipitazioni complessive.

Quelle blu dove è stato osservato un aumento, anno dopo anno.

Ovviamente non ha smesso di piovere del tutto, è solo calata la quantità complessiva di precipitazioni.

Ma già questo basta a creare una serie di problemi:

  • In zone già relativamente aride il ristagno delle acque causa una progressiva salinizzazione del terreno, ovvero i minerali non riescono ad essere dilavati via dalle piogge forti, che non ci sono più.
  • L’agricoltura locale, a bassa intensità produttiva non riesce più a produrre decentemente, e le coltivazioni intensive di altri stati africani, che vendono prodotti a prezzi più bassi.
  • generalmente l’acqua dolce diventa più difficile da ottenere, per la popolazione umana i campi e gli animali.

Tutto questo causa un aumento delle tensioni sociali, degli attacchi terroristici e delle migrazioni.

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La seconda cartina , invece, mostra il diradarsi della vegetazione, e delle foreste in molte zone, per motivi legati all’attività umana, in parte, e all’attività climatica.

In molte zone il diradamento è limitato, ma in altre, come in Somalia, e in Madagascar, la deforestazione è evidente.

Cosa comporta questo stato di cose, che, ormai sta diventando permanente?

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Prima di tutto un intensificarsi degli attentati terroristici, questa cartina mostra che un nesso causale c’è sicuramente tra piogge in diminuzione e attentati, molte zone si sovrappongono.

Ed è logico pensarlo, i contadini che, per via delle condizioni difficili emigrano e cercano un difficile futuro nelle città sono facile preda dei gruppi fondamentalisti, che li reclutano in massa.

In altre nazioni  come l’Egitto, dove non c’è stato un enorme cambiamento nelle precipitazioni, è stato l’aumento della popolazione e la conseguente diminuzione delle risorse, a causare tensioni.

E arriviamo ai problemi che questo stato di cose causa in europa.

Ovviamente queste popolazioni non possono spostarsi verso territori all’improvviso diventati più piovose e fertili, ovvero nessuna nazione africana accetta profughi economici o di guerra in grande numero, se non su base temporanea.

Al massimo possono aspettarsi di vivere in una tendopoli al confine, in attesa di essere rispediti a casa.

A questo punto accade un fatto singolare.

Molti centro africani, ovvero nigeriani, camerunensi, kenyoti, congolesi, somali  ed altri e che possono  quindi aspettarsi una accoglienza tiepida dai paesi nordafricani, popolati da arabi, e quindi decisamente poco avvezzi a mescolarsi con popolazioni di colore per di più cattoliche ( ovvero sono razzisti e non vogliono avere a che fare con loro) si imbarcano in viaggi lunghi e complicati, pur di raggiungere l’europa, ovvero l’unico gruppo di paesi al mondo, che accoglie sistematicamente migranti senza visto e documenti.

Se riescono a raggiungerla, ovvio.

In altre zone, dove le precipitazioni sono aumentate, come nel Shael, prima arido, sono accorsi in massa compratori cinesi ed europei, ed immense coltivazioni intensivesono avviate, per nutrire le masse affamate del futuro.

Milioni di ettari di nuove coltivazioni, allevamenti ed altro.

E si spiegano i tanti progetti cinesi in centro Africa, svolti soprattutto a potenziare infrastrutture, porti e ferrovie.

Ma chi sono questi migranti? Sono davvero poveri ragazzi senza nessuna speranza o sono altro?

Come mai sono perlopiù giovani, maschi ed in perfetta salute?

Beh, di questo ne parleremo nella prossima puntata

Link.

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/joc.4231/full

http://www.meteoportaleitalia.it/clima/dibattito-sul-clima/articoli-scientifici/19891-rilevazioni-satellitari-decennali-svelano-i-cambiamenti-climatici-in-africa-sahel-piu-verde.html

http://it.blastingnews.com/cronaca/2016/02/el-nino-colpisce-il-sud-del-continente-africano-e-allarme-siccita-00785625.html

https://www.actionaid.it/informati/notizie/nino-africa-carestia

http://mgafrica.com/article/2015-09-18-multi-billion-dollar-deals-chinas-27-biggest-active-projects-in-africa

 

By Nuke the Whales di liberticida.altervista.org