Scontro Germania – Usa: la Germania vuole svincolarsi dagli Usa?

Gli Stati Uniti hanno messo la Germania nella nuova lista dei ‘sorvegliati speciali’ per i tassi di cambio. In questa lista vengono messi i paesi le cui pratiche commerciali vanno monitorate perché creano uno svantaggio economico agli Usa. L’inserimento in questa lista ha la funzione di fare pressione sul paese indicato e se questa non sortisce effetti, vi possono essere sanzioni da parte degli Usa. L’obiettivo è di obbligare queste nazioni ad affrontare gli elevati squilibri commerciali con gli Stati Uniti. Infatti in base alla legge statunitense si definisce una nazione scorretta quando:

  • ha un’economia con un surplus commerciale di oltre di 20 miliardi di dollari nei confronti degli Usa;

  • ha un’economia con un surplus delle partite correnti di oltre il 3% del Pil del paese;

  • ha un’economia che svaluta ripetutamente la propria moneta per acquistare asset stranieri per un valore pari al 2% della produzione in un anno.

La Germania ha un significativo surplus commerciale bilaterale con gli Stati Uniti. Nel 2015 l’eccedenza di conto della Germania, ammontava a quasi 290 miliardi di $, formando la maggior parte dal surplus della zona euro, e spingendo il surplus della zona euro a oltre il 3% del PIL. La Banca Centrale Europea non è intervenuta sui mercati valutari esteri dal 2011. Tuttavia la Germania ha il secondo surplus più grande delle partite correnti a livello mondiale. Questo rappresenta un sostanziale eccesso di risparmio che ammonta a più dell’8% del PIL. Va notato che tale surplus potrebbe essere utilizzato parzialmente per sostenere la domanda interna tedesca, riducendo così il surplus delle partite correnti e contribuendo notevolmente nella zona europea al riequilibrio generale. Ma la Germania non sembra affatto intenzionata a farlo.

Gli Stati Uniti additano la Germania come una minaccia mondiale per l’economia. Il Tesoro ha pubblicato un rapporto dove afferma che l’attuale avanzo tedesco impone una deflazione per la zona euro così come per l’economia mondiale. La Commissione Europea ha promesso di rivedere il surplus della Germania tramite la “procedura per gli squilibri eccessivi”, ma per timore di ritorsioni politiche non ha preso nessuna misura, sebbene avrebbe gli strumenti per farlo.

La Germania ha ovviamente respinto questo intervento, sostenendo che il surplus è per lo più con il resto del mondo, non della zona euro, e che l’eccedenza riflette la competitività del paese. I tedeschi affermano anche che la deflazione nella periferia della zona euro è positiva in quanto indica che queste economie (e quindi l’unione monetaria nel suo complesso) possono diventare più competitive. Affermazioni alquanto discutibili, dato che il suo surplus commerciale è dovuto notoriamente al cambio fisso dell’Euro, come riconosciuto anche dal FMI.

La Germania su questo argomento rimarrà sempre inflessibile. La competitività del settore manifatturiero tedesco, la debolezza della domanda interna, la bassa disoccupazione: questi tre indici fanno emergere che la Germania non ha nessuna intenzione di fermare l’austerità in Europa e nemmeno di ristrutturare le aree periferiche depresse della zona euro. I politici tedeschi sostengono che un riequilibrio sarebbe di scarso beneficio per l’economia periferica dell’unione monetaria.

A metà settembre Deutsche Bank è crollata in Borsa a Francoforte con un – 7,2%. Questa discesa eclatante deriva dalla richiesta del Dipartimento di Giustizia americano di chiudere l’indagine relativa ai mutui subprime, con il pagamento di 14 miliardi di $. La banca ha dichiarato che non pagherà la cifra richiesta. Tale diniego proviene anche dal fatto che la banca non saprebbe fronteggiare la cifra a causa delle precarie condizioni in cui si trova. Gli Usa hanno chiesto il risarcimento nell’ambito della disputa legale correlata alla crisi dei mutui subprime, elemento scatenante della crisi economica del 2008.

Deutsche Bank non intende cedere al ricatto e vuole avviare un negoziato con le autorità americane, la banca vuole raggiungere un risultato simile a quello delle banche concorrenti. L’istituto ha una riserva che ammonta a poco più di 6 miliardi di $ e comunque aveva prospettato una multa da 2-3 miliardi. Sebbene la multa verrà sicuramente ridimensionata in fase di trattativa, la cifra appare piuttosto punitiva. Essa sembra animata da uno spirito di ritorsione, come nel caso Volkswagen, dove la multa comminata appariva sensibilmente più alta rispetto ad altri casi simili con altre case automobilistiche.

La scelta di multare Deutsche Bank potrebbe essere anche la vendetta statunitense per difendere Apple. Alcuni osservatori ammettono che la decisione americana è il risultato di tale vendetta. Molti sostengono che l’iniziativa del commissario Ue Margarethe Vestager contro il gruppo di Cupertino era corretto. Washington ha compreso che questo è un attacco mosso da ragioni protezioniste. Ma nell’occhio del ciclone c’è un’altra cosa: la crisi delle trattative commerciali sul TTIP.

Mi preme far notare che qualche giorno fa centinaia di migliaia di tedeschi e austriaci sono scesi in piazza per protestare contro il TTIP e il CETA. Questa manifestazione denuncia che questi trattati daranno grossi poteri alle multinazionali. Bisogna tenerne conto, in quanto è la popolazione stessa a indicare che questi trattati indeboliranno tutte le legislazioni sulla tutela dell’ambiente, dei consumatori e dei lavoratori. Sarà sempre più difficile in futuro negare che questi trattati danno alle multinazionali il potere di influenzare pesantemente la vita dei cittadini stessi. Approvarli potrebbe portare un grosso aumento della tensione sociale, già elevata in quasi tutta Europa. Questo è un aspetto che non va assolutamente sottovalutato, se fossero approvati, la rabbia popolare potrebbe esplodere e sarebbe poi molto difficile contenerla.

Anche dal punto di vista delle stesse grandi aziende europee, rimane in dubbio se tale trattato possa effettivamente portare un vantaggio: se da un lato aprirebbe il mercato americano, dall’altro la concorrenza americana in Europa eroderebbe quote alle aziende europee che prima del trattato godevano di maggiore protezione nazionale, inoltre molte PMI, che costituiscono lo scheletro economico dell’Europa, non riuscirebbero a sopravvivere.

Giovedì 22 settembre il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel (mesi fa criticato per la sua visita in Russia, ma grazie al suo impegno il rapporto tra Germania e Russia e’ migliorato) è nuovamente ritornato a Mosca. Scopo del viaggio è il riavvicinamento politico ed economico tra le due nazioni, in spregio alle sanzioni imposte dagli Usa. Il Vicecancelliere è anche ministro dell’Economia e si e’ recato in Russia con una delegazione di imprenditori. Tra le file dei suoi sostenitori c’è anche Matthias Schepp – direttore della Camera di commercio russo tedesca (AHK) – che a Mosca ha dichiarato: “le sanzioni sono controproducenti nel lungo periodo”. I tedeschi hanno contratti privilegiati per l’acquisto di gas russo: questi sono “difesi e incentivati” dalle maggiori imprese del settore energetico (Wintershall e Basf), dal partito Cdu di Angela Merkel, dai socialdemocratici della Spd, da Alternative fuer Deutschland e anche da Die Linke. Senza contare il già attivo Nordstream e il suo progetto di raddoppio. Secondo un sondaggio tra gli 800 membri del Parlamento tedesco, il 60% chiede la fine delle sanzioni e il 21% il loro alleggerimento. Der Spiegel rivela che potrebbe esserci in discussione anche il ricco appalto per la costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità tra Mosca e Kazan che costituirà il primo tratto della “silk road” tra Mosca e Pechino.

E’ innegabile che la Germania ha subito danni gravi a causa delle sanzioni: l’export tedesco verso la Russia dal 2012, da 38 è precipitato a meno di 21 miliardi di euro. Questo indica che le sanzioni imposte per colpire la Russia, determinate chiaramente da pressioni statunitensi, si sono rivelate essere un disastro per la Germania e ora si intravede il desiderio di un chiaro cambio di rotta della politica estera tedesca.

Esiste d’altro canto un rapporto abbastanza equilibrato con Putin, che al di là delle dichiarazioni ufficiali gode di una certa stima tra molti politici tedeschi, i quali in via ufficiosa hanno più volte ribadito il concetto che la Germania dovrebbe maggiormente aprirsi al mondo multipolare che la Russia vorrebbe creare.

Rimane molto pericolosa, per i tedeschi, la volontà di Washington di volere inasprire le misure anti-russe anche a livello militare. L’odio che viene canalizzato verso il mondo Russo, proprio ora che si è liberato dalle catene del comunismo, non ha alcun senso: se non lo si ferma l’Europa diverrà terreno di distruzione.

La Russia può vivere senza l’Europa, L’Europa non può vivere senza la Russia. Molti politici in Francia e Germania si sono espressi per la sospensione delle sanzioni, accusando gli Stati Uniti di esercitare pressioni finanziarie su Bruxelles per costringerla a rinnovarle. Appare a tutti chiaro in Europa che rinunciare al commercio bilaterale con la Russia è una grave perdita economica, e ancor di più se si considera il comparto energetico. Il gas di scisto americano avrebbe costi esorbitanti sia in termini di infrastrutture per l’utilizzo, sia come prezzo del gas stesso, non garantendo nemmeno la sicurezza delle forniture.

Esiste il rischio che negli Usa stiano per scoppiare gravi disordini sociali interni che potrebbero indebolirli. Sul fronte estero, gli Stati Uniti stanno perdendo credibilità, come evidente nella crisi in via di sviluppo con un alleato storico, l’Arabia Saudita: una rottura totale con gli arabi avrebbe come ritorsione la svendita degli asset americani in mano saudita, l’abbandono del regime dei petrodollari, azioni che assesterebbero un duro colpo al dollaro come valuta di riserva mondiale.

Va poi considerato l’estremismo islamico, progetto americano per la strategia della guerra asimmetrica, strumento sfuggito dal loro controllo. Esso ha destabilizzato il Medio Oriente ed il Caucaso Centrale. Molte nazioni hanno apertamente protestato per la doppiezza della politica americana sul terrorismo, facendo scendere la credibilità della politica estera di Washington ai minimi storici. Molte nazioni non accettano come gli Usa continuino ad addestrare e foraggiare l’Isis, hanno costruito una perfetta macchina distruttrice di civiltà e poi ne favoriscono lo spostamento al fine di balcanizzare l’Europa.

La tattica americana di destabilizzare le nazioni non allineate ai “suoi desiderata”, si concretizza anche con il fenomeno dell’immigrazione incontrollata in Europa. Questa politica di totale apertura ai migranti risulta essere peggio delle sanzioni economiche: in una Europa in stagnazione economica, e nazioni fortemente indebitate, l’immigrazione diventerà un forte elemento di destabilizzazione sociale ed economica.

In questo momento la Germania sta tentando di svincolarsi dai giochi americani e rinnovare i legami con la Russia, è una nazione che vuole rivolgersi sia a Est che a Ovest.

Gli Usa, come ritorsione, probabilmente prenderanno in considerazione di:

  • Mettere altri stati europei in posizione di contrasto alla Germania, per isolarla politicamente, oppure, alcuni paesi potrebbero essere economicamente favoriti, come accaduto all’Italia fino agli anni ’80, per controbilanciare la Germania;

  • Continuare ed inasprire le ritorsioni economiche verso le imprese tedesche che operano negli Stati Uniti;

  • aumentare in modo considerevole gli attacchi di matrice terroristica sul suolo tedesco.

E’ in atto uno scontro transatlantico tra Germania e Usa, in un momento di forte tensione internazionale. Tuttavia la Germania è un importante membro della Nato e al momento non propendo verso l’idea che Berlino voglia staccarsi da essa. L’esercito tedesco è stato notevolmente ridotto, le basi dell’Alleanza Atlantica formano l’unica difesa militare possibile per il Paese. Queste basi sono anche un forte deterrente contro cambi di rotta di Berlino.

La Germania non ha né la volontà né le capacità per recidere i rapporti con gli Usa. Desidera solo maggior mobilità sul campo economico e libertà di azione e scelta. In tutto ciò deve essere appoggiata ma è obbligatorio indirizzarla a una nuova gestione del potere europeo, deve diventare conduttrice di più interessi, favorendo il bilanciamento degli interessi in Europa. Dobbiamo mantenere un potere europeo unito, ma rispettoso delle diverse esigenze.

La Germania in veste di leader europeo e di dominus dei Paesi dell’Unione, continua a commettere un grave errore: tratta alcuni paesi con troppa severità economica e di bilancio. In tutti questi anni non è stata introdotta una politica fiscale comune che aiutasse i paesi in difficoltà, legata alla mancata flessibilità di cambio. Ad esempio la continua crisi sistemica dell’Italia comporterà l’arrivo della troika e questo ridurrà il Bel Paese ad un cumulo di macerie, minando così l’intera architettura dell’Unione Europea.

L’euro così come è stato concepito, ovvero un semplice rapporto di cambi fissi tra monete nazionali, non è una vera moneta e quindi è destinato a fallire. Una vera moneta ha come base un unico bilancio pubblico, un solo debito pubblico e soprattutto politiche distributive “mirate e calibrate” nelle diverse aree al fine di bilanciare le differenti capacità produttive ed economiche. Nulla di tutto ciò è stato fatto nella UE, si doveva capire sin dalla nascita della moneta unica che si sarebbe andati incontro al disastro. E’ evidente che l’euro deve essere smantellato se vogliamo garantire un futuro all’Europa e all’Italia.

In caso di ritorno alle varie monete nazionali, il rapporto di cambio andrebbe a riequilibrarsi, con una svalutazione prevista attorno al 20-30%. Questo comporterebbe che molte nazioni torneranno a produrre diventando più competitive nei mercati internazionali, e questo permetterebbe di far ripartire le industrie e l’occupazione in nazioni che dall’entrata nell’euro hanno sofferto gravi danni. Il ritorno alla sovranità monetaria e il ritorno della banca centrale nazionale, dovrebbe sottrarci dalla speculazione internazionale dell’emissione dei titoli di stato, a cui oggi siamo assoggettati poiché non abbiamo una banca centrale.

La Germania dovrebbe chiarire il suo punto di vista nei confronti della Russia. E’ necessario che cerchi nel prossimo cancelliere una persona capace di vedere con lungimiranza nel medio e nel lungo periodo.

La politica estera Usa non vuole vedere sorgere poteri in grado di condizionare la sua azione unilaterale, la sua mobilitazione bellica è diventata incontrollabile.

La risolutezza della Russia e della Cina sono considerate da Washington come “minacce esistenziali” per l’egemonia statunitense, l’America sta attraversando il tempo del dispotismo democratico. Con criteri sovversivi continua a proclamare la libertà dei popoli, ma ha creato in Europa una grande prigione e ha sfruttato come “guardiano” la nazione economicamente più forte e che al contempo aveva i maggiori sensi di colpa dovuti alla Seconda Guerra Mondiale.

la lotta per il potere(le macerie mi ricordano tanto cosa potrebbe diventare l’Europa se…)

All’interno della Germania stessa ci sono correnti di pensiero contrastanti: una che persegue gli obiettivi politici d’oltreoceano, l’altra che reclama più autonomia e libertà d’azione.

Politica che in questo momento attuale vuole spingerci in una pericolosa e assurda guerra contro la Russia. A questo punto dobbiamo mettere da parte tutte le divergenze tra nazioni europee, dichiarando che è tempo di costruire e non di distruggere, deve necessariamente prevalere il buon senso e deve essere rapidamente condiviso il progetto “L’Europa non intende andare in guerra contro la Russia”.

Il Re yankee è nudo, nessuno ne fa parola, ma l’elefante è nella stanza anche se nessuno vuole vederlo. Vassalli cosa pensate di fare?

Alessia       http://liberticida.altervista.org/