L’identità sociale disintegrata

Ogni essere umano costruisce la propria identità su una piattaforma di fattori, tra i più importanti ci sono l’educazione familiare e scolastica, le tradizioni e la cultura del territorio, la religione, il senso di appartenenza ad un gruppo, tutto questo ci permette di saper fronteggiare le difficoltà, forma la resistenza e la capacità di reagire davanti agli ostacoli che la vita pone. «La burocrazia e le leggi hanno già trasformato il mondo in un campo di concentramento pulito e sicuro. Stiamo crescendo in una generazione di schiavi. Stiamo insegnando ai nostri figli l’impotenza. Chuck Palahniuk».

Nonostante questo il nucleo essenziale delle dottrine metafisiche, per chi sappia percepirlo, resta incorrotto ed inaccessibile a tutti i processi dissolutori figli del nichilismo.

Identità: l’appartenenza a dei gruppi permette di costruire la propria identità sociale, ci permette di capire la costruzione delle gerarchie e la rispettiva posizione all’interno di essa, ci si auto-percepisce ed auto-categorizza come: appartenenza etnica, età, sesso, posizione sociale, sostenitore di un movimento politico, cultore di una dottrina politica, tifoso di un personaggio sportivo, fan di un attore o cantante, fedele di una determinata religione, martire in nome di una battaglia o di una ideologia.

Categoria: il fattore discriminante del senso di appartenenza a una qualsiasi cosa e la capacità di massimizzare o minimizzare le somiglianze e le differenze.

Confronto Sociale: la persona si trova di continuo a confrontarsi con gruppi differenti, questo permette la nascita della critica, fa capire cosa è miglio rispetto a questo o a quello, permette di confrontare per effettuare l’eventuale scelta. Questo permette anche lo sviluppo della propria autostima individuale.

Distintività psicologica: il proprio gruppo ha un’identità che è percepita dai soggetti dello stesso come distinta e positiva rispetto a importanti gruppi di confronto. Questo porta le persone a lottare per appartenere a gruppi che hanno identità positive e distinte.

Il Bene come fine ultimo della persona nella relazione con sé stessa e con gli altri che è il percepire la propria seità di fronte all’infinito, l’eredità da conservare al fine di comprendere di essere unici.

La Salvezza contro la prigione dei pensieri e della volontà umana «In cella senza Dio, senza fede e senza perdono, non si sopravvive. Padre Gheorghe Calciu Dumitreasa»

La sofferenza degli innocenti che ci mettono di fronte alla miseria umana e operano nel profondo della nostra esperienza portandoci di fronte al mistero della vita e della morte.

Universalità verso particolarismi. L’inquietudine percepita di incompiutezza e di imminente crisi delle basi sociali e spirituali sulle quali appoggiamo le nostre certezze.

La nostalgia di una luce che possa illuminarci e che ci viene offuscata da un’esteriorità senza vita ed illusoria.

L’Arte come riferimento di ordine superiore della Civiltà di appartenenza. «Noi uniti da un’unica aspirazione ci troviamo come su una piccola isoletta in mezzo alla futura risata delle forze estranee. Lettera di Andrej Belyj a Pavel Florensky 27/05/1904»

Oriente ed Occidente: chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando? C’è un velo oscuro, barbaro, ostile al mondo, al bene, una generazione di figli del rancore che vuole distruggerci con la nostra complicità. «Il Cristianesimo si ritrova oggi nell’irrazionale…nell’empito caotico dell’attivismo e del faustismo contemporaneo… che travolge l’individuo e che lo spinge verso ciò che egli meno vuole. J. Evola – Oriente ed Occidente».

Spesso l’identificazione in un gruppo riduce l’influenza di una svalutazione sociale, questo tipo di connessione con il gruppo ha anche l’effetto di attutire eventi personali dolorosi, rafforzare i legami di appartenenza tra un gruppo di individui, permette all’individuo di creare le sue radici (famiglia e amici). Si viene così a creare un codice che ci permetterà di distinguere soggetti “con un io basato sui legami” e soggetti “con un io definito più su base individuale”.

società europea e americanaIndipendentemente dalla natura del legame, dall’appartenenza sociale, ogni persona costruisce la propria identità su una serie di fattori diversi ma bisogna sottolineare che l’identità personale è costruita anche dall’appartenenza ad un gruppo e questo fattore importante permette all’individuo di essere più preparato a fronteggiare le difficoltà, e saper meglio resistere e reagire nelle più svariate situazioni.

Quando si viene a creare questo insieme di sentimenti e di caratteristiche, l’individuo sente di appartiene a più gruppi sociali e trova una sistemazione nella società. A volte ricevere questo tipo di consenso da un grande gruppo di individui ci fa sentire accettati e partecipi. Nella maggior parte dei casi però pensiamo a “noi stessi” come “membri di piccoli gruppi o di gruppi distintivi”, preferiamo relazionarci con quelli che soddisfano il nostro bisogno di affiliazione e di autostima ma anche di distintività.

L´identità sociale quindi è un insieme di relazioni in rapporto a tutti i gruppi costitutivi di una società. Quest’ultima è suddivisa in strati e in ceti sociali, quindi una identità sociale ci permette di classificare automaticamente l´individuo o il gruppo all’interno della gerarchia sociale. Ovviamente al variare della propria posizione sociale e della propria identità sociale, cambieranno i diritti, i doveri, le risorse, le prescrizioni e i comportamenti.

SOCIOPATICI DI SUCCESSOSe viene a mancare il senso solido della propria autonomia e della propria identità, l’individuo perdere la propria stessa identità. L’identità personale e l’identità sociale sono interconnesse: quando si esce da un gruppo, le persone che lo compongono spesso non ti perdonano di “non essere come loro”, bisogna possedere un forte spirito di resilienza visto che dobbiamo spesso sopravvivere in un sistema sociale sempre meno aperto. «Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano senza fare nulla. Albert Einstein»

Attualmente l’Europa ha scarsa memoria identitaria (dovuta a ciò che ci è stato imposto alla dine della Seconda Guerra Mondiale per pervenire ad una sempre maggiore influenza di modelli estranei alla propria Tradizione), se si aggiunge il problema dell’estensione della cittadinanza agli immigrati (profondamente diversi per origine, civiltà e credenza) si intuisce che non si potrà mai raggiungere nessuna omogeneità culturale. Si è creata una tensione sociale tra costumi diversi allo scopo di poter creare il caos per poter così imporre una legge marziale.

Si apre così la terza strada della sovversione: la prima è stata la rivoluzione violenta, la seconda il controllo gramsciano della cultura, la terza la nuova teologia della liberazione per una reintroduzione di un’educazione dove la standardizzazione diventa la consuetudine e l’interiorità ciò che creerà incaglio ed ilarità.

In una Europa dai valori offuscati si è accentuato l’individualismo e il relativismo culturale, è quindi sempre più difficile integrare ed educare la massa migratoria perché non abbiamo e non crediamo al nostro modello culturale, al fine di renderlo convincente e vincente. Il problema non potrà che ingigantirsi aumentando la tensione sociale e la possibilità che forze estranee riescano col tempo ad entrare in Parlamento per imporre leggi differenziate a seconda della comunità.

STRANIERI IN CARCEREChiediamocelo, siamo davvero obbligati – in questa invasione – a cercare a ogni costo il compromesso culturale? Dobbiamo per forza abdicare ai nostri valori per non offendere “l’altro”? Il melting-pot è davvero così desiderabile? Questa oscena transculturazione, giornalmente propagata alla televisione, ci sta portando in una direzione di autodistruzione, stanno cancellando la nostra cultura popolare, ci stiamo esponendo a pericolose forme di potere anonimo. Ecco perché il recupero della nostra cultura è l’unico modo per salvaguardare quella poca identità che ci rimane.

«Da tutti i punti di vista il mondo è in crisi, il mondo è al bivio di un’epoca, perché è in gioco la sua stessa esistenza. Ioan Ionalide – 1941 Lettera dal carcere comunista.»

Tratto dalla Corrispondenza tra ALESSIA E DIACONO MARTINO    http://liberticida.altervista.org/