L’Europa si arrampica sugli specchi per allentare le sanzioni alla Russia e la guerra del gas continua.

Possiamo parlare male quanto volete dei politici russi, però costoro, insieme a quelli cinesi, programmano per un orizzonte temporale più lungo delle prossime elezioni.
Per esempio la Russia dà per scontato di tagliare il gas agli ucraini definitivamente nel 2020, quando scadrà il contratto.
Ancora non ci è nota quale sarà la scusa utilizzata, probabilmente si dirà che le “condotte sono obsolete” che aggiornare le stazioni di pompaggio “costa troppo” e così via.
Non che sia sbagliato, dato che sono impianti vecchi di almeno trenta anni, ed è ora di investire decine di miliari di dollari per rifarli.
Il governo russo deve essersi accorto che i politici di Kiev sono “ostili”, per usare un eufemismo, e che americani e tedeschi sono pronti a acquistare i gasdotti ucraini, e a incamerare i generosi diritti di passaggio pattuiti negli anni (4 miliardi di dollari ogni 12 mesi).
Il progetto del South Stream era l’equivalente geopolitici del muro che gli ucraini stanno costruendo ai confini con la Russia.
Le strenue opposizioni europee non hanno permesso la realizzazione del progetto, e Mosca ha cercato una alternativa:

La costruzione del nuovo gasdotto TGI in Turchia, partendo sempre dall’HUB di Beregovaya, costato 4 miliradi di dollari e realizzato appositamente per il South Stream.
Il percorso, invece di arrivare direttamente in Bulgarie, e da lì a Vienna ,attraversando Bulgaria, Serbia e Ungheria, attraverserà parte della Turchia e si fermerà in Grecia, dove verrà realizzato una nuova stazione di pompaggio.
Poi saranno gli europei a costruire le nuove condotte da lì in poi, se vorranno acquistare il gas.
In questo modo si è voluto ridurre il costo dell’opera e compensare le esose tariffe di passaggio richiesta da Edorgan, il premier turco.

Per quanto riguarda i paesi nordeuropei si è pensato alla costruzione di una diramazione del gasdotto Yamal, che si dirige in Germania passando da Bielorussia e Polonia, sempre a spese dei consumatori europei. nuovo 
In questo modo l’Ucraina riceverebbe il gas solo dall’Europa, e la costruzione dei nuovi gasdotti, delle stazioni di pompaggio e altro diventerebbe esclusivo problema europeo.
Nel contempo la disastrata e ipertrofica rete di gasdotti ucraina diventerebbe completamente senza valore, anzi, le stazioni di pompaggio dovrebbero essere smantellate e ricostruite per permettere il passaggio del gas nella direzione opposta.
Ancora non è chiaro dove da qui al 2020 gli ucraini potrebbero trovare i soldi per questa immane opera.
Oltre a pagare il gas, intendo.
Intanto il fonte granitico delle sanzioni si sta sgretolando, piano piano.
Hollande, il leader dal carisma di un incidente stradale e granitico come un budino, si è recato in Russia per “trovare una soluzione” in merito alle navi portaelicotteri serie Mistral.
Immagino la risposta di Putin:
” le consegni o no queste maledette navi?”
Fine della trattativa.
Intanto i solerti burocrati europei, arrampicandosi sugli specchi con le loro unghiette hanno partorito “una linea guida per le sanzioni”, il REGOLAMENTO (UE) N 1290/2014del 4 dicembre, qui lo trovate in Italiano.
Andando a leggere bene tutti i paragrafi mi sono soffermato su di un paio di capitoli.
Pag,2 art. 3 para 3:
L’allegato II comprende determinati prodotti adatti alle seguenti categorie di progetti di prospezione e produzione petrolifere in Russia, comprese la sua zona economica esclusiva e la sua piattaforma continentale: a)  prospezione e produzione petrolifere in acque di profondità superiore a 150 metri; 
Quindi materiali ed attrezzature per la prospezione e la produzione  di petrolio nel Mar Caspio si possono importare in Russia , li i fondali sono bassissimi…
In passato ho progettato un barchino da usare da quelle parti, con fondali minimi di 30 centimetri da utilizzarsi come supporto per le prospezioni.
b)  prospezione e produzione petrolifere nella zona in mare aperto a nord del circolo polare artico; o 
Al momento l’unico progetto importante nel Circolo Polare Artico è quello con EXXON, che comunque va avanti perché il contratto è stato firmato prima di Agosto…
c)progetti che hanno il potenziale di produrre petrolio da risorse situate in formazioni di scisto mediante fratturazione idraulica; non si applica alla prospezione e alla produzione attraverso formazioni di scisto allo scopo di individuare giacimenti non di scisto o estrarne petrolio.
Questo paragrafo ho provato a leggerlo anche in inglese, ma è comunque con un significato leggermente involuto.
Si tratta di una sorta di paradosso stile “comma 22” petrolifero:
” Non si possono fornire attrezzature per lo sfruttamento di giacimenti shale, non si applica se nei giacimenti shale si vuole estrarne petrolio”
.
Francamente è allucinante. 
Ho capito che ci si voleva riferire a “petrolio convenzionale”, ma una volta estratto sempre petrolio è.
L’altro paragrafo interessante è Art. 5 para 3
 Il divieto non si applica:

a) ai prestiti o ai crediti che hanno l’obiettivo specifico e documentato di fornire finanziamenti per le importazioni o le esportazioni di beni e servizi non finanziari non soggette a divieti tral’Unione e qualsiasi Stato terzo, comprese le spese per beni e servizi provenienti da un altro Stato terzo necessarie per l’esecuzione dei contratti di esportazione di importazione;

Quindi a parte le (poche) proibizioni previste. ovvero armi e alcune attrezzature per l’estrazione petrolifera le banche possono fornire finanziamenti. A parte le quattro banche incluse nell’elenco delle sanzioni gli altri istituti finanziari russi possono andare avanti tranquilli.
b)ai prestiti che hanno l’obiettivo specifico e documentato di fornire finanziamenti di emergenza atti a soddisfare criteri di solvibilità e di liquidità per persone giuridiche stabilite nell’Unione, i cui diritti di proprietà sono detenuti per oltre il 50 % da un’entità di cui all’allegato III.»;
Comunque in caso di “emergenza” possono essere finanziate le controllate di banche russe aventi sede in Europa malgrado le sanzioni.
 Malgrado lo stile burocratico e non chiaro , tutto questo assomiglia ad un allentamento delle sanzioni e alla quasi inapplicabilità delle stesse nel campo petrolifero in Russia.
Per quanto riguarda le importazioni di sistemi di arma, la Russia continua ad essere il secondo esportatore e produttore al mondo, dopo gli Stati Uniti.
Anche il sistema bancario russo e le grandi aziende controllate da Mosca potrebbero trarre un sospiro di sollievo.
Attendo le reazioni statunitensi a questa direttiva europea, non appena qualcuno la avrà spiegata ai leader americani.
P.S. grazie a Gigi Bi per la dritta.