La partita per il controllo dell’Ucraina non è certo finita, e il concetto di “vittoria” o di “sconfitta” sono molto sfumati.

 

Il problema per gli occidentali è comprendere la mentalità di Mosca e del suo governo.

Molti vedono le guerre, le elezioni e i vari fatti che interessano le nazioni come delle “partite”, si comincia, si finisce e , alla fine una delle due “squadre” ha vinto e l’altra ha perso.
Certo, nelle guerre mondiali è così, ma negli anni seguenti le cose possono cambiare, ed in fretta.
E molti confondono quello che vogliono gli abitanti dell’est ucraina e quello che vogliono i russi e il suo governo.
Innanzitutto ormai è chiaro che gli abitanti del Dombass, dopo i mesi di combattimenti feroci e le migliaia di vittime (molte migliaia), non vogliono altro che l’indipendenza.

Invece i desideri di Mosca sono altri, per loro la soluzione migliore sarebbe che l’Ucraina rimanesse una nazione unita, anche se solo teoricamente.
Una specie di federazione di stati indipendenti.
I vantaggi per la Russia sarebbero molteplici, prima di tutto la guerra finirebbe, il nuovo “minestrone” di stati indipendenti non si unirebbe , se non in parte alla unione economica capitanata dalla Russia, ma non entrerebbe certo a pieno titolo nell’UE e tanto meno nella NATO. 
Ma in Russia non si ragione in termini di “vincitore” o “perdente”, soprattutto negli affari politici si ragiona in termini di secoli.
Il problema ucraino non è nato ieri, ma quattrocento o ottocento anni fa, con un territorio conteso da Polacchi, turchi e il neonato impero russo con popolazioni , che di volta in volta cercavano di allearsi con il conquistatore di turno nel desiderio di ottenere una vera e propria indipendenza.
Quasi mai raggiunta, tra l’altro.
Per i russi è la continuazione del solito vecchio gioco, come in Cecenia, che da almeno quattrocento anni ha dato problemi.
Per quel motivo non esiste un odio dei russi verso gli ucraini, anzi, esiste una compassione per le vittime e un divertimento per le sparate dei politici di Kiev.
In Ucraina, attualmente, esistono diverse spinte centrifughe, capaci di spaccare in tanti piccoli pezzi il paese, completamente ignorati dai media occidentali:
L’est, in piena rivolta, soprattutto il Dombass, una rivoluzione cominciata per gioco e finita in una sanguinosa guerra civile con migliaia, forse decine di migliaia di vittime.
Gli oligarchi, alcuni dei quali dotati di veri e propri eserciti privati, alla cerca ognuno di un pezzo di potere, molto forti nel centro ucraina.
L’ovest sottosviluppato economicamente e socialmente, le propaggini estreme del paese, soprattutto, sono il feudo dei partiti “nazionalisti” (chiamarli “nazisti” mi dicono sia poco carino).
Alcune parti del sud est, come Odessa, che sono profondamente divise e lacerate, al suo interno.
Come si sa, alla fine tutti i nodi vengono al pettine, e prima o poi le contraddizioni scoppieranno.
Prima di tutto il popolo ucraino ha partecipato alla rivoluzione di febbraio nel tentativo di spezzare il solito gioco, ovvero il paese governato da politici controllati dagli oligarchi.
Il risultato di questa fenomenale rivoluzione è stato un governo degli oligarchi, che, finalmente sono in lotta per il potere direttamente tra di loro, senza intermediari.
Alla fine se ne è accorta il popolo ucraino, che ha trovato però un comodo carpo espiatorio,: i russi.
Escluso il partito comunista, diventato illegale, e il partito delle regioni, molto forte nel Dombass, ma senza politici carismatici e “puliti”, tutti i candidati alle prossime elezioni fanno a gara a chi è più intransigente nei confronti del Dombass, e a chi è più russofobo.
Per quello ritengo difficile che si possa arrivare ad una trattativa tra est e ovest ucraina, ed a una forma di federazione.
E adesso arriviamo alla Russia, e alle aspirazioni di Mosca.
Purtroppo per gli abitanti del Dombass, l’obbiettivo principale di Mosca è stato raggiunto,: la Crimea.
Ottenuto quello rimane l’obbiettivo secondario, che non è una nuova Transinistria al cubo, non riconosciuta e da ricostruire, ma un cambiamento sociale ed economico dell’Ucraina, con l’annientamento del sistema di potere degli oligarchi.
E, quando non si sa bene cosa fare, la soluzione migliore è non fare niente.
E si è arrivata alla situazione paradossale del Dombass, fino a metà agosto i combattenti di Donetsk e Lugansk si lamentavano con i russi che”li avevano abbandonati”, e di ricevere un supporto “coperto” e, tutto sommato, limitato.
Poi la guerra arrivò ad una soluzione imprevista, soprattutto per i russi, il governo ucraino, composto da imbecilli, e i generali dell’esercito di Kiev, incompetenti, sono riusciti a perdere la principale battaglia sperperando la loro superiorità di uomini e mezzi.
Mosca pensava di dover solo aspettare a lasciar proseguire i combattimenti per tutto l’inverno.
Kiev sarebbe sprofondata sotto la crisi economica e sociale, e i vari giocatori avrebbero fatto le loro mosse:
Gli oligarchi avrebbero cercato di crearsi dei veri e propri regni personali nelle città di Odessa e Dneprotevosk, Kiev sarebbe finita nel caos e un nuovo “uomo forte” proveniente dall’ovest avrebbe finito per cercare di prendere il potere, seguito da folle di sostenitori che cantano canzoni patriottiche e sventolano croci celtiche.
E una volta raccolti i cocci un nuovo stato sarebbe sorto.
Paradossalmente adesso le vittorie dei separatisti complicano il quadro, le “cinquanta sfumature di nero” dei vari capetti fascisti e degli oligarchi ucraini hanno trovato un comune nemico.
Adesso il futuro è incerto  da una parte la Russia preme per impedire ai separatisti di marciare su Kiev, cosa che ripetono hanno intenzione di fare, e nello stesso tempo cerca di mediare tra posizioni inconciliabili per arrivare ad un nuovo stato federale.
Ovvero cerca di far finire la guerra per dare modo al paese di andare a rotoli definitivamente.
E dall’altra parte abbiamo un occidente confuso e gli Usa che vogliono entrare a far parte della partita, ignorando completamente le complesse relazioni tra i vari “poteri forti” in Ucraina.
Con la solita grazia di un rinoceronte in una vetreria, cercano di far “vincere” fascisti e nazionalisti dell’ovest e oligarchi contro i separatisti dell’est, aiutandoli economicamente e militarmente.
Ovviamente dopo la fine della guerra il paese diventerebbe subito “civilizzato”, il potere degli oligarchi scomparirebbe e il benessere arriverebbe per tutti.
E l Russia piegherebbe il capo, sconvolta da alcuni punti percentuali di caduta del PIL.
Una incomprensione culturale immensa, che porterà a sicuri disastri anche in altri momenti del prossimo futuro.
E che causerà grossi problemi anche nei paesi musulmani ,dove la mentalità è ancora più aliena, e i “torti” vengono vendicati anche a distanza di secoli.