LA MODERNITA’ DI NICCOLO’ MACHIAVELLI

LA MODERNITA’ DI NICCOLO’ MACHIAVELLI

 

machiavelli

 

Machiavelli constatò le sfere diverse in cui agiscono politica e morale, comprendendo nitidamente l’autonomia di una rispetto all’altra.

Attuale perché riflette con lucidità sulla crisi che l’Italia, allora come adesso, sta attraversando: una crisi politica, una Italia senza solidi organismi statali unitari, cittadini deboli e instabili, crisi morale, l’affievolimento dei valori che comportano un decadimento del vivere civile. Lui capisce che quando manca l’amore per la patria, lo spirito di sacrificio, l’orgoglio, si arriva ad avere un atteggiamento scettico e rinunciatario, ci si abbandona al fatalismo, si smette di reagire e di lottare.

In questo fatalismo si insinua allora l’idea di potenza ed un riassemblarsi di un insieme di fenomeni nel campo sociale ed in quello psichico. La filosofia si ridice ad una serie di ipotesi e si concentra sull’idea di persuasione. Keyserling negava la realtà del pensiero moderno e la stessa “Civiltà” Occidentale non riusciva altro che a concentrarsi sull’azione. Il pensare non ha più il suo punto di analisi, perché tutto diventa deterministico. Nasce la “democrazia”, il “demos” controllato, il mondo tellurico ed anche l’idea di Stato si riduce ad un mero svuotamento rappresentativo. Nasce lo “Stato di Diritto” dove i riferimenti normativi non sono più nella persona, ma nella collettività: questa mette in moto la nuova teoretica del movimento delle masse, dove l’uomo diventa individuo e pertanto omologato ed omologabile alla neo-parola della satanocratica demagogia.

Siamo nell’era “degli immortali principi” dove si cancella la natura umana e il suo sé, l’uomo nuovo: il cittadino. Un mondo mostruoso dove la necessità diventa lo “ius sacrum” che trae la propria autonomia solo dalla normativa.

Per Machiavelli, all’epoca, l’unica soluzione era quella di formare un “principe dalla straordinaria virtù”, capace di organizzare le energie e di costruire uno stato forte capace di contrastare le mire espansionistiche degli stati vicini: vi ricorda qualche cosa per caso?

La teoria politica di Machiavelli cerca di dare una risposta efficace ai problemi urgenti, il principe/politico deve saper raggiungere i fini che devono essere propri della politica, deve rafforzare e mantenere lo Stato e garantire il bene dei cittadini.

Elimina il vecchio concetto di giudicare l’operato attraverso il rapporto corretto/parziale, violento/crudele, fedele/manchevole. Studiare il comportamento di un politico contemporaneo o del passato è uguale, quello che veramente si va ad analizzare è “l’agire politico” e la condotta statistica.

Una visione nuda e cruda, dell’uomo: un essere amorale di natura malvagia, ingrata, volubile, menzognero e avido. Il principe/lo statista non deve essere buono, questo lo condurrebbe alla rovina, la cattiveria ove richiesta diventa una necessità di stato. Il vero politico deve essere feroce quando la situazione lo richiede.

La morale deve essere abbandonata quando in politica si deve difendere o salvare lo Stato e le sue istituzioni, è giusto commettere azioni malvagie per non lasciar morire lo Stato.

Vengono ammessi i metodi riprovevoli a fin di bene e in favore dello Stato.

È lo stesso Stato infatti che deve rimediare alla malvagità umana, deve bloccare l’egoismo individualista che disgrega la comunità. Uno stato che controlla e blocca l’anarchia presente in molti uomini. Infatti la religione diventa esclusivamente uno strumento di governo, quest’ultima è l’unica che tiene saldi i principi di una comunità, obbliga i cittadini al rispetto reciproco e a mantenere la parola data.

Lo “Stato” che è creatura del Principe deve rimediare ai danni del principe per riprodurre un nuovo principe.

La dote migliore che un politico deve possedere è quella di saper approfittare delle occasioni quando queste si presentano. Il virtuoso condottiero politico deve avere anche la capacità di previsione, essere un accorto calcolatore. In politica, nei momenti tranquilli, un lungimirante politico deve saper prevedere “i futuri rovesci”, e saper predisporre i necessari piani per porre al riparo lo Stato nei momenti di condizioni avverse.

La perfetta e saggia conoscenza dell’agire politico, l’esperienza che proviene dalla conoscenza della storia, la capacità di conoscere i comportamenti degli avversari e di individuare come si può sviluppare una situazione, saper decidere con energia.

Al variare delle situazioni, in base ai contesti in cui si è obbligati ad operare, il vero statista sa quando deve agire con cautela e ponderatezza, ma sa anche essere impetuoso e astuto all’abbisogna. Nasce il concetto del comportamento modulare.

Un modus operandi adatto a tutti i politici che vogliono imparare a sopravvivere nel mondo selvaggio della politica, per evitare di essere travolti dagli avversari, sapersi preservare senza domandarsi se è giusto o sbagliato, i veri politici non si chiedono mai che cosa sia il giusto e l’ingiusto perché non credendo in nulla non pensano di doverne rispondere a nessuno. Essi non educano il popolo alla piena libertà, ma lo istruiscono al rispetto delle regole ed alla dipendenza dell’arbitrio capriccioso dei suoi “capi” che mascherano con abilità attraverso l’utilizzo di nuove forme di comunicazioni che non permettano il libero dibattito, se non controllato. Si applica la società il principio della gestione aziendale dove ci deve essere allineamento anche politico alla politica dominante.

Il sapere e l’esperienza, anche nel nostro attuale contesto di vita, deve affondare le radici nella continua lettura della storia.

Machiavelli afferma che il cristianesimo impone un modo di vivere che ci rende deboli, la visione del paradiso ci porta a sopportare le ingiustizie invece di vendicarle, siamo passivi e sottomessi a una moltitudine di personaggi privi di scrupoli. Questa attestazione è il frutto dell’incapacità di riconoscere una Volontà Superiore che non ha nulla a che spartire con uno pseudo-cristianesimo della necessità.

In un mondo dove la concorrenza è spietata, tutti gareggiano contro tutti per preservare la propria sopravvivenza, la religione cristiana non è adatta per la vita nel mondo attuale perché deve porsi sempre al di là del mondo e questa visione è potenzialmente pericolosa per la tenuta dello Stato.

“Nel mondo contemporaneo tutto è posto sotto il segno della crisi, non solo sociale ed economica, ma bnsì’ culturale… Sul mondo cristiano, sul movimento cristiano ricade una pesante responsabilità. Sul mondo si sta compiendo un giudizio del cristianesimo storico…le infermità del mondo contemporaneo non dipendono solamente dall’abbandono del Cristianesimo, dal raffreddarsi della fede”(Cfr. N. Berdjaev – Pensieri controcorrente) ma dall’incapacità di credere profondamente che esiste anche un mondo mistico che controbilancia questa deriva materialistica. Ecco le nuove idolatrie della pace, della solidarietà, della tecnica che vengono viste come il vero miracolo del mondo naturale.

L’istinto di conservazione ci porta alla costante ricerca della sopravvivenza, l’avarizia, la brama di dominio, il piacere che si trae dal godimento dei beni, il timore di perderli e la sete di ricchezza, la brama di reputazione/onore e di gloria/fama. Questo connotato umano porta al continuo desiderio, a non essere mai contenti di ciò che si ha, uno stato perpetuo di insoddisfazione. I peggiori istinti umani che solo la Religione può dominare, e questo la politica lo sa molto bene!

La religione ci ha dotato di una catena per tenerci a cuccia attraverso degli atti che hanno operato attraverso il senso di colpa dell’individuo. La religione non ha voluto liberare uomo ma lo ha reso quantitativo ed anti-gerarchico. Utilizzando una parte della Verità ha dominato l’umanità per impedirle di liberarsi cadendo nell’auto-divinizzazione umana, come se non esistesse un uomo trascendentale come se alla fine questo tempo delle false virtù dei nuovi Nicolaiti non dovesse crollare nella stanchezza di noi stessi.

L’individuo maggiormente attrezzato, forte e astuto sa dominare sulla massa ma non sa che poi dalla massa imbestialita senza più principi, etica e spirito può essere demolito e rimpiazzato con altro totem da adorare. Il Comunismo è stato la forma estrema di idolatria sociale, come il Capitalismo senza regole è stato la forma estrema dell’idolatria personale. L’uomo ha liberato forze nascoste per farne un principio teleologico.

Chi sa elaborare una strategia e una tattica vincente ha un buon margine di libertà, queste sono le qualità per arrivare alla vittoria finale. La passione e la ragione calcolatrice, ci permettono di ottenere la nostra conservazione. Questa catena a cui siamo legati, ci offre la libertà di scegliere le tattiche da schierare: è l’unica libertà che possiamo conoscere e accettare.

Come si può prendere in considerazione il termine libertà, intesa come capacità di innalzarsi a Dio? Il mistero della libertà è il mistero della Tri-Unità che si ipostatizza nell’uomo direbbe il Diacono Martino perché, nonostante tutto egli vede nell’uomo la possibilità di andare oltre le apparenze per raccogliere la sintesi dove tutto è donato ma non ancora compreso come donazione.

Virtuoso raccogli e stringi tra le mani la tua occasione, perché se non la cogli e non la tieni ben salda, qualcuno la vedrà e te la toglierà con ogni mezzo!

Machiavelli non guarda il mezzo ma il fine, e come ottenerlo, spiega che la politica è intrisa di intelligenza, di stratagemmi e di fredda e lucida ragione: tattica e strategia per trionfare.

Simulare, sapersi auto-controllare, manipolare, ingannare, sedurre, persuadere, dirigere, l’arte del saper raggiungere un compromesso, questa è la politica vincente sempre e comunque.

Machiavelli, un grande pensatore italiano che ha insegnato tanto, ma non letto e capito dai politici italiani.

BY Alessia e Diacono Martino

http://liberticida.altervista.org/

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