Iniziano le “prove tecniche” di disconnessione dell’Ucraina dalla Russia: la Transneft comincia con la chiusura di un oleodotto.

Nel prossimo futuro le relazioni tra Russia ed Ucraina arriveranno ad un nuovo livello, se non ad una guerra conclamata.
Come aspaete l’Europa è riuscita ad ottenere una “vittoria” il gasdotto Southstream, progettato per bypassare l’ucraina e le esose tariffe di transito, non si farà più.
Ovviamente la risposta russa è stata peculiare, si è dato il via al “TurkStream”, una nuova condotta che porterà il gas attraverso la Turchia.
Si vede che Mosca preferisce pagare i diritti di passaggio ad Ankara, piuttosto che a Kiev.
Come avevo già preannunciato nel 2020 i contratti con la fornitura di gas all’Ucraina, comunque carta straccia per via dei mancati pagamenti, arriveranno a termine.
Non mi sorprenderebbe, e non dovrebbe sorprendere nessuno, che la Russia annunci, prima o poi che non fornirà più gas all’Ucraina a partire da tale data, e che  conseguentemente , il gas destinato all’Europa non passerà più attrraverso il territorio controllato da Kiev.<br />Certo , magari passerebbe attraverso il territorio controllato dalla Novorossia, ovvero il nuovo stato che si dovrebbe formare dopo la completa dissoluzione dell’Ucraina attuale, ma quella è un’altra storia..
Nel Caso la Russia potrebbe fornire il gas necessario ai paesi europei tramite i gasdotti del Nord europa (Yamal e North Stream) e attraverso il nuovo gasdotto meridionale fino in Grecia.
Ci sarebbe tutto il tempo per i paesi europei di costruire, a loro spese, nuovi gasdotti per smistare il gas attraverso i loro territori.
Perchè dico questo, quando ancora quest notizia non è ufficiale?
Ovvia, siamo in pieno inverno e l’Ucraina è un filino instabile, tanto per minimizzare.
Alla prossima primavera sarà comunque necessario mettere le mani al portafoglio da parte di Kiev per pagare il gas per la prossima stagione e per modernizzare i vetusti gasdotti, costruiti in epoca sovietica.
A questo punto sarebbe necessaria una immensa opera di privatizzazione, tutto, giacimenti, impianti di stoccaggio e condutture, verranno svendute a privati compiacenti, ovvero banche e aziende europee e statunitensi, pronti ad incassare cospicui dividendi annuale dal transito e dal deposito negli stoccaggi del gas russo.
Oltre a rivendere a prezzi “europei” il gas ai poveri ucraini, che già adesso faticano a pagare le bollette,  malgrado le forniture a loro vengano  vendute mediamente sottocosto.
Credo che pochi giorni dopo la firma del contratto di privatizzazione il governo russo potrebbe sganciare la bomba: “spiacenti, entro il 2020 si chiude, ritentate , potreste essere più fortunati”.
Questo tipo di azioni farebbe ghignare di brutto parecchia gente, aumenterebbe di molto le quotazioni delle azioni di alcuni, e farebbe venire bruciori di stomaco a tanta gente antipatica.
Intanto una azienda petrolifera russa, la Transneft, annuncia di essere pronta a chiudere un loro oleodotto lungo 1500 chilometri, che passa attraverso il territorio ucraino.
Pare che almeno 1000 tonnellate al mese di greggio vengano rubati lungo il tragitto, con 90 piccole raffinerie cresciute come funghi lungo il percorso dell’oleodotto, e sotto gli occhi compiacenti delle autorità ucraine..
Non solo, l’ucraina ha deciso di appellarsi al famoso terzo pacchetto energia e di nazionalizzare la linea, ancora di proprietà dell’azienda russa.
A quel punto la Transneft ha detto:
“Ok, si chiude, passeremo attraverso la Bielorussia: buon Natale!”
I prossimi mesi saranno ancora più interessanti di questi, temo.