Il governo Ucraino ha chiesto “urgentemente” alcune decine di miliardi di dollari a USA e UE. Il nuovo ministro si è accorto che il paese è in bancarotta.

Altro post riepilogativo della complicata situazione ucraina, dopo il colpo di stato di febbraio e la guerra civile che ne è seguita.
Orbene, prima di tutto facciamo alcune  considerazioni terra terra.
Diverse zone dell’Ucraina non sono più sotto il controllo di Kiev.
La Crimea costituiva, da sola, il 2,5% del prodotto interno lordo del paese, e il Dombass, stremato dalla guerra, contribuiva per una percentuale che va dal 16 al 20%, a seconda di come si eseguono i calcoli.
Il FMI, che sta seguendo la crisi, ha stabilito un calo del PIL ucraino per il 2014 del 9%.
Ovvero sono “previsioni” come quelle a cui gli italiani sono abituati, tutte balle, anche senza tenere contro della svalutazione siamo intorno ad un apocalittico 23-25% e l’anno non è ancora finito..

Già questo mi porterebbe a finire qui il mio intervento, però devo esordire con il discorso fatto alla Rada, il Parlamento Ucraino del nuovo ministro dell’economia e dello sviluppo, il lituano Aivaras Abromavicius:
“il paese è sostanzialmente in bancarotta, e è irrealistico chiedere a noi  (noi inteso come noi stranieri) di risolvere il problema senza interventi “motivati” del governo”.
Ne è seguita una interessante e poco coperta dai media occidentali  richiesta di almeno 15 miliardi di dollari di aiuti entro “poche settimane”, per evitare il collasso del paese.
La richiesta è stata fatta in inglese ai responsabili economici europei e statunitensi, e la parola utilizzata “donor” (donatori) mi dà da pensare…. forse stavolta non si stratta di un prestito.
Gli oltre otto miliardi di dollari di aiuti consegnati fino ad ora si sono volatilizzati in aereo insieme alle riserve auree a marzo, in strani bonifici a Cipro in agosto e in strane commesse per l’esercito nei mesi seguenti.
Rubati, senza ombra di dubbio, ne ho già parlato in altri post.
Non contenti di questo il governo ha indebitato il colosso energetico statale, la Naftogaz, per comprare il gas da Russia e Slovacchia, energia elettrica e carbone dall’estero.
I debiti della Naftogaz assommano, miliardo più, miliardo meno, ai quindici richiesti.
Interessanti le reazioni dei vari leader politici europei.
In Germania si è visto chi comanda veramente, Shauble, il potente ministro dell’economia ha telefonato al suo omologo russo per chieder a Mosca di “abbuonare” il debito da tre miliardi di dollari in scadenza a gennaio e “aiutare” l’Ucraina.
Spero che la risposta russa sia stata diplomatica e non il “che cazzo dici?” che sarebbe venuto fuori così, a freddo.
I ministro inglese dell’economia , George Osborne si è detto sorpreso :” mi sembra strano che l’Ue chieda alla Russia di aiutare Kiev quando si non in corso sanzioni per punire la Russia stessa per la sua ingerenza nelle cose ucraine”.
E alla fine è stato interpellato anche il Buon Padoan, che ha detto, in soldoni: “ulteriori aiuti possono essere concesso solo dopo che saranno stati effettuate importanti cambiamenti”.
Per darvi un esempio il taglio del 25% del bilancio dei ministeri, taglio ulteriore delle pensioni, già dimezzate e così via.
Oltre all’aumento delle tariffe, già aumentate di tre volte e pronte ad un nuovo “rinforzino” in marzo.
Insomma presto gli ucraini guarderanno con invidia il fato della Grecia, con solo il due per cento dei bambini denutriti e solo poco meno di un terzo della popolazione senza assistenza medica gratuita..
Fonti delle notizie?
Alcuni articoli diffusi dai media ucraini, un pezzo della Itar Tass e uno del  Financial Times, noto giornalone filorusso.
Questo per rispondere ai poveri filoucraini che mi accusano di essere un menagramo.
Intanto a Kiev al mercato nero i dollari vengono venduti già a 18, rispetto ai 16 ufficiali e i 25 per un dollaro de me preconizzati ai primi del 2015 non sembrano più una boutade….
E la solita agenzia di rating “filorussa” Moodys prevede in Ucraina  un tranquillizzante 55% di crediti bancari deteriorati entro la fine del prossimo anno.
A Odessa l’energia elettrica arriva per poche ore al giorno, le centrali elettriche sono senza carbone che verrà acquistato dal Sudafrica e arrivrà “in tempo” (con quali soldi?).
Casualmente nella fetta di territorio controllata dai separatisti ci sono le aziende che esportavano di più del paese e le miniere di antracite più ricche e profittevoli, una “secessione” chirurgica come si è visto poche volte , nella storia.
Tic tac….il tempo sta per scadere.