Il CETA avanza e il TTIP sta avanzando?

Il CETA avanza e il TTIP sta avanzando?

Il programma di unificazione forzata ci ha surrettiziamente indirizzato a trasformazioni costituzionali nei vari paesi aderenti, continuiamo a perdere sovranità a favore delle crescenti burocrazie centrali della UE. Al suo interno il potere legislativo risiede nella Commissione – non eletta – che discute e decide in segreto, a porte chiuse. Il progetto della UE non è rivolto al progresso delle nazioni europee, ma è uno strumento di dominazione e di controllo sociale.
Di prossima attuazione è il TTIP (trattato transatlantico di libero commercio) la cui negoziazione avviene ovviamente in segreto: i parlamentari non possono fare copie delle bozze, possono consultarle solo per un tempo limitato e non possono trascriverne i brani. Su questo link  ho trovato una cosa che vi riporto:

“Non può non provocare inquietudine quanto denunciato dall’ex ministro Giulio Tremonti in Senato, a proposito delle rigide misure adottate dal Governo per tutelare la segretezza del Ttip, il nuovo Trattato Transatlantico destinato a sostituire l’accordo del 1994 sul libero commercio mondiale (Wto). Nell’intervento pubblicato da ilfattoquotidiano.it, si ascolta il senatore lamentare le indebite restrizioni governative imposte ai parlamentari. La consultazione della documentazione riservata all’esame dei senatori è stata limitata per “massimo un’ora, sotto la vigilanza dei carabinieri” e con una serie di gravami che nulla hanno a che vedere con gli obiettivi di trasparenza e diffusione. Di qui la laconica conclusione: “C’è stata una fase della storia in cui i trattati sono stati segreti e quella è una fase che ha portato ad esiti tragici. I trattati non possono essere segreti, lo può essere la trattativa, ma non i trattati”.”
Non intendo ribadire il perché si voglia coprire gli interessi economici retrostanti e i loro progetti: infatti con tale trattato le multinazionali statunitensi potrebbero prendere rilevanti fette di mercato a danno delle piccole imprese. Il TTIP disporrebbe anche di un tribunale sovranazionale, organizzato da esso stesso, per quando si vogliono citare gli Stati che perseverano su politiche e legislazioni che vengono ritenute dannose, per condannarli a risarcire danni da mancato profitto e per far pagare i risarcimenti ai contribuenti. Con il TTIP verrà meno il principio politico, il principio legalitario e i diritti dell’uomo. Verranno solo salvaguardati i diritti degli investitori e del capitale finanziario. Per ulteriore specifiche potete leggere questo articolo: http://www.globalresearch.ca/the-collapse-of-the-european-union-return-to-national-sovereignty-and-to-happy-europeans/5524555
Nel frattempo ibtimes riporta che (http://it.ibtimes.com/ttip-che-punto-siamo-tra-le-accuse-di-greenpeace-e-le-posizioni-inconciliabili-la-strada-e-ancora):
Greenpeace Olanda è entrata in possesso delle bozze di TTIP redatte fino all’aprile 2016 (http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/rapporti/TTIP-leaks/) “Il documento di 248 pagine, contiene capitoli “consolidati”, sui quali le posizioni di USA e UE convergono e altre tematiche su cui le richieste della parti restano in conflitto, ma l’organizzazione sottolinea il silenzio su alcune tutele previste da trattati precedenti, ma assenti nel TTIP. Non c’è alcun riferimento alle regole comprese negli accordi GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) della World Trade Organisation per la tutela dell’ambiente, né agli Accordi sul clima di Parigi, né alcun tipo di principio di precauzione per prodotti o servizi che possono mettere in pericolo la salute umana.” Secondo Greenpeace “entrambe le parti stiano creando un regime che antepone il profitto alla vita e alla salute umana, degli animali e delle piante”. (http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2016/Q_A_TTIP_leaks_IT.pdf)
Ma non mancano certo le sorprese, in Europa iniziano a farsi sentire per davvero le proteste come afferma il sito http://www.lifegate.it/persone/news/ttip-accordo-libero-scambio-usa-ue
“Chi è contrario a questa logica di mercato ha paura che dietro la semplificazione e l’armonizzazione delle norme ci sia in realtà la volontà di “indebolire i processi decisionali democratici a vantaggio delle multinazionali”, come riportato dal settimanale tedesco Der Spiegel. Un tentativo di tutelare maggiormente gli interessi delle aziende, a scapito dei lavoratori e dei consumatori. 
La Germania è uno dei paesi europei dove il fronte contrario al Ttip è più attivo.”
Un altro passo importante è questo: 
“Un’altra questione che sta facendo arretrare l’Ue, e quindi rallentare i negoziati, è quella sul sistema di risoluzione delle controversie sugli investimenti (Investment court system, Ics) che prevede la possibilità per le aziende di far causa agli stati e portarli davanti a un collegio arbitrale, un tribunale terzo. Per i favorevoli, questa clausola rappresenta un meccanismo per proteggere gli investitori stranieri dalle discriminazioni o dal trattamento iniquo da parte dei governi, per proteggere l’occupazione e aumentare le esportazioni. Chi è contrario a questo sistema – compresi alcuni governi – pensa che scavalcare la giurisdizione nazionale sia dannoso per la democrazia perché rischia di ostacolare qualsiasi progetto di legge che vada contro gli interessi delle multinazionali. Una semplificazione al ribasso, dunque, da cui i cittadini non trarrebbero nulla di positivo.”
Nel frattempo sta per essere approvato dai governi l’entrata in vigore del partenariato tra UE e Canada (accordo economico e commerciale globale, CETA http://ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/ceta/): quest’ultimo è stato tenuto meno segreto. 
Alcuni stati, come recentemente la Francia, si sono detti contrari (Mediapart https://www.mediapart.fr/journal/economie/dossier/europe-usa-tout-sur-laccord-transatlantique), al TTIP e al CETA.
Questo business canadese riguarderà prevalentemente il mercato di carni bovine e di carni suine allevate in Canada per essere poi esportate verso l’Europa, mentre la UE sacrificherà il 90% della sua Denominazione di Origine Protetta. 
La UE abbandona al proprio destino l’agricoltura, le eccellenze agroalimentari e gli allevatori europei. Sacrifica una grossa fetta dell’etichetta Dop, vanto di paesi come Francia, Italia, Spagna, Grecia e Germania. 
Nel CETA, tra le 1400 DOP europee, solo 174 hanno una chance di essere elencate nell’allegato 20-A a pagina 516 del documento bozza 
(http://corsicaoggi.altervista.org/sito/laccordo-libero-scambio-ue-canada-minaccia-brocciu/)
Nel frattempo anche The Guardian si è accorto che le proteste europee iniziano a farsi sentire con voce (http://www.theguardian.com/commentisfree/2016/may/05/protest-never-changes-anything-derailing-ttip-trade-agreement):
Those of us who campaigned against TTIP – not least fellow Guardian columnist George Monbiot – were dismissed as scaremongering. We said that TTIP would lead to a race to the bottom on everything from environmental to consumer protections, forcing us down to the lower level that exists in the United States. We warned that it would undermine our democracy and sovereignty, enabling corporate interests to use secret courts to block policies that they did not like. Scaremongering, we were told. But hundreds of leaked documents from the negotiations reveal, in some ways, that the reality is worse – and now the French government has been forced to suggest it may block the agreement. The documents imply that even craven European leaders believe the US demands go too far. As War on Want puts it, they show that TTIP would “open the door” to products currently banned in the EU “for public health and environmental reasons”.
As the documents reveal, there are now “irreconcilable” differences between the European Union’s and America’s positions. According to Greenpeace, “the EU position is very bad, and the US position is terrible”. The documents show that the US is actively trying to dilute EU regulations on consumer and environmental protections. In future, for the EU to be even able to pass a regulation, it could be forced to involve both US authorities and US corporations, giving big businesses across the Atlantic the same input as those based in Europe.”
Proteste o no, comunque vada, rimango sicura di una cosa: alla fine passerà tutto – TTIP compreso – su questo non ho dubbi.
BY Alessia