I provvedimenti del governo Letta.

Il neo governo Letta, con la partecipazione della Banda Bassotti, ovvero il PDL, si è concentrato principalmente su alcuni provvedimenti economici.
Ecco i provvedimenti principali:
  • il pagamento parziale dei debiti dello stato nei confronti delle aziende.  Ovvero quaranta miliardi in due anni , finanziato con l’emissione di nuovo debito pubblico, e che hanno portato il rapporto entrate/spese , ovvero il deficit pari al limite fissato dalla comunità europea , ovvero il tre per cento.
  • La sospensione dell’IMU, la tassa non è stata soppressa, solo sospesa , e non per tutti , bisogna trovare i soldi in qualche modo entro agosto, altrimenti sarà da pagare.
  • Il finanziamento della cassa integrazione, e , a ben vedere dove sono stati reperiti i soldi, c’è da mettersi le mani nei capelli. Sono venuti dai fondi per la formazione dei lavoratori, dai fondi europei, da altri fondi stanziati per il 2016 e dai soldi messi da parte per la costruzione dell’Autostrada in Libia, tanto Gheddafi  ormai è morto.
  •  Dell’aumento dell’Iva prossimo venturo cercano di non parlarne, i ministri fanno finta di niente, sul serio.
  •  Un altro provvedimento appena emanato è la riproposta di nuovi contratti a termine e di apprendistato per il lavoratori, tanto il problema di finanziare le pensioni è solo tra qualche anno mese  , non adesso. 

E quello che stupisce è che giornali e media tradizionali non si pongano affatto il problema, ma si concentrino sugli scontrini dei grillini o sui giudici antiberlusconiani, solo fumo negli occhi.
Ragionando in termini di politica tradizionale non vedo cosa altro avrebbe potuto fare il governo , comunque composto.
Purtroppo i tempi sono particolari , la crisi economica probabilmente è sistemica, non occasionale e non avrà mai fine.
Prima ce ne rendiamo conto meglio è.
Il petrolio non calerà di prezzo, anzi l’estrazione sarà sempre più costosa, quindi benzina e energia costeranno sempre di più.
Le nostre aziende forse ricominceranno ad esportare, ma dove?
India e Cina stanno cominciando a produrre per conto loro anche prodotti di alta tecnologia, e , quello che è peggio, stanno esportando loro negli altri paesi in via di sviluppo.
Il problema della produttività delle aziende  e dell’amministrazione è fondamentale, con le nuove tecnologie sono necessari meno lavoratori rispetto a prima, per produrre la stessa quantità di prodotti e di servizi.
Faccio un esempio:
Un semplice geometra, si occupa di piccole costruzioni e di varianti del catasto , cose così.
Fino a pochi anni fa campavano con i cantieri, con le infinite prescrizioni burocratiche e con la sorveglianza e gli altri adempimenti.
Adesso le costruzioni sono ferme, e loro pure.
Il catasto, perlomeno nelle nostre parti, è aggiornato quasi in tempo reali, e anche solo fare una variante su di una particella è diventato semplice, basta inviare al catasto i mappali per via telematica e la modifica viene fatta in una frazione del tempo impiegata prima.
Quindi molti delle decine di migliaia di piccoli professionisti impiegati nel settore sono a spasso , e non avranno mai più lavoro.
Lo stesso ragionamento vale per ingegneri metalmeccanici , geologi , eccetera , una volta che la porta è chiusa non si riaprirà più, perlomeno per una generazione.
La nautica, che conosco bene come settore, sia professionale che da diporto è completamente evaporata, nel giro di due anni.
Io producevo accessori per alcune piccole aziende italiane, e il numero di pezzi venduti all’anno è passato dai circa millesettecento del 2004  a dieci nel 2012.
La demagogia di alcuni governi (abbiamo tassato i proprietari di imbarcazioni!) ha soddisfatto il popolo, ma oltre centomila lavoratori nel settore italiano della piccole e media nautica da diporto sono a spasso , su centoventimila totali.
Facendo il gioco delle tre carte e aumentando il debito pubblico non credo che il problema della fantomatica “ripresa” si possa mai.
Quello che i governi non dicono è che la nostra società è a un bivio.
O si sceglie la strada “greca” ovvero si tagliano drasticamente i soldi degli stipendi e delle pensioni, privatizzando tutto l’immaginabile.
Oppure si esce dall’euro , si statalizza il sistema bancario e si rinegozia il debito pubblico, ovvero non si paga il debito se non in parte.
Onestamente non so quale strada sia la migliore, sarebbe un disastro in ogni caso.
Certo che , per trovare una soluzione sarebbe meglio parlarne , non spalmare il debito negli anni, sperando che succeda qualcosa, come stanno facendo adesso.