Greta Ramelli e Vanessa Marzullo – rapite in Siria :attiviste allo sbaraglio.

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“Agli eroi di Liwa Shuhada grazie per l’ospitalità e se Dio vuole vediamo la città di Idlib libera quando ritorneremo”

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due attiviste rapite qualche giorno fa avevano degli amici molto pericolosi, per usare un eufemismo.

Liwa Shuhada Al Islam (unione dei  è il nome di un guppo di combattenti islamici, pare affiliato ad al Quaeda), a cui fa riferimento il cartello, sventolato dalle due ragazze durante una manifestzone Anti Assad in Italia.
Si tratta di un gruppo terroristico, che, oltre a combatte in Siria, si è dichiarato colpevole di un attentato a Damasco
Le due  ragazze si erano recate illegalmente in Siria tramite la Turchia , e si erano recate  ad Aleppo, roccaforte dei ribelli.
Dovevano supervisionare la distribuzione di medicinali raccolti per il Progetto Horryaty , partito pochissmo tempo fa.
Le nostre eroine si erano già recate a Idleb, zona a sud est di Aleppo, per visitare un paio di centri medici locali.

Ecco il loro “curriculum”, ricavato dal sito:

Vanessa Marzullo, 21 anni, di Bergamo. Studentessa di Mediazione Linguistica e Culturale, curriculum Attivita’ Internazionali e Multiculturali – lingue: Arabo e Inglese. Volontaria presso Organizzazione Internazionale di Soccorso. Dal 2012 si dedica alla Siria, dalla diffusione di notizie tramite blog e social networks all’organizzazione di manifestazioni ed eventi in sostegno del popolo siriano in rivolta. Questo culmina nell’organizzazione e nella nascita del Progetto “Assistenza Sanitaria in Siria”.

Greta Ramelli, 20 anni, di Varese, studentessa di Scienze Infermieristiche. Diplomata al liceo linguistico Rosetum dove ha studiato inglese, spagnolo e tedesco. Volontaria presso Organizzazione Internazionale di Soccorso, operatrice pronto soccorso trasporto infermi e nel settore emergenza (livello operativo). Nel maggio 2011 trascorre 4 mesi in Zambia nelle zone di Chipata e Chikowa lavorando come volontaria presso 3 centri nutrizionali per malati di AIDS, incluso alcune settimane presso le missioni dei padri comboniani. Nel dicembre 2012 ha trascorso tre settimane a Calcutta, India, dove ha svolto volontariato presso la struttura Kalighat delle suore missionarie della carità e ha visitato progetti di assistenza alla popolazione indiana presente negli slums. Attualmente si occupa principalmente di Siria, sia per quanto riguarda l’accoglienza profughi insieme ad altri volontari, sia per attivismo e per aiuti umanitari. Al momento collabora con il Comitato S.O.S. Siria di Varese, l’Associazione delle Comunità Arabe Siriane e IPSIA Varese nel progetto “Assistenza Sanitaria in Siria”.

Si tratta di normali attiviste, che, per recarsi in zona devono per forza appoggiarsi ad organizzazioni legate ad Al Quaeda, dato che, per via della lor età, del loro sesso e della loro religione, è meglio non rivolgersi ai miliziani dell’ISIS.
Purtroppo nella zona è in corso anche un feroce scontro tra fazioni, tra i miliziani “indipendenti” finanziati di volta in volta da Turchia , Arabia Saudita e USA e i miliziani dell’ISIS, che stanno vincendo.
Probabilmente uno di questi gruppi “sconfitti” avrà deciso che è meglio qualche milione di euro di riscatto rispetto a qualche scatolone di medicinali, e ha agito di conseguenza.
Rispetto la voglia di attivismo e che qualcuno possa avere voglia di contribuire per una causa, con raccolta fondi e altro, anche se non condivido le conclusioni acui le ragazze sono arrivate, dato che si sono alleati xon quelli che, secondo me , sono i cattivi.
Però due ragazze ventenni non possono gettarsi allo sbaraglio in zona di guerra per scompagnare un container di medicinali, soprattutto se accompagnate da un “giornalista” come Daniele Raineri, noto “pallonaro”, l’inventore dei due scoop , quello delle “bombe al cloro” e quello dei “barili bomba”.
Mai esistiti se non nella prolifica mente del sedicente “giornalista”.
Attivismo a parte a uno può venire in mente che questo Raineri sia legato ai servizi segreti di qualche paese, considerando l’eco che le sue balle hanno su tutti i principali media occidentali.
Controllar in rete chi sono davvero  questi “attivisti locali” a cui ti appoggi per la “sicurezza” in zona aiuterebbe.
Non farlo non si chiama “attivismo”, ma “stupidità”.