Chi c’è dietro la disfatta dell’esercito ucraino nell’aeroporto di Donetsk, anche nelle sconfitte dei giorni successivi.

C’è un detto , dietro un grande uomo c’è una grande donna.
Parafrasandolo possiamo dire che dietro un grande insuccesso, c’è un grosso imbecille.



Questa volta possiamo fare nome e cognome, il generale a tre stellette Viktor Muzhenko, il bel tipino che vedete nella foto sopra,…

I comandanti dei separatisti lo chiamano , sghignazzando, “il cretino certificato” (in russo Cretin e basta), nomignolo, pare anche utilizzato dai sui sottoposti, ma di nascosto.
Nasce nel 10 ottobre 1961 nella città di Vystupovichi, nell’ovest ucraina, poco sotto Chernobyl.
Malgrado abbia studiato nell’accademia di Leningrado sfugge alle “purghe” che hanno causato l’allontanamento dall’esercito ucraino della quasi totalità degli ufficiali che hanno studiato in Russia.
Diventa uno dei fondatori dell’Accademia Militare Ucraina di carristi dei Carpazi, che ha dato tanti ufficiali vittoriosi al paese (ironico).
Prima come ufficiale incaricato delle formazione psicologica ( e politica) e poi come responsabile della formazione strategica dei carristi, e si spiegano tante cose.
Forte di questo curriculum il 3 luglio diventa Capo di stato maggiore e comandante dell’esercito ucraino.
Sua , quindi, è la responsabilità delle tragiche sconfitte dell’autunno scorso dell’esercito ucraino, tre volte più numeroso e meglio armato delle forze separatiste.
Migliaia di soldati racchiusi nei “salienti”, le “sacche in cui vengono circondati e distrutti i soldati di Kiev, a migliaia alla volta.
Migliaia solo nella sacca vicino a Saur Mogila e almeno duemila vittime della rotta di Lyovask.
Si è distinto particolarmente nella gestione della fase finale dell’assedio dell’aeroporto di Donetsk.
Corso sul posto per “gestire la situazione” prima manda allo sbaraglio alcune delle forze speciali, un piccolo gruppo di blindati che si trova nel mezzo dei miliziani separatisti vittoriosi, mandati per “raccogliere i feriti”.
I separatisti li accolgono sghignazzando, e gli dicono, dopo averli gonfiati come delle zampogne a suon di botte: “ma non sapete che siamo qui da una settimana?”
Un colonnello , leader carismatico delle forze ucraine viene fatto prigioniero in questo modo inglorioso.
Saputa la notizia Viktor ha un sussulto di orgoglio, manda avanti quaranta mezzi blindati, senza supporto di fanteria e artiglieria, e divisi in tre gruppi, a riconquistare l’aeroporto.
Ovviamente ignora che anche i dintorni dell’aeroporto di Donetsk sono in mano ai ribelli.
Ribelli che li attendono in mezzo agli alberi, con missili e mortai.
Dopo furiosi combattimenti , e in seguito alla distruzione anche di un ponte ( su cui erano presenti alcuni di questi blindati) le tre colonne vengono distrutte.

Viktor fa la mossa finale, si finge ferito e ritorna velocemente a Kiev, per “ricevere istruzioni”.
I soldati rimasti, “leggermente” demoralizzati perdono due importanti Ceckpoint ,il 29 e il 31, e lasciano entrare le truppe separatiste , molto galvanizzate dagli ultimi avvenimenti, nelle città vicine di Pesky ed Ardeevka.

Ma anche un grosso imbecille da solo non riesce a fare tutto questo.
Dietro di lui ci sono altri personaggi, Nalivajchenko, il capo dei servizi segreti Ucraini e Semen Semenchenko , il capo del battaglione di neonazisti “Dombass”.
Costoro irretiscono Viktor con lisergici rapporti  sulle “vittorie schiaccianti” dell’esercito ucraino e sulle “migliaia di militari russi uccisi”.

Rapporti basati sulla fantasia, piuttosto che sulla realtà, come gli avvenimenti degli ultimi giorni dimostrano.  
Eccovene un esempio fresco fresco , il generale russo Sergei Kuzloviov, comandate dell’85ima armata di Mosca, sarebbe al comando delle truppe dei separatisti a Popasne, un villaggio del Dombass.

Ecco un esempio delle case di Popasne….in pieno centro.

Manco un drogato di crack in pieno “trip” crederebbe ad una notizia del genere.
Viktor e soci cominciano a credere alle proprie balle, e la strategia dell’esercito ucraino viene stabilita in base alle fantasie di cui sopra, mandando avanti soldati demoralizzati, poco armati e peggio equipaggiati contro il nemico.
Nemico che è ben felice di assecondarli, ritirandosi per poi circondarli e distruggerli.

Anche Poroshemo, il presidente ucraino fa la mossa da vero statista, e cerca qualcuno a cui dare la colpa.
Viene istituita una “commissione politica” per investigare su casi di “tradimento” che hanno portato alla sconfitta, i riflettori sono puntati sul povero Viktor.

Chi è il capo della commissione di’inchiesta? Ma il buon Semen Semenchenko, ovviamente.

#Viktorstaisereno…

P.S. ho il sospetto che quando scriveremo di questi avvenimenti i nostri discendenti non ci crederanno, nessuno può essere tanto imbecille.