Anche i nordici piangono: in Finlandia le cose non vanno tanto bene.

Da Alessia Ricevo e volentieri pubblico:

La Finlandia potrebbe diventare la nuova storia di successo dell’Unione Europea, perlomeno così come la intende il buon Mario Monti, che nel 2011 dichiarava che la Grecia “è il più grande successo dell’euro”. Analizziamo ora come la UE potrebbe contribuire in modo decisivo a questa grande “Hit”.
La Finlandia è stata colpita duramente dalla recessione, dal 2009 la sua crescita cumulativa è stata di un sconfortante -5%, il peggior risultato in Europa ad esclusione dei famosi PIGS. La disoccupazione è salita al 9,4%, la Nokia (un tempo vanto del paese) è di fatto scomparsa e la sua più importante industria, quella della carta e del legname è in crisi e soffre della concorrenza di altri paesi. Come sottolineato dalla Banca Centrale Finlandese (Suomenpannkki), negli ultimi 20 anni il prezzo delle case ha subito una crescita molto elevata così come l’indebitamento privato: ciò è stato favorito dal costante afflusso di capitali a basso costo dai paesi “core” dell’Unione (non suona nuovo vero?).

La BCF esprime preoccupazione per la sostenibilità a lungo termine per l’economia del paese, soprattutto in vista della stagnazione dei redditi e della crescente disoccupazione. 
Una situazione non troppo dissimile a quella che portò la Finlandia alla grave crisi del 1990: una crisi creata dal “surriscaldamento” del credito facile e relativa bolla. 
Allora il PIL precipitò del 13%, una legnata notevole, ma nel decennio successivo il paese nordico si riprese alla grande. 
Come? Facendo esattamente quello che l’euro e i vincoli di bilancio impediscono: lasciò fluttuare la sua moneta uscendo dalla banda di oscillazione dello SME, il Markka scese di un sobrio 24% (ma non erano i furbetti del sud a svalutare?), permettendo di guadagnare competitività, aumentò la spesa pubblica arrivando ad un rapporto debito /PIL del 70%, concesse prestiti alle banche indebitate che vennero restituiti negli anni seguenti. 
Tutte queste azioni sono ora totalmente impossibili, l’euro non permette svalutazioni e gli ultimi governi sono stati strenui difensori del rigore di bilancio. 
L’unica azione possibile è la svalutazione interna, cioè tagliare i salari, ridurre i consumi interni per pareggiare il deficit delle partite correnti, tagliare il welfare e spesa pubblica. Un film visto e stravisto.

Negli anni ’90 la ripresa fu favorita da una congiuntura internazionale positiva, mentre oggi la camicia di forza dell’euro non permette di trovare vie d’uscita.


Veniamo ora ad un altro aspetto interessante: le demenziali sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia. 
La Russia rappresentava il primo partner commerciale finlandese fino al 2014, anno di introduzione delle sanzioni. 
Secondo dati ufficiali dell’ente delle dogane finlandese le esportazioni della Finlandia verso la Russia sono calate addirittura del 34% nell’ultimo anno, colpendo soprattutto il settore caseario. 
Ad esempio l’azienda Vealio, leader finlandese nel settore, ha annunciato un taglio di 320 posti di lavoro e 120 milioni di euro di perdita. Nel complesso è tutto il settore agroalimentare a soffrirne. 
Altri settori non direttamente colpiti dalle sanzioni, come quello della carta, soffrono per le difficoltà nei pagamenti dovuti alle limitazioni per le banche russe e per il calo dei mezzi di trasporto disponibili, data la riduzione del traffico bilaterale.
In fine parliamo dell’argomento immigrazione. Nel solo anno passato la Finlandia ha accolto 30.000 rifugiati, un impegno notevole per un paese di 5.5 milioni di abitanti. 
La Finlandia fu l’unico paese a non votare durante il vertice europeo dove si doveva decidere sulla redistribuzione dei migranti, forse perché il governo si trovava stretto tra due fuochi: l’obbedienza ai dettami dell’Europa e il partito dei Veri Finlandesi, contrario all’immigrazione, che fa parte del governo in carica.
Il paese dei mille laghi ha sempre avuto una politica aperta verso l’accoglienza, ma negli ultimi due anni la popolazione sta cambiando idea sul fenomeno, anche a causa di alcuni episodi di violenza che hanno scosso l’opinione pubblica, come il caso di Tapanila, dove un gruppo di ragazzini somali di seconda generazione (figli dei primi rifugiati somali che arrivarono negli anni ’90) ha stuprato una donna vicino alla omonima stazione. 
Oppure il caso di Kempele, dove una ragazzina di 14 anni è stata violentata da due rifugiati afgani residenti nel vicino centro di accoglienza. 
Il caso ha fatto molto scalpore nei media e anche il primo ministro è intervenuto. 
Arriviamo poi al caso fotocopia degli assalti di Colonia: nella notte di capodanno un migliaio di rifugiati irakeni si è radunato nella zona della stazione centrale di Helsinki palpeggiando e molestando decine di donne. Il caso ha avuto ampia risonanza nei media nazionali, anche perché la polizia nel tentavo di sminuire l’accaduto, ha reso pubblico l’evento solo nove giorni dopo, di fatto non ha potuto negare che l’evento fosse stato premeditato.
Le statistiche sui casi di violenza nel paese nordico sono molto controverse, ma sembra chiaro che la percezione che ne ha la popolazione stia diventando piuttosto negativa.
Tutto ciò ha dato il via a diverse iniziative di pattugliamento delle strade da parte di cittadini, grande risalto ha avuto il gruppo dei Soldati di Odino, fondato da alcuni giovani di estrema destra che non celano il loro pensiero sugli immigrati e nemmeno il loro credo politico. 
Il gruppo è stato fondato a settembre del 2015 nella piccola città di Oulu, con lo scopo di pattugliare le strade di notte per prevenire e scoraggiare eventuali attacchi da parte di immigrati verso la popolazione. 
L’iniziativa ha riscosso molto successo e altri gruppi con la stessa denominazione sono nati in altre città finlandesi, la pagina Facebook dei Soldati di Odino in poco tempo ha raggiunto più di 36.000 sostenitori. 
(Ad oggi 37920 in continuo aumento, nota di Nuke) Addirittura sono nati gruppi dei soldati di Odino in altri paesi nordici, come in Norvegia, Svezia, Lituania ed Estonia.
In un esteso reportage dell’inglese Daily Mail, si evidenzia come le autorità guardino con disapprovazione l’emergere di questi gruppi, tuttavia la popolazione locale sembra sommessamente approvare la loro attività di pattugliamento.

Per quanto il fenomeno sia ancora molto limitato, e di fatto sia solo un gruppo di ragazzotti “esuberanti” con i capelli molto corti, è indice di un serpeggiante disagio che cova sotto la cenere del conformismo e del politically correct.
In conclusione, in una Finlandia attanagliata da gravi problemi economici e sociali, l’unione Europea ed il suo principale instrumentum regni, l’euro, non fanno altro che amplificare la crisi, e impediscono di trovare soluzioni autonome alle difficoltà del paese. Per quanto la situazione non sia certo paragonabile a quella della Grecia, anche uno stato “virtuoso” ed efficiente comincia a sentire che il guinzaglio europeo sta stringendo troppo la gola. Scomparsa la Nokia, il prossimo marchio simbolo della Finlandia nel mondo potrebbe diventare questo qui sotto.

PS: Ricordate il simpatico Katainen, il commissario europeo per gli affari economici che voleva pignorare il Partenone come garanzia dei prestiti greci? Chissà che faccia farebbe se tra qualche anno la Germania chiedesse al suo paese di farsi pignorare la casa di Babbo Natale in Lapponia!