Aggiornamento dalla terra dei pazzi, l’Ucraina: i combattimenti sono ripresi,ovvero il governo di Kiev ha ripreso a bombardare.

In queste ore arriva da più parti conferma della ripresa dei bombardamenti, anche con armi pesanti, sulle città del Dombass.
Ovviamente i combattimenti non sono mai cessati del tutto, ma a cominciare da sabato bombardamenti con artiglieria e missili sono aumentati sempre di più.
Niente di nuovo sul fronte orientale, ormai ( chi non conosce il romanzo di Remarque mal gliene incolga)

Nel frattempo gli sforzi diplomatici per arrivare ad una definizione della crisi continuano.
In pratica Gli Usa, affiancati dagli stati satellite -fantoccio, ovvero UK, Australia e Canda chiede a gran voce la restituzione della Crimea all’Ucraina e il “ritiro delle truppe dal Dombass”.<br />Ovviament ele truppe russe ufficialmente e materialmente nel Dombass non ci sono, fatta eccezione per i soliti “consiglieri militari” che si affiancano ai loro omologhi polacchi e statunitensi dall’altra parte della barricata.
Teoricamente sarebbe possibile per Mosca ritirare il supporto ai separatisti dell’est ucraina, supporto che si sta palesando anche in altre zone dell’est del paese, (ma di quello parleremo più tardi).
Il prezzo da pagare sarebbe una terribile sconfitta politica per l’attuale governo di Mosca, che la farebbe pagare cara ai Putin e al suo partito.
Ma “lasciar tornare ” la Crimea è una vana illusione, un paese sovrano cede territorio solo dopo aver perso una guerra o simili, e ormai la Crimea è territorio russo, nonchè la sede di importantissime basi navali militari, e non solo.
Infatti il cuore del sistema di trasmissione per i sommergibili nucleari  e la flotta russa è  e la Crimea, senza di essa sarebbero in forse molte cose.
Al coro dei servi degli Usa si è aggiunta la Mekel, che ha posto come “condizione europea” per il ritiro delle sanzioni, non la “pace nel Dombass”, ma il “ritiro dalla Crimea”.
Quindi le sanzioni sono lì per rimanere.
Ma in questo mondo schizofrenico vediamo un ministro tedesco che si reca a mosca per chiedere l’allentamento delle sanzioni russe nei confronti dei prodotti agricoli tedeschi.
E ministri tedeschi che dubitano sull’efficacia delle sanzioni stesse.
Qui ci si occupa più che altro dell’Ucraina, e, visto che non sa nessuno come si evolverà la situazione, anche se guerra, civile o no, probabilmente sarà parte del futuro di gran parte del paese, è meglio fare alcune considerazioni, alcuni piccoli “appunti” che devono essere sfuggiti ai solerti burocrati di Bruxelles.
Le guerre e gli sconti in passato in Transinistria e in Cecenia hanno dato il via ad un gigantesco traffico di armi, causando non pochi problemi anche all’occidente.
Orbene, adesso gli Usa e l’occidente si affretta a fornire sottobanco soldi ed armi l’esercito di Kiev, e lo stesso stanno facendo i russi dall’altra parte, inutile negarlo.
Però mi ha colpito un fatto, convogli di carbone attraversano il confine con il Dombass quotidianamente, malgrado il “blocco” imposto da Kiev.
Ovviamente è carbone che vien venduto ed acquistato in “nero” e a caro prezzo dalle aziende ucraine, che altrimenti non saprebbero dove trovarne della stessa qualità.
La guerra è per molti una gigantesca opportunità, le transazioni avvengono in contatti e le tasse non ci sono.
Orbene, se convogli di decine di camion pieni di carbone attraversano tranquillamente il confine cosa impedisce alle armi di fare lo stesso?
Ovviamente è in questo modo che i separatisti si sono procurati le centinaia di mezzi blindati in ottime condizioni di cui adesso dispongono.
Alcuni sono stati recuperati in avari o danneggiati dal fronte o ripristinati, ma molti sono stati semplicemente “comprati” pagando ufficiali ucraini corrotti.
E qui finisce il mio ragionamento.
Le migliaia di lanciamissili portatili e le centinaia, se non migliaia di missili antiaeereo in mano ai separatisti rischiano di finire sul “mercato”.
Sono oggetti piccoli e estremamente efficienti, residuati bellici sovietici perfettamente in grado di funzionare dopo trenta anni di deposito nei magazzini, o più.
Adesso pare che gli Usa stiano fornendo armi simili anche all’esercito di Kiev, per rendere le le loro fanterie scalcagnate più efficienti.
Sono gli stessi americani che si sono guardati bene dal fornire questo tipo di armi ai ribelli siriani, per via del pericolo che queste armi fossero rivolte contro l’occidente.
Se la guerra continua si arriverà inevitabilmente alla disgregazione dello stato ucraino, le armi in dotazione all’esercito di Kiev finiranno immediatamente sul “mercato” controllato dalla malavita, e il capo militare dei ribelli dell’ISIS è un ex esponente dei servizi segreti georgiani, il buon  Abu Omar  al Shistani, trafficante di armi a livello internazionale e con tanti “amichetti ” a Kiev, nei partiti di estrema destra.
Non ci vuole un genio per capirlo, le  bombe, gli esplosivi e le vecchie armi sovietiche prenderanno il “volo” e si dirigeranno verso il miglior offerente.
Lo stesso faranno i separatisti del Dombass, nel lor nuovo territorio, imbottito di armi.
Una specie di Super Transinistria.
In quel piccolo paese , durante la guerra del 1992 gli immensi magazzini della 14 armata sovietica vennero aperti,  le armi distribuite alla popolazione.
Dopo la guerra la famiglia del presidente dittatore Smirnov, che governò per venti anni, si occupò del commercio di armi, armi che finirono nel Caucaso per combattere i russi e in altri posti, ci vollero dei lustri per finirle tutte….finché non aprirono le fabbriche per produrne di nuove.
Pensate al business messo su dai pochi abitanti della Transinistria, equivalenti ad una media città italiana, e adesso cercate di pensare all’immane problema causato dai quaranta milioni di ucraini allo sbando…
Questi magazzini ucraini pieni di armi antiquate ,ma perfettamente in grado di funzionare, se non finisce la guerra e si da una decisa regolata alle due nazioni in conflitto, finiranno sul mercato, le più grosse finiranno in Siria e nei paesi limitrofi, e quando parlo di decine di migliaia di tonnellate di bombe non scherzo, mentre altre finiranno probabilmente in Europa, in mano ai fanatici Jhadisti.
Concludendo, il voler continuare questo strambo braccio di ferro tra Ucraina e Russia, fomentando l’illusione di una possibile “indipendenza” dell’Ucraina, e ,anzi, facendo credere al paese stesso di esistere senza la Russia, potrebbero avere delle drammatiche conseguenze.
In Siria e zone limitrofe ci potrebbe essere una recrudescenza militare enorme dei Jahadisti, che potrebbero giocare con tanti nuovi “regalini”, e in Europa potrebbero cominciare a saltare par aria palazzi, dighe, ponti, e gli arei potrebbero cominciare a cadere…

Pensate solo cosa hanno fatto tre sfigati in Francia con tre kala a colpo singolo…