Ucraina, il punto del 17 novembre : attacchi non riusciti (drammaticamente non riusciti) e tante piccole notizie economiche

Volevo scrivere un articolo sull’economia russa, ma in realtà posso riassumere la situazione con un paio di frasi:

  • Il rublo crolla, le aziende perdono valore in borsa a causa di un attacco economico.
  • Il governo reagisce diminuendo il debito pubblico, finanziando con messi propri le aziende statali e cercando nuovi amichetti in giro per il mondo.
  • Il prezzo del petrolio cala e la Russia accumula oro come se non ci fosse un domani.

Una vera e propria guerra, fatta senza cannoni ma perfettamente visibile nei monitor dei trader.

Vi ho promesso notizie della guerra nel Dombass, i combattimenti continuano, con uno stillicidio giornaliero di vittime, ma la vero notizia è accaduta alcuni giorni fa, nella zona di Donetsk, un fatto stranamente passato inosservato agli osservatori internazionali.
Poroshenko, il geniale presidente ucraino decide di dare un bell’assalto “lampo” alle zone di Donestsk.
Nel segreto più assoluto raccoglie le truppe migliori, un sacco di artiglieria e mezzi e li manda vicino alla povera città nell’est Dombass.
L’attacco, segretissimo è previsto per un data simbolica, come al solito, l’alba  del 7  novembre, vecchio ricordo della rivoluzione d’ottobre sovietica se non smettono di scegliere sempre date simboliche per i russi finiranno male..
Pochi giorni prima, uno alla volta sistemi lanciamissili Grad dei separatisti si avvicinano alle forze ucraine, loro, sì, di nascosto.
Intorno si piazzano cannoni, mortai e blindati, sempre alla chetichella nella città di Snezhnoe.
Casualmente in quei giorni e proprio in quelle zone  i droni ucraini e dell’Ocse smettono di funzionare, sarà per colpa delle macchie solari.
La notte del 6 di questo mese, come avrete immaginato, comincia un bombardamento forsennato delle truppe ucraine ammassate vicino al confine del territorio controllato dai separatisti.
I bombardamenti, riportati dai giornalisti come “si sentono lontani rumori di combattimenti” dureranno due giorni, ancora adesso il numero di vittime tra le file dell’esercito ucraino sono sconosciute.
I separatisti questa volta hanno pensato di non fare filmati della loro impresa, parlano comunque del terreno sconvolto dai bombardamenti fino a circa due metri di profondità..
Il risultato è che i politici ucraino sono incavolati come delle iene e non hanno il coraggio di raccontare ai loro elettori cosa diavolo hanno combinato, limitandosi a bombardamenti sulle posizioni civili (30 stazioni di pompaggio dell’acqua potabile colpiti solo ieri) e in bellicose dichiarazioni di “gli taglieremo l’energia elettrica e faremo l’embargo!”

Arriviamo a Kiev, dai nostri amici ucraini.

Ovviamente il refrain è sempre lo stesso ” l’invasione del nostro territorio  è causa di tutti i nostri problemi”.
Dato che chi mi legge dovrebbe essere in grado di capire che non è mai così semplice proviamo a dare i numeri.

Seguitemi adesso , perché le cifre, nel caso dell’Ucraina sono sempre molto interessanti.

Innanzitutto un fatto salta subito all’occhio, in quel paese la somma di tutti i salari e gli stipendi dei dipendenti  privati è pari a circa il 12 %, un po pochino, in Europa la media va dal 45% al 60% se si aggiungono i dipendenti pubblici.
Non che sia molto di più se li mettiamo, i dipendenti pubblici ucraini.
Questo vuol dire che i dipendenti in Ucraina sono selvaggiamente sottopagati, ma questo si sapeva già, anche in rapporto all’economia disastrata del paese.
Ovviamente questo paradiso in terra ha una singolare caratteristica, oltre il 53% del PIL è consumato dallo stato.
Dato che  non lo spendono in stipendi degli statali, dove, allora?
La voce più importante sono le pensioni, il 17% del PIL seguita dalle sovvenzioni al settore energetico.
Le pensioni sono un’altra voce particolare, il gettito delle stesse è coperto solo per il 20% dai contributi , il resto deve mettercelo direttamente lo stato.
Altri soldi dono spesi negli appalti, quindi rubati direttamente da oligarchi e politici, ma quelli sono spese difficili da ridurre.
Rimane il mantenimento di circa quattro milioni di statali , poliziotti, militari , funzionari e scalda-sedie assortiti.

E qui arriva il convitato di pietra, il Fondo Monetario Internazionale, che elargisce la sua ricetta infallibile per risolvere tutti i problemi.

Il debito pubblico di Kiev passerà dal 40% rispetto al PIL di febbraio fino al 40% di Gennaio, se va bene, e nuovi debiti non se ne potranno fare, dato che i titoli di stato ucraini sono in dollari, e il tasso d’interesse delle ultime aste è stato intorno al 20%.
E quindi , come al solito si taglierà.
La proposta , per cominciare è stata quella di un simbolico taglio delle spese dello stato pari al 10% del PIL, da farsi entro gennaio.
Le pensioni sono già state , di fatto, dimezzate, e i sussidi ai consumatori di energia elettrica e gas , che acquistavano sottocosto, praticamente azzerati.

E arriviamo alle fonti di reddito dell’economia ucraina.
A parte le esportazioni classiche, ovvero cereali, prodotti alimentari e prodotti industriali, rimangono le rimesse dagli emigrati, che costituiscono circa un 30-40% del PIL ucraino  e una voce importate degli ingressi di valuta estera del paese.

Le esportazioni sono calate, così come le importazioni, ma malgrado questo il deficit strutturale è cresciuto fino ad un 10% circa del PIL, considerando i debiti del gas e delle controllate statali, il grafico qui sopra è chiarissimo.
 Visto il trend possiamo aspettarci un collasso del sistema entro pochi mesi, se non arrivano soldi freschi per tappare i buchi.

Ovviamente la popolazione, già allo stremo, non potrà permettersi di spendere e di rilanciare l’economia, perlomeno se vuole pagare le nuove, carissime bollette del gas e della luce.
I pensionati, soprattutto, fanno già fatica a sopravvivere.
E il drammatico calo dell’export, composto per il 65% circa di traffici con la Russia e i paesi ad essa legati, non fa sperare per il meglio.
Anche se si parla di ingresso nell’Unione europea, l’Ucraina non ha niente letteralmente da vendere in Europa, se non prodotti alimentari.
Ricostruire le fabbriche, certificare nuovi prodotti e mettere in piedi uno straccio di commerciale sarà un impresa titanica per le aziende di Kiev.
Nel frattempo, per dare una mano il FMI ha dato una linea guida, la spesa pubblica dovrà passare dal 53% al 35 per cento del PIl entro un anno al massimo, 10 % subito e il resto entro fine 2015
Un calo di quasi il 50%, a freddo e senza neanche la vaselina.
In confronto quello che è successo in Grecia sarà un passeggiata.