Sul ristagno economico della Russia e sulle sanzioni, forse queste ultime non erano proprio inaspettate.

La Russia comincia a sentire il peso delle sanzioni, così come l?europa, anche se non ce lo vogliono ricordare tanto spesso.
Ovviamente un calo del PIL , anche se non enorme, ci sarà, ma è un trend iniziato già a gennaio, prima dell’inizio della crisi ucraina.
E le radici della crisi sono lo stesso aumento del PIL russo degli scorsi anni, ovvero COME è aumentato.
Sono sparite, per esempio le automobili russe, brutte e sgraziate, e sono state sostotuite da automobili sempre fabbricate in Russia, ma con pezzi fabbricati all’estero.
E la voglia di consumismo dei cittadini è stata alimentata da prodotti importati.
Certo, la bilancia commerciale è sempre fortemente positiva, ma il PIL è sostanzialmente un indicatore monetario , non economico.
Se i soldi generati dalle attività dal paese vanno all’estero, il PIL aumenta, ma non la ricchezza.
Le terribili crisi del 1994 prima e del 2008 poi hanno lasciato il segno.<br />I russi non si fidano di lasciare i soldi nelle banche , troppo spesso se li sono visti svalutare o portare via da tanti fallimenti.
E arriviamo al paradosso di uno stato che vede le entrate fiscali arrivare, perlopiù, dalle tasse pagate dalle aziende esportatrici di materie prime, come l’Arabia Saudita e la Russia stessa.
I centoquaranta milioni di russi cosa potrebbero produrre da vendere?
Magliette e beni di consumo no, ci sono già asiatici che si danno da fare, e gli africani arriveranno a ruota, nei prossimi anni.
Computer? Ci sono già altri che li fanno.
Cosa dovrebbe fare uno stato che cerca di alimentare la piccola e media azienda, in una situazione del genere, è chiaro:

  • Alimentare l’industria delgi armamenti, già la seconda al mondo e produrre tutto all’interno del paese, per l’esportazione.

Fatto, e le uniche aziende che erano fuori dalla filiera, quelle ucraina sono state escluse, anche sono alcuni maneggi particolari, come la “scomparsa” di molti ingegneri ucraini che hanno deciso di andare a lavorare in Russia, ad uno stipendio quadruplo. L’embargo europeo costringerà letteralmente i russi a fare a meno anche degli altri paesi, e soprattutto le industrie tedesche soffrono molto, al pensiero.

  • Fare dei dazi e dei vincoli per i prodotti agricoli e altri prodotti derivati, come formaggi e altro, che causavano tanto nocumento agli agricoltori del sud della Russia, che non potevano concorrere con formaggi e carne ucraini, frutta polacca e altro, per carenza di investimenti e stipendi troppo alti.

Fatto, in pochi mesi l’industria manufatturiera del paese, malgrado la crisi, è cresciuta di diversi punti, i prodotti caseari hanno avuto una impennata incredibile, per esempio.

  • Ridurre le importazioni.

Fatto, la svalutazione del rublo ha contribuito.

  • Occorrerebbe adesso alimentare le industrie che producono manufatti per le aziende minerarie ed estrattive.

Fatto, un embargo proprio a fagiolo costringerà i russi a darsi da fare.

Rimangono due incognite.

  • Se il sistema bancario reggerà il colpo delle sanzioni, da una parte soprattutto gli Usa insistono per azioni eclatanti come escludere la Russia dallo Swift, dall’altra i business multimiliardari del gas e del petrolio, business non da centinaia, ma da migliaia di dollari, fanno venire la bava alla bocca a molti, al pensiero degli incredibili guadagni che se ne possono trarre.
  • Il problema degli alti interessi bancari, che scoraggiano gli acquisti da parte della popolazione e gli investitori.

Rimane anche un altro problema, convincere i russi a pagare le tasse, pratica ancora sconosciuta, soprattutto da parte dei tanti che hanno visto migliorare la loro condizione negli ultimi anni.

Una lama, di solito tagli da tutte e due le parti, da un certo punto di vista la svalutazione del rublo ha dato anche degli effetti positivi per l’economia, mentre quella che è una vera e propria guerra finanziaria porterà a degli esiti che ancora non sono calcolabili, nel lungo periodo.
Rimane un settore minerario ed estrattivo che richiederà enormi investimenti, e che garantirà comunque giganteschi guadagni, e c’è ancora da alimentare il tentativo del governo russo di alimentare una media industria e di aumentare l’esportazione di semilavorati, non solo delle materie prime, in modo da aumentare sul serio il PIL.

Insomma, pare che dalle parti di Mosca abbiano anche pensato al futuro, con incredibili sprechi, come le olimpiadi invernali di Sochi, e ancora l’ingombrante presenza di oligarchi e funzionari pubblici ancora più potenti di costoro, come i capi dei colossi estrattivi controllati dallo Stato, direttori di aziende che fatturano centinaia di miliardi.

Il guaio è che penso che le sanzioni al momento, sono solo teoricamente legate alla crisi ucraina, fugurarsi se agli americani ne gliene fregherebbe qualcosa se i russi la invadessero e si mangiassero con la senape tutti gli abitanti.
Sono legati a considerazioni geopolitiche, e al pensiero dei tanti miliardi di tonnellate di gas e petrolio ancora da estrarre e a basso prezzo, presenti in Russia.