Siria. Trump, via dalla Siria (reloaded)

13 Ott 2019. Questi sono giorni di grande spazio per la Siria sui solerti media, tutti settati sull’emergenza pura; il caso comincia dalla decisione del presidente Trump di sganciarsi dal nord-est siriano, a fronte dell’operazione turca di messa in sicurezza della striscia di territorio siriano ai confini della Turchia. Qui il comunicato ufficiale della Casa Bianca del 6 ottobre: https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/statement-press-secretary-85/

Una decisione, quella di Trump, che ha fatto saltare sulla sedia un po’ di gente : infatti espressioni come “disastro” o “tradimento degli alleati curdi” si sprecano, ma nonostante le proteste non ci sono marce indietro da parte della presidenza.

Parlando ai giornalisti nella Roosevelt Room della Casa Bianca, Trump ha detto di avere “grande rispetto” per gli esponenti repubblicani di primo piano che lo stanno spingendo a riconsiderare la sua strategia, ma che “è il momento di tornare a casa“. Il presidente ha lamentato che l’aspetto più difficile del suo lavoro è scrivere le lettere alle famiglie dei soldati uccisi all’estero dalle mine o cecchini, definendo il compito come “devastante”.

Decisione che arriva inaspettata e improvvisa? Annunciata dal solito imprevedibile tweet?

Direi di no, in quanto Trump aveva già lanciato un avvertimento molto chiaro lo scorso dicembre sul suo desiderio di disimpegnarsi dalla Siria; una posizione chiara e netta che già allora aveva sollevato alti lamenti e tristi presagi, oltre ad aver portato alle dimissioni il Segretario alla Difesa, Gen.Mattis. http://www.orazero.org/trump-isis-sconfitto-ritiro-dalla-siria-storica-decisione-e-stop-alle-endless-wars/

Applicando la stessa logica di dicembre, ecco che anche sulla decisione di qualche giorno fa partono feroci critiche, specialmente dai neoconservatori che per la maggior parte si erano già distinti in precedenza; i senatori Graham, Romney e Rubio sono di nuovo contro Trump, solo per citarne alcuni, mentre il senatore Paul difende la decisione del presidente. L’unica e singolare differenza è che mentre a dicembre si preoccupavano per lo più per Israele, oggi sembrano abbiano tantissimo a cuore la sorte dei curdi. https://thehill.com/homenews/administration/464742-trump-defends-syria-move-its-time-to-come-home

Fattore elezioni e strategia. La volontà di sganciarsi dalle endless wars (guerre senza fine) non è fine a sé stessa, ma appare coerente con la strategia di Trump per essere rieletto nel 2020. Ormai tutti gli attori al lavoro sul mosaico geopolitico hanno capito che il fattore elezioni è diventato determinante e lo sarà ancora di più, quanto più ci si avvicina alla fatidica data. Trump si sta organizzando al meglio per essere riconfermato e va per la sua strada, a questo proposito sembra che la strategia sia la seguente:

“Riportiamo a casa i nostri soldati!” funziona meglio di “Guerra alla Turchia!” oppure “Combattiamo la Turchia per la libertà dei curdi!”

Quindi tanti auguri a chi vuole contrastare la strategia di Trump accusandolo di “tradimento dei curdi” mentre riporta soldati americani a casa; due fattori con un impatto molto diverso sull’opinione pubblica americana: in quanti sanno chi sono i curdi? Infatti al momento i sostenitori di POTUS trovano ampi margini in cui usare ironia a piene mani per ridicolizzare gli oppositori. Tucker Carlson propone di trasferire i curdi in Ohio per avere una buona scusa per occuparsi di loro.  https://www.foxnews.com/opinion/tucker-carlson-outrage-trump-syria-gop-kurds

Guardandosi un po’ alle spalle, vedi la retromarcia sull’Iran e il successivo siluramento del creativo consigliere Bolton -come la messa nel cassetto di ogni pretesa di rovesciamento del presidente siriano Assad – si incastrano bene nella strategia di avvicinamento alle elezioni.

http://www.orazero.org/iran-gli-stati-uniti-e-il-mondo-multipolare-preso-in-faccia-il-ruolo-di-israele/

http://www.orazero.org/medio-oriente-la-storia-in-movimento-siria-e-dintorni/

Tradimenti e logica. In teoria, e secondo un punto di vista prettamente americano, la decisione di ritirare le truppe dalla “zona di sicurezza” e di lasciare mano libera alla Turchia nei confronti delle milizie curde YPG/SDF ha perfettamente senso se si vuole provare a mettere una pezza su un paio di situazione delicate:

  • recuperare i rapporti con la Turchia, partner strategico della NATO, rimediando alle creative scelte di precedenti amministrazioni che hanno appoggiato le milizie YPG, considerate dai turchi affiliate al PKK e perciò “terroriste”. Di fatto un tradimento americano ai danni dei turchi, plateale nonostante la geniale idea di re-brandizzare la milizie YPG in SDF (Syrian Democratic Forces) per ripulirne l’immagine; il singolare processo di marketing è descritto dal Gen.Thomas. https://twitter.com/i/status/1181519415705255940
  • rallentare la fuga di Ankara verso Mosca, provando a limitare i danni della vicenda S-400 / F-35, disastrosa per l’industria e per la geopolitica americana.

Mossa logica, peccato per il ritardo di anni e i casini al cubo ormai ben instradati; ma sembra davvero dura a questo punto convincere Erdogan a ritornare a mangiare ice-cream dopo aver assaggiato il gelato offerto da Putin al salone dell’aerospazio a Mosca.

L’idea di Erdogan. Anche qui, nonostante tutta la buona volontà, non si può dire che il piano turco di entrare nel nord-est della Siria sia una sorpresa: il presidente turco lo aveva scritto sui muri all’ONU neanche un mese fa portandosi dietro una bella cartina per spiegare la sua idea (vedi articolo sotto). E’ da anni che la cosa gli frulla nella zucca; quindi pure qui niente di nuovo.

https://southfront.org/erdogan-explais-expanded-safe-zone-in-syria-absurdity-of-israeli-border-aspirations-at-unga/

https://www.trtworld.com/turkey/turkish-troops-should-man-safe-zone-in-syria-says-erdogan-23841

Ufficialmente l’idea è di ricollocare i profughi Siriani ora in Turchia, nella striscia di sicurezza, ripulendola opportunamente dalla milizie YPG/SDF, ma è possibile che i turchi vogliano prendere i classici due “piccioni con una fava”. Infatti i turchi hanno scritto ben chiaro sui muri che non accetteranno mai uno stato curdo di qualsivoglia forma ai loro confini; il posizionamento di 3 milioni di profughi consentirebbe di mettere in sicurezza la demografia della zona di confine, creando una grosso ostacolo a qualsiasi forma di indipendenza curda.

Inoltre Erdogan si libererebbe dai profughi attualmente sul suo territorio e magari ci infilerebbe un po’ di gente a lui fedele che adesso sta ad Idlib a combattere i siriani. Vedremo.

Infine da ricordare la minaccia di Trump di mandare a catafascio l’economia turca; dichiarazione gestita con stile e tranquillità da Erdogan in quanto fatta “per accontentare certi gruppi politici americani”. Però. https://tass.com/world/1082393

Curdi, studiare un po’ di Storia è fortemente consigliato. Protagonisti degli eventi di questi giorni, i curdi possono contare su un vissuto consolidato nei panni di pedina a termine, utilizzata alla bisogna da vari stati/imperi, per poi essere gettata via una volta finito il servizio o diventata scomoda. Possono anche vantare una certa qualifica nella pulizia etnica, forte attrazione verso i pozzi di petrolio e qualche scheletro di assoluto valore negli armadi. https://www.amnesty.nl/actueel/syria-us-allys-razing-of-villages-amounts-to-war-crimes

Tornando alle intenzioni turche, la cosa paradossale è che gli unici a non aver realizzato cosa stava bollendo in pentola da tempo erano proprio i curdi. Sentiamo cosa chiedeva il pomposo comandante delle forze SDF a giugno: SDF Commander-In-Chief Says Syria Is “Failed State” Without Northeastern Region “Inoltre nessun accordo con Damasco a meno di riconoscere in pieno lo stato curdo de-facto e la legittimità delle forze armate SDF”. No comment di Damasco (e dei russi).

https://southfront.org/sdf-commander-in-chief-says-syria-is-failed-state-without-northeastern-region/

Incredibilmente qualche crepa nella granitica posizione delle SDF appare proprio pochi giorni fa; potere di un tweet? O di qualche colpo di artiglieria?

Ma è ancora troppo poco per fermare l’avanzata turca; fino ad oggi, 14 ottobre 2019, nessun accordo con i siriani è stato concluso: l’unica soluzione possibile per fermare l’operazione turca e proteggere la popolazione è quella che i curdi rientrino nella repubblica siriana, senza avanzare assurde pretese. Forse i curdi, o almeno i loro leader, pensano di poter tenere botta alle milizie irregolari turche appoggiate dall’esercito, credendo loro stessi alla leggenda di essere “i migliori combattenti contro l’ISIS”, forse sperano ancora che qualcuno gli metta una no fly-zone sopra la testa con il rischio di scatenare una terza guerra mondiale o una bella guerra inter-NATO, oppure proprio non ci arrivano a capire cosa gli sta arrivando addosso.

Eppure hanno sperimentato sulla loro stessa pelle ad Afrin nel nord-ovest della Siria, cosa vuol dire fronteggiare i turchi e le loro milizie (anche i turchi hanno i loro “brand” di terroristi) decisi a farti la pelle; infatti nonostante il terreno montagnoso e qualche vittoria iniziale, i curdi sono stati spazzati via in meno di 2 mesi.  https://en.wikipedia.org/wiki/Afrin_offensive_(January%E2%80%93March_2018)

Comunque al momento le cose vanno male per le milizie SDF che non riescono a fare granché contro i turchi, i quali invece approfittano in pieno della presunzione e della stupidità dei dirigenti curdi. Turkish-Backed Militants Storm Tell Abyad, Capture Key Positions (Photos, Video, Map)

https://southfront.org/kurdish-led-sdf-cries-foul-over-rapid-turkish-advance-in-northern-syria/

https://southfront.org/turkish-backed-forces-execute-head-of-pro-sdf-syrian-political-party/

Sviluppi. Al momento la situazione è fluida e in evoluzione; la Storia corre veloce ma nessuna sorpresa. Una volta partita l’operazione turca, i pericoli per le truppe americane stanno aumentando, quindi le argomentazioni per un ritiro stanno solo crescendo. A questo proposito le fonti intervistate dal Washington Post lasciano poco spazio all’immaginazione: 14 Ott 2019 As Trump withdraws U.S. forces from northern Syria, his administration scrambles to respond “nonostante le rassicurazioni turche, le milizie irregolari tendono imboscate a desta e manca attaccando i veicoli per strada… mettendo in pericolo i civili e anche le forze americane che si stanno ritirano…le milizie, note come Free Syrian Army, sono pazze e non affidabili” … “ Ci sono rapporti che anche le forze russe e siriane si stanno muovendo… la situazione è un casino immane… (Shitstorm nel testo)” https://www.washingtonpost.com/world/national-security/trump-orders-withdrawal-of-us-forces-from-northern-syria-days-after-pentagon-downplays-possibility/2019/10/13/83087baa-edbb-11e9-b2da-606ba1ef30e3_story.html

Che casino … ma guarda un po’ cosa combinano i ribelli moderati, ma non erano mica così bravi a Idib? Ehm, anche per gli israeliani gli avvenimenti di cui sopra non sono esenti da conseguenze. 13 ott 2019, Il ritiro di Trump dalla Siria è un disastro stategico per Netanyahu https://www.haaretz.com/us-news/.premium-trump-s-syria-withdrawal-is-a-strategic-disaster-for-netanyahu-1.7966719 Oltre al dietro front sull’Iran aggiungerei.

Infine una notizia che, se confermata, diventa la vera sorpresa. Secondo alcune fonti è stato siglato un accordo che permette all’esercito siriano di entrare nel nordest controllato dalle SDF e dagli americani (in ritirata). Staremo a vedere. https://ejmagnier.com/2019/10/14/un-razzo-ha-provocato-il-ritiro-degli-stati-uniti-dettagli-sullaccordo-curdo-russo-siriano/

Certo che gli avvenimenti corrono in scioltezza. Se i siriani riuscissero davvero a riprendere il nord est del Paese, allora davvero i rimanenti capisaldi americani non avrebbero più alcun senso e la strada per un ritiro totale delle forze USA sarebbe ormai imboccata per davvero. Vedremo, intanto l’avanzata dei siriani sembra confermata.

Un finale davvero rapido e inaspettato, che vede sicuramente i curdi e Israele dalla parte dei perdenti e dall’altra tutti gli altri attori. Almeno pare.

EUGENIO F. (Mr Y)