Oggi presentiamo delle curiose “coincidenze” che hanno afflitto la povera Tunisia

Alcuni fatti sarebbero successi tra il 17 e il 20 febbraio scorso, a Tunisi.

L’ambasciatore USA locale, tal Jacob Walles, si presenta al neo presidente, Beji Caib Essebsi.
il buon Jacob è stato console generale e capo della missione diplomatica statunitense in Israele per cinque anni, quindi parliamo di uno che sa quello che dice.
Ora, costui si è presentato al neo presidente “laico” e vittorioso contro il partito islamista pensando “costui è dei nostri”, e ha insistito per lo stabilirsi di una base militare statunitense nel territorio tunisino.

Il Buon Caib ha reagito con durezza, non gli ha tirato contro un portacenere ma quasi, e lo ha cacciato via in malo modo.
Nei giorni seguenti il neo-presidente tunisino si sarebbe addirittura fatto negare, quando Obama provò a telefonargli.

Ora, possiamo capirlo, il suo paese non ha certo bisogno di problemi con gli islamici.
Islamici che lo ricompensano con l’attentato al museo del Pardo del 18 marzo, 22 vittime.
A seguire anche l’attentato sulla spiaggia del 25 maggio , con altre 37 vittime tra i turisti occidentali, perlopiù.
Un colpo devastante contro l’industria del turismo tunisina.
Tra tutti gli stracazzi di posti dove gli islamici possono attaccare, viene scelto proprio il paese che ha trattato la diplomazia Usa a pesci in faccia.
Ma guarda le coincidenze, a volte.
Dove possiamo aspettarci i prossimi terribili attentati degli integralisti contro gli occidentali in Nordafrica?
  • In Egitto, dove il dittatore Al Sisi addirittura tratta con i russi per una base militare?
  • In Algeria, dove il governo militare ha escluso la possibilità di una base di comando “Africom” statunitense?

Ah, saperlo…
Intanto gli ammerregani si accontentano e stabiliscono una “forza di intervento rapido” in Spagna, dato che in Africa non li ha voluti nessuno, per “sostenere combattere il terrorismo”.