Mongoli e papere, alcune succose novità sui rapporti tra Ulan Bator, capitale della Mongolia, e Kiev, capitale della Terra dei Pazzi…

l’altro giorno vi avevo parlato della richiesta di danni elevata da Kiev alla Mongolia per le devastazioni portate dalle orde del nipote del Gran Khan, Baku, nel 13° secolo.

Continuano a venire fuori succosi particolari sulla vicenda, che è riduttivo definire irreale.

Alcuni giorni fa il parlamento ucraino emette una risoluzione sul “genocidio del popolo ucraino nel 13° secolo”.

Non contenti di questo passano ai fatti, e mandano a Ulan Bator, la capitale della Mongolia un comunicato del genere:

“In quanto rappresentate del popolo ucraino si chiede  la restituzione di tutti i discendenti dei cittadini ucraini rapiti dai Momgoli e ridotti in schiavitù, il risarcimento del danno causato dall’aggressione armata e il riconoscimento del genocidio del popolo ucraino.”

Ovviamente il popolo mongolo doveva riconoscere di appartenere un paese aggressore, qualsiasi cosa significhi questo, forse si dovevano dipingere sulla fronte la scritta “mongoli cattivi”..

il delirio continua con le minacce:
” nel caso il popolo mongolo non ottemperasse alle nostre richieste chiederemo alla comunità internazionale di imporre sanzioni alla Mongolia in qualità di paese aggressore.

Inizialmente la reazione del parlamento mongolo, dopo un certo stupore iniziale e dopo aver controllato che non si trattasse di uno scherzo, è abbastanza divertita, per poi culminare nelle dichiarazioni dello speaker del parlamento,  Zandaahuugiyn  Enkhbold.

Zanda, mi piace chiamarlo così, scrive in risposta al parlamento ucraino una semplice nota:
“negli archivi storici non mi risulta avere trovato traccia di una nazione ucraina nel 13° secolo e tanto-meno nei secoli precedenti o successivi, fino all’era moderna.
Comunque siamo una nazione generosa, e possiamo essere disposti a versare dei risarcimenti, se delle atrocità fossero state commesse dall’orda mongola.
Però,verseremo dei risarcimenti solamente alle vittime o ai loro discendenti, non alla nazione ucraina, per cui rimaniamo in attesa di una lista certificata delle vittime….” 

Genio, un genio assoluto, e la dimostrazione che il senso dell’umorismo peculiare, un filino paraculo, del popolo russo proviene dai tartari.


Cosa volete che vi dica, di fronte ad una questione come questa che sia Tomas Millian a parlare.
Giuro, anche a me sembrava uno scherzo elaborato di qualche goliardo, invece è tutto vero, purtroppo.

Continuiamo a dare una mano al “popolo” ucraino, qualsiasi cosa questo significhi, ormai, poveretti. 

Come ormai chi mi segue saprà, le ondate di mobilitazione emesse dal governo di Kiev non stanno dando i risultati sperati, alla consegna della cartolina precetto i giovani scappano, solo un venti per cento si presenta, e di questo venti per cento due terzi vengono scartati perché non “abili alla leva”.
Parte di questi per turbe mentali e altri per malattie troppo gravi.
Insomma solo i pazzi e quelli troppo poveri  o malati per scappare si presentano, insieme ad una ridottissima quantità di volontari neonazisti nazionalisti.

Il motivo di questo scarso senso civico del popolo ucraino è presto detto.

Dei soldati partecipanti alla prima fase della guerra del Dombass, solo il 40% è tornato a casa intero, nelle fasi successive la percentuale è salita, ma non di molto.
Gli altri o sono mancanti di qualche arto o organo importante, oppure sono “dispersi”.
Il governo dei Pazzi reagisce mandando lettere a tutto spiano, sperando che qualcuno si presenti, c’è una guerra in corso, i soldati servono.
Le lettere arrivano alle persone più improbabili, in particolare il “richiamo alle armi” è arrivato ai musicisti, al coro e all’intero corpo di balletto maschile dell’Opera di L’Vov, insegnanti e coreografi compresi.
A quanto mi risulta come un sol uomo gli artisti si stanno affrettando a… scappare in Russia in blocco.

Questo grazie ad una legge emessa dal parlamento russo lo scorso marzo, che permette ai cittadini ucraini maschi in età di leva di rimanere nel paese della Federazione senza permesso di soggiorno.
Visto che l’età di leva in Ucraina è stata portata fino a sessanta anni, già mezzo milione di  persone ne ha approfittato per scappare in Russia.

Orbene , non so se i nostri eroi, appesantiti dagli strumenti musicali e dalle scarpette potranno riuscire a fuggire, in ogni caso lo sputtanamento sarà comunque incredibile, sia che vengano beccati alla frontiera o meno.

Âvorovskom, una caserma dove i marines americani stanno addestrando le truppe Ucraine, accade che centinaia di militari dell’esercito di Kiev comincino a protestare violentemente, dopo due settimane dalla mobilitazione a loro non sono state consegnate armi, scarpe e divise.
Si sono barricati in caserma al grido “giriamo come barboni!”e “non c’è niente da mangiare!”
Cari Kerry e Obama, mi sa che c’è ancora molto lavoro da fare  prima che “l’invincibile armata” sia pronta per la guerra.

Intanto, da qualche altra parte, le cose continuano a succedere:

La convenzione che permetteva ai soldati americani di passare sul territorio russo per recarsi in Afghanistan è scaduta, per cui i marines dovranno recarsi nel simpatico paese “liberato” dai Talebani via Pakistan.
Peccato che i pachistani, non troppo controllati dal governo “regolare” continuino a lanciare bombe e missili contro i convogli ammerregani.

E’ la diplomazia, bellezze.
Buona notte, drughi.

P.S. per i soliti amici trollucci ucraini mando ancora il solito appassionato saluto: 
“non vi va bene cosa scrivo? Invece di contestare la mia grammatica fornite link a prove che confutino le mie tesi, altrimenti andate profondamente, indipendentemente e completamente  (e senza vaselina), a fare in culo.