L’Ucraina e il casino che non è certo finito.

Oggi finalmente sono cessati i combattimenti per le strade di Kiev, anche, se come vedremo, non è certo finita.

Partiamo dall’inizio.
Un paese l’Ucraina, abbastanza particolare, storicamente disunito e sempre preda sei tanti conquistatori ed egemoni della zona, russi compresi.
A parte alcune brevi intervalli come paese no ha mai avuto l’indipendenza, e solo da fine anni 90, con la caduta dell’impero sovietico, si sono organizzati in qualche modo.

Uno degli effetti di questa indipendenza è un forte sentimento anti russo, che culmina nel divieto di utilizzare la lingua russa nei documenti ufficiali e nelle scuole.

Dopo le tante vicissitudini degli scorsi anni arriva janukovich, in nuovo presidente, eletto perchè sulla carta indipendente dai tanti ladroni del passato (Tymoshenko compresa) e per una sua promessa elettorale:
l’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione Europea.

Ma come, direte voi?
Il presidente filo russo, nemico di noi europei, che fa sparare a tanti manifestanti indifesi, era dalla nostra parte?

Non erano solo le solite promesse elettorali, vane parole di tutti i politici del pianeta, era anche il disperato tentativo di un politico di affranzarsi dalla scomoda presenza russa.

Come saprete la Russia ha due importanti basi navali in Ucraina, fulcro della loro flotta militare del Mar Nero.
E a quelle basi non rinunceranno mai.
Ho già parlato anche del gas, fonte inesauribile di risorse , che l’Ucraina trattiene a titolo di diritti di passaggio.
Si trattiene a vario titolo, come gas tecnico per il funzionamento delle attrezzature e come diritto di passaggio il quindici per cento circa del totale, condizione enormemente favorevole accordata dai russi, insieme ad un prezzo ancora più speciale del gas acquistato per il loro consumo interno.
Lo stato , come chiunque, ha approfittato di questo regalo nel modo peggiore possibile.

Ha messo su un bel carrozzone statale strapieno di burocrati inutili e con grossi stipendi.
Il carrozzone di cui sopra ha inoltre deciso di vendere il gas ad un prezzo politico, sia per il riscaldamento dei privati che per la generazione di energia elettrica e per le industrie.
E con la scusa di aiutare le vecchiette e di non farle rimanere al freddo in inverno hanno garantito grossi profitti agli industriali, che penso “ringrazino” periodicamente i politici di turno.
Facciamo un esempio, in Italia una centrale a gas è un oggetto costoso, e parzialmente remunerativo, quando è a regime normale si fatica a contenere le spese, in caso di richiesta in emergenza da parte della Terna si genera energia a prezzi più alti e si guadagna.
In pratica una centrale a gas in Italia guadagna grazie alla inefficienza della rete distributiva.
In Ucraina la stessa centrale, per via del prezzo del gas incredibilmente più basso, diventa una macchina per fare soldi.
Soldi su cui spesso ci si “dimentica” di pagare le tasse.

la politica, quindi , è riuscita a trasformare una risorsa in un costo per la collettività (la Naftogaz Ucraina ha i bilanci in affanno perenne) e in guadagni per oligarchi e industriali.

Arriviamo a Janukovich, questo bel figurino.

Cosa poteva fare il povero bastardo?
Ha provato a tenere i piedi in due staffe, chiedendo una riduzione del prezzo del gas ai russi e aiuti economici all’Ucraina.
Chiunque avrebbe provato a fare lo stesso, ma subito sono cominciati i problemi.
L’Europa ha subito mandato i membri della Troika, per prendere le misure alle infrastrutture locali e chiedendo:
Aumento del prezzo del gas a privati e aziende (almeno tre volte)
Diminuzione del numero degli statali
Riduzione di stipendi e pensioni.

Film già visto e che porta a disastri immani, in nome della ripresa.

Dall’altra parte i Russi, e Putin  in particolare, hanno dato uno strattone deciso al guinzaglio, ricordandogli che le loro basi non si toccano e che il prezzo del gas agevolato è loro prerogativa continuare a concederlo.
Il ministro del commercio estero russo gli ha ricordato che possono fare anche a meno dei loro prodotti, e non hanno problemi a chiudere le frontiere anche senza darlo a vedere.
Basta dare ai doganieri disposizioni di applicare alla lettera gli incredibili codici doganali e e le tante prescrizioni, seppellendo le loro merci sotto un cumulo di scartoffie.

Janukovich si è trovato tra due fuochi, tra una UE che promette meraviglie e un futuro di latte e miele, soldi in prestito (forse) e un gran bel mercato per le loro aziende.
Dall’altra parte la Russia che, effettivamente ha buttato via decine, se non centinaia di miliardi di euro negli anni per sovvenzionare uno stato che ritengono faccia parte della loro sfera di influenza.
Indeciso tra la promessa di miracoli nel futuro e dalla concretissima minaccia di vedersi revocati i privilegi, il povero Janukovich si è sottomesso ai voleri dell’orso russo.
E si sono viste all’inizio della crisi scene umilianti , di un presidente di un paese sovrano che convocato d’urgenza da Putin prende su l’aereo e si affretta a correre a Mosca.

Ma ha fatto i conti senza l’oste, contro gli Usa che finanziano opposizione e i partiti nazisti del nord, con parte della chiesa ortodossa che si è separata anni fa da Mosca e con un diffuso senso di protesta della gente fiaccata dalla crisi.
Tutti questi interessi contrastanti sono sfociati nella rivolta, nelle manifestazioni di piazza e nei cento morti circa fino ad adesso.

Una notizia di queste ore è un accordo raggiunto tra opposizione e manifestanti, con amnistia, cessazione delle ostilità, governo di transizione e nuove elezioni, entro il 2014.
Mi hanno colpito i ministri degli esteri di alcuni paesi UE che si sono affrettati a incontrare governo e opposizione per “definire la faccenda”.
Ma che cosa c’entrano loro?
Forse sono stati un filino troppo spudorati.
E i Russi?
Putin è stato preso in contropiede, ha le olimpiadi di mezzo e non può sbroccare come fa di solito e magari mandare qualche aero e carro armato oltre confine per veder cosa succede.
Ma andiamo su ORT e NTV, i canali russi visibili in Italia.
I talk Show parlano continuamente di “ingerenza degli Usa e dell’Ue” negli affari privati di un paese sovrano , auspicano la fine delle ostilità , rimarcano le “atrocità” commesse dai manifestanti e chiedono un processo veloce per loro.
E subito i commentatori parlano della Crimea, pronta a chiedere l’indipendenza per tornare dalla Russia (abbastanza vero, questo) e fanno vedere filmati di civili ucraini, della parte orientale e russofona.
Persone con il fucile in mano e che si dichiarano pronti a combattere per la loro indipendenza.
Contro i rivoltosi.
E concludono , in più occasioni:
“questo è solo l’inizio”
In particolare mi ha colpito una frase:
“noi Russi e Ucraini non siamo come i francesi (termine antico per definire gli europei), che al primo sangue si fermano.
Noi quando sentiamo l’odore del sangue continuiamo a combatter, finché non abbiamo vinto”
Retori, la solita retorica, ma con un filo di verità.
Se vincono i russofoni la parte occidentale continuerà a manifestare e a combatter per l’indipendenza.
Se vincono i filo europei probabilmente succederà il contrario.
Un tiro alla fune di proporzioni epiche, che interessa una intera nazione.

Povera Ucraina

P.S. i soliti commentatori russi prevedono sfracelli per il fine settimana, dalle parti di Kiev, altro che “pacificazione”, sanno qualcosa che noi non sappiamo?