L’elezione del Presidente della Repubblica 2013 , la storia

Proviamo a riassumere , in pochi passaggi quello che è successo negli scorsi giorni.

Dopo le elezioni l’elettorato ha deciso, in pratica, per tre grandi partiti:
Il PD partito di centro sinistra
Il PDL – Partito di Berlusconi (e basta)
E il Movimento cinque stelle , espressione della voglia di cambiamento e di protesta dell’elettorato.

Il PD , nel bene e nel male è riuscito ad essere il vero protagonista delle elezioni , quelle politiche e quelle del presidente della repubblica.

Gli altri due partiti , sono rimasti coerenti , il PDL si è arroccato intorno al suo leader e al suo elettorato, composto da pensionati e statali, che temono di perdere i loro sudati privilegi.

Di Berlusconi c’è molto da dire , basti solo ricordare che , da politico migliore degli ultimi cento cinquantanni (parole sue) adesso pensa principalmente a trovare il sistema per non finire in galera.

Il Movimento cinque stelle soffre per la sua giovinezza, e per il fatto di non avere ancora una classe dirigente organizzata, malgrado tutto rimane sostanzialmente coerente con il programma, duro e puro, pure troppo.
E il PD?
Il PD, nella persona del Leader Bersani è riuscito nell’incredibile impresa di bruciare dodici punti nei sondaggi, qualsiasi altro leader di partito si sarebbe dimesso , e in Giappone si sarebbe pure suicidato.
Il partito , nato dalla scellerata unione tra i DS e Margherita, è noto per la sua diatriba interna , che si può riassumere principalmente in tre aree:
Il SEL, ovvero il movimento di Vendola, nato con lo scopo principale di drenare voti dai piccoli partiti di estrema sinistra e di renderli “utili”
Il centro-centro sinistra , ovvero democristiani e simili che sono entrati nel PD per non sparire e , soprattutto perché un residuo di dignità gli impediva di andare nel partito di Berlusconi.
Il centro-Sinistra , ovvero i residui di un partito , Il PCI che aveva circa il trenta per cento dei voti , e che, per decisione unilaterale della direzione si è trasformato in centro sinistra per prendere i voti dei moderati e perdere nuovamente governare.
Da queste tre anime, è nato il nuovo movimento, con una parte che vuole unioni gay e diritti civili e l’alta che lotta contro l’aborto.
Il tutto è sfociato , ricordiamolo nella proposta di legge dei DICO, scritta dalla Bindi, un po come fare scrivere una legge sulla legalizzazione della droga  a Gasparri.
Manco a farlo apposta la proposta di legge era così tortuosa e impraticabile che finì nel nulla.

Arriviamo alle elezioni del presidente della repubblica.

Coerentemente con le radici della Sinistra il PD propose il suo primo “nome condiviso”, quello di Franco Marini , leader storico della CISL e leader della corrente interna dei Popolari, all’interno del PD.
Non poteva immaginarlo nessuno ma,  , la corrente interna degli Ulivisti che fa capo alla Bindi , sempre nel PD e le sinistre dello stesso partito  lo hanno impallinato alla prima votazione.
Franco Marini ha solo ottenuto in blocco i voti del PDL , che dal punto di vista di un elettore del PD non suona molto bene.
Subito dopo il Movimento 5 stelle ha tirato fuori l’asso, ovvero ha proposto come presidente Stefano Rodotà, un autorevolissimo esponente della sinistra del PD, noto , tra l’altro per le sue critiche al Movimento 5 Stelle stesso.
Il ragionamento era che dato che si trattava di una persona estremamente seria, di elevatissimo spessore culturale , non si potesse fare a meno di eleggerlo.
Il PD ha reagito freddamente, conscio del fatto che le frange interne degli Ulivisti e dei Popolari mai avrebbero potuto votare per lui, che in passato si era opposto all’Europa unita e si era detto  favorevole alle unioni gay e all’eutanasia..
L’elettorato del PD, che in massima parte non è espressione dei Popolari e degli Ulivisti, ha reagito male all’impallinamento di Rodotà.
La strategia di Renzi e D’alema per indebolire Bersani è stata chiara, precisa e spietata: “Pierluigi, decidi come ritieni più opportuno”.
Ne è seguito un valzer di candidature improbabile, tra cui spicca il nome di D’alema, che non raggiungerebbe la maggioranza neanche se votassero solo i suoi familiari, fino all’incredibile finale.
Alla fine il PD ha deciso per acclamazione il nome di Prodi, come navigato esponente del centro sinistra e reputato autorevole anche da molti avversari.
Negli ultimi vent’anni Prodi è la risposta della sinistra alla domanda “e adesso cazzo facciamo?”.
Ovviamente Prodi è stato impallinato a sua volta, e proprio dalle frange di centro-centro sinistra a cui faceva riferimento in passato.
Alla fine una riunione notturna ha permesso di trovare la quadra e ha coalizzato PD e PDL insieme ad un unico nome, ovvero quello di Napolitano , la sola persona che riesce a turarsi il naso in modo convincente , davanti alle peggiori schifezze istituzionali, in nome della “governabilità”.
Napolitano è stato eletto quindi con i voti del PD, che lo reputano uno dei suoi e dai voti del PDL , che lo ritengono capace di impedire la cacciata dal parlamento o l’arresto di Berlusconi.
Neanche Superman, a questo punto, potrebbe risollevare il PD dalle macerie che si è fatto crollare addosso, tranne forse in populismo che avanza, rappresentato da Renzi , non appena gli storici elettori provenienti dal PCI saranno morti di vecchiaia, avranno capito che lui è indispensabile, potrà portare avanti il nuovo partito di destra sinistra.