Le pensioni in Italia e in Germania, dati che fanno pensare.

Come saprà bene chi conosce qualche pensionato tedesco, magari un parente che è emigrato e si è stabilito lassù, la situazione è ben diversa , rispetto all’Italia:

Quasi la metà delle pensioni son sotto i settecento euro netti mensili,
E riguardo alle cosiddette pensioni d’oro? Beh in Germania quasi non esistono, pochi fortunati cioè 54 mila pensionati, che corrispondono allo 0,28%, percepiscono più di 2.000 euro al mese, mentre solamente 18 (si 18, punto, non 18 mila) ne ricevono più di 2.800 euro, infine meno di 400 pensionati ottengono più di 2.400 euro al mese.
Il Bild sottolinea anche che in Germania chi lavora e percepisce uno stipendio di 1.500 euro lordi al mese, dopo 45 anni di lavoro e di contributi, ha diritto a 667 euro mensili di pensione, addirittura meno del sussidio di povertà.

Infatti esistono appositi sussidi per i pensionati poveri, con agevolazioni per l’affitto e le bollette, e le spese mediche, che però il pensionato dovrà pagare per un importo previsto tra i 140 euro e i 200 euro al mese, come tutti , disoccupati compresi.

In pratica in Germania le pensioni più basse sono quelle degli appartenenti al settore privato, costo del lavoro più basso significa meno contributi, e meno pensione.

Si , un lavoratore tedesco costa mediamente meno di uno italiano , ma percepisce uno stipendio netto maggiore, di solito , e la vita in Germania è meno cara.
Assicurazioni auto , bollette, case, vitto affitti e carburante costano molto meno, e ci sono meno tasse, inoltre le scuole per i bambini sono assolutamente gratuite, libri matite e quaderni compresi.

E non è assolutamente finita.

Mi sfugge qualcosa sul Belpaese.

In Italia, invece la situazione è diversa:

Come tutti saprete ai disoccupati viene dato un calcio nel culo dopo la fine della cassa integrazione e della mobilità, e lo stesso vale per i pazzi che  volessero metter su famiglia e figli.

Malgrado ciò per le pensioni e forse anche per lo stato sociale spendiamo più che la Germania, in proporzione.

Come mai?

Istat – Dati pensionistici 2010
 Nel 2010, dei 23.763.023 trattamenti pensionistici il 56,5% è stato erogato a donne e il 43,5% a uomini.
 Le donne, pur rappresentando il 53% dei pensionati (8,8 milioni su 16,7 milioni) e più della
metà delle pensioni, percepiscono

solo il 44% degli oltre 258 miliardi di euro erogati, mentre il 56% è destinata agli uomini.
 L’importo medio annuo delle prestazioni di titolarità maschile ammonta a 14.001 euro, il 65,3% in più di quello delle pensioni di titolarità femminile, che si attesta a 8.469 euro.
 Il numero degli uomini (597 mila) che percepiscono un reddito pensionistico mensile pari o
superiore ai 3000 euro è di oltre tre volte più elevato di quello delle donne (180 mila).

La spesa previdenziale in Italia ha un peso enorme, il 15% del Pil nel 2011, oltre 265 miliardi di euro.
Le ragioni alla base di questa spesa sono che nel nostro Paese le pensioni d’oro.
Purtroppo ci sono circa 740 mila pensionati che percepiscono mensilmente dall’Inps oltre 3 mila euro e pesano moltissimo sulle casse pubbliche, addirittura per 40 miliardi di euro. 
Si tratta del meno del 5% dei pensionati italiani.
Il problema è che assorbono il 15% dell’intera spesa previdenziale.
Proviamo a fare due conti , 18 pensionati tedeschi che percepiscono una pensione oltre i duemila ottocento euro al mese, contro 740 mila pensionati italiani che percepiscono mensilmente dall’Inps oltre 3 mila euro.
Giuliano Amato, neo-nominato giudice costituzionale e eminenza nera del panorma politico italiano, con i suoi trentunmila euro mensili guadagna da solo oltre metà dell’importo ricevuto dai diciotto tedeschi con il top della pensione. 
Si , lui da solo…  

E tanti altri guadagnano di più, in Italia.
Io , se fossi un politico ogni tanto questo discorso lo farei , in televisione o nei giornali. 

Considerando che , se non sono completamente deficienti (o ex manager del PD) la stragrande maggioranza di costoro sono elettori del PDL.

Ricordo che la Germania non è Marte, esiste anche la povertà, relativa, dato che il tenore di vita dei tedeschi, per via del fatto che la vita laggiù è meno cara è più alto del nostro, e quando il centro per l’impiego ti trova un lavoro , lo devi accettare.

Esiste da loro il problema dei mini-job, lavoretti di poche ore settimanali che però mantengono il diritto di avere comunque i sussidi statali.

Parliamo della leggenda della commessa che guadagna 1800 euro al mese in Germania.

Facciamo due conti , e immaginiamo una ragazza madre o divorziata con due figli minorenni, e con un lavoretto da 25 ore mensili , che gli viene pagato 400 euro, il mini-job.

Orbene, riceve comunque circa 450 euro di sussidio, l’Hartz IV, oltre a duecento cinquanta euro al mese circa per ogni figliolo.

Sommando il mini stipendio, e i vari sussidi arriviamo a circa 1700 euro al mese netti.

Poi bisognerà detrarre il costo dell’assicurazione sanitaria, ma consideriamo che le bollette del riscaldamento e l’affitto di casa gliele pagherà lo stato, a parte, con quella cifra lei è povera.

I disoccupati in Italia venderebbero un rene, per un trattamento del genere, forse anche tutti e due.

Insomma la spesa sociale in Germania è passata dalle pensioni ai disoccupati e alla parte debole della popolazione, diciamo che se non prendi uno stipendio decente dalle loro parti conviene fare il disoccupato.

E le aziende tedesche se ne sono accorte, per lavori tipo commessa o barista preferiscono assumere tante persone a 25 ore mensili, e le fabbriche spesso assumono immigrati, che non hanno diritto ai sussidi, dandogli 1000-1200 euro al mese.
Ricapitolando la  spesa pensionistica tedesca nel 2011 è stata pari a  300 miliardi circa, contro i 258 italiani, solo che i tedeschi sono 82 milioni , e noi italiani siamo 59.
Rimane solo una amara considerazione, i soldi ormai sono in mano ai pensionati in Italia , e una fetta importante della popolazione prende pensioni che ormai sono paragonabili a stipendi di funzionari di banca o di ingegneri con decenni di esperienza, senza aver versato i contributi relativi, o solo una minima parte di essi.
Per la gioia dei lavoratori odierni che andranno in pensione con importi di meno della metà rispetto ai loro genitori, e anche molti anni più tardi.
E i disoccupati  si arrangino.
Di questo non ne parla nessuno , i diritti acquisiti non si toccano.
Perlomeno finché il FMI non calerà sul Belpaese come un branco di cosacchi incazzati.