La grande partita del South Stream.

Da anni la Russia sta tentando di mandare avanti il progetto South Stream, con alterne fortune, prima si firmano gli accordi, poi i lavori vengono stoppati e si riparte.
Il tutto grazie alle norme varate con il terzo pacchetto energia.
Questo trattato prevede che non deve esserci un rapporto diretto tra produttori e distributori.
Il fatto che la Gazprom sia, per l’appunto sia produttore e distributore , oltre ad essere controllata dallo stato russo, deve essere assolutamente causale e non deve aver inciso nei processi dei legislatori..

Il South Stream , il condotto che dovrebbe passare per il Mar Nero e dirigersi in Europa, passando dal territorio russo, dovrebbe permettere il passaggio di gas proveniente da terze parti, secondo le prescrizioni del terzo pacchetto energia.
Detto in parole povere il gas proveniente dall’Azerbaijan, dovrebbe poter essere acquistato direttamente dagli europei e transitare dai gasdotti russi previo pagamento di diritti di passaggio.
I russi, prevedibilmente, hanno detto che i gasdotti sono i loro, gli investimenti pure, e con quelli ci fanno quello che gli pare.
La nascita di altri progetti, come il Nabucco e il Tap, fanno parte di una strategia occidentale di diversificazione  delle fonti energetiche, tutti prescindono dal gas azero, che arriverebbe in Europa fino alla Turchia.
Ultimamente sono cambiate molte cose e i giochi , come logico , non si sono svolti a Bruxelles, ma a Baku, la capitale dell’Azerbaijan.
Il governo azero ha deciso di iniziare una proficua collaborazione con il governo russo, anche per via del fatto che i carri armati russi sono vicini, al confine, mentre le sanzioni di risposta dei governi occidentali sembrano lontanissime, in prospettiva.

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Ma uno dei progetti di gasdotto, il TAP, ovvero il gasdotto trans-adriatico va avanti, il Nabucco , ancora più costoso, pare sia definitivamente sepolto..
Un progetto che porterà il gas azero in Turchia e poi in Europa, passando per la Georgia (che così avrà un contentino) e importerà la bellezza di dieci miliardi di metri cubi all’anno, parte di essi fino in Italia.
Ovviamente i russi , che importano attualmente circa 160 miliardi di metri cubi, non ne risentiranno molto a livello di quote di mercato e di prezzi.
Il gas azero costa dai 230 ai 300 dollari ogni mille metri cubi, ma per via delle spese di trasporto, venduto a 400 non è un gran business, la Russia, che ne acquista la maggior parte e lo rivende in Europa tramite l’Ucraina, per alcuni contratti ci rimette.
Venduto in Europa tramite il territorio russo e attraverso il South Stream, ovvero senza paesi intermediari e diritti di passaggio da pagare, diventerebbe conveniente.
Altri gasdotti, come il TAP , dovrebbero pagare i diritti per arrivare in Europa, prima la Georgia e poi la Turchia, costi aggiuntivi al solo trasporto.
E tutti saranno contenti, gli europei potranno dire che “adesso c’è la concorrenza”, gli azeri avranno un altro acquirente e potranno tirare su il prezzo , e, probabilmente il South Stream si farà.
Il governo dell’Azerbaijan, da parte sua , ha adesso in mente ben chiaro un concetto, potrà vendere il gas agli europei tramite il TAP, forse potrà anche venderne una parte direttamente tramite il South Stream, ma solo fino ad un certo punto, poi basta.
Ovviamente la partita è ancora lungi dall’essere conclusa, il progetto del TAP prevede una sua espansione e, magari, anche l’utilizzo di gas proveniente da Iran e da altri paesi,  passando dal Caspio.
Purtroppo la diatriba per la spartizione del Caspio è ancora aperta, e l’Iran , come molti altri paesi produttori, rischia di non aver più gas da esportare nei prossimi anni, preferendo utilizzarlo per il  mercato interno.
Anche alla sua massima capacità teorica il TAP potrà trasportare solamente 20 miliardi di tonnellate all’anno.
Se ne riparlerà tra una decina di anni.