La brutta storia dello shale gas – seconda parte, Il rigassificatore polacco.

La Polonia, come sapete ha preso una bella tranvata per quanto riguarda lo shale, il fantasmagorico gas racchiuso nel sottosuolo, pronto a essere estratto.

La Exxon, insieme ad altre compagnie ha eseguito quattro trivellazioni in altrettante zone del sottosuolo polacco, e, secondo l’Economist è scappato perché c’era “troppa burocrazia” e le “tasse erano troppo alte”.
Ma come mai sono scappati dopo solo quattro trivellazioni senza trattare con il governo sul prezzo?
Semplice, i giacimenti erano troppo profondi, ovvero costosi, e il gas era troppo ricco di anidride solforosa e di azoto per essere conveniente.
La capacità dei giacimenti sarebbe solo un decimo di quello previsto.

Il gas russo sarebbe costato di meno, alla fine.

Ma questo ai polacchi non ditelo, magari viene fuori un’altra crisi del gas e possono essere disposti a spendere dei miliardi di euro per “ricerche”.<br />le compagnie petrolifere, se le pagate prima, faranno tutte le trivellazioni che volete.

Presi dalla voglia disperata di non comprare il gas russo i polacchi si stanno buttando a pesce sulla rigassificazione del GNL , ovvero Gas Naturale Liquefatto.

Navi piene di metano a meno 163 gradi centigradi, liquido salperebbero gli oceani e aiuterebbero ala Polonia a raggiungere la loro amata indipendenza dalla Russia.

Per ottenere questo risultato e per avere il privilegio di pagare il gas di più hanno investito950 milioni di euro per la costruzione del porto dal nome impronunciabile di Swinoujscie, vicino al confine con la Pomerania tedesca, non si sa mai.

La costruzione è iniziata nel 2010 e terminerà più o meno quattro anni dopo, ovvero quest’estate.

la produzione teorica sarà di 2,5 miliardi di tonnellate all’anno, fino ad arrivare alla capacità di 7,5 miliardi nel 2018, se il mercato lo consente, ovvero se il costo del  rigassificato sarà concorrenziale sul mercato.
Considerando che la Norvegia si è offerta di fornire più gas alla Polonia (ad un costo maggiore del venti per cento rispetto a quello di Mosca) la Polonia, unico paese del centro nord Europa sarebbe in grado di fare a meno della Russia, però continuando ad utilizzare la lignite del bacino carbonifero della Slesia per alimentare le centrali elettriche.
Ma l’Europa non è d’accordo, bisogna limitare le emissioni di CO2, e le centrali a carbone dovrebbero essere in gran parte dismesse.
Dieci anni di lavoro, e miliardi investiti per spendere ancora di più.

In Italia avremmo bisogno di costruire almeno altri due grossi impianti di rigassificazione,da affiancare ai due già esistenti e fermi da anni, occorreranno lunghi anni, occorrerà anche costruire le centrali di distribuzione  e i gasdotti per alimentare la nostra linea, e poi occorrerà trovare davvero il gas sul mercato ad un prezzo concorrenziale, e lo stesso dovranno fare vari paese europei.
Sicuri che ci si riesce?

Nella prossima puntata parleremo degli aspetti tecnici dell’estrazione, ovvero Fracking for Dummies