Cronache della “tregua” in Ucraina, intanto a Kiev cominciano i problemi, sul serio

Nel Dombass continuano i combattimenti , anche se solo sporadici.
Immagino che i morti nei combattimenti delle città Debaltsevo e Lutigino la pensino diversamente. 
Tendenzialmente la situazione è tranquilla, in alcuni punti, e i soldati ucraini hanno cominciato a ritirarsi da alcune zone.
Ovviamente l’idea del “confine” tra quelle che sono ormai due nazioni separate è labile, i separatisti occupano ogni metro di terra liberato, e quello è il problema per cui le cose vanno tanto a rilento.
Ormai molti si sono fatti una idea, pare che un accordo sottobanco sui confini del nuovo stato sia raggiunto, e che il territorio della nuova nazione sia decisamente più grande della zona attualmente controllata dai separatisti..

Ed è logico, dato che la guerra il governo di Kiev l’ha persa, e di brutto.
Il sessantacinque per cento dei mezzi militari distrutto o catturato dagli insorti, l’aviazione praticamente annientata e almeno un terzo dei soldati feriti o uccisi.
MIgliaia di morti segnalati come “disertori” o “dispersi”, mentre gli obitori del Dombass sono pieni e il governo di Kiev si rifiuta di venire a prendere i corpi.
Una apocalisse, più che una sconfitta.
Il governo di Kiev parla di “ritirare” i volontari dei partiti nazionalisti dal fronte, per permettere l’implementa zione della tregua, e anche i media occidentali, servi della neolingua  USA, si sono accorti del problema relativo all’aver armato dei nazisti : “il nazista armato è pace” e anche ” la sconfitta è vittoria“.
Nel frattempo il presidente Poroshemo  Poroshenko, prosegue sparando balle allucinanti, dice che “il PIL Ucraino da qui al 2020 aumenterà di 4 volte” e “risolveremo i problemi del gas russo” (non sembra ma è una balla titanica anche quella).
E subito il mondo degli affari gli dà ragione, la società di rating S&P declassa il debito pubblico ucraino.da CCC a CC, ovvero estremo rischio di default.
Ma la “colpa”, stavolta è anche dei russi, per davvero.
Come spiegato esaurientemente da questo articolo della Reuters, il prestito da tre miliardi di dollari fornito dalla Russia l’anno scorso aveva una clausola scritta in piccolo:
Qualora il debito pubblico dell’ucraina salisse oltre il sessanta per cento del PIL il creditore ha il diritto di richiedere l’intera cifra in una unica soluzione.
E i tre miliardi da rendere l’Ucraina non li ha, fatica già adesso a pagare le cedole.
Ovviamente la richiesta occidentale di avere “compassione” da parte delle autorità occidentali è caduta già nel vuoto.
Significherebbe un bel default dello stato ucraino e la fine dei prestiti del FMI.
E anche qui il cambio della Grivnia, la valuta ucraina c’entra molto.
Ovviamente né tutti i soldati né tutti i cavalli del re riusciranno a tenere il debito ucraino sotto il sessanta per cento, ma qui si sta lottando per non riuscirci entro l’anno, ovvero alcuni mesi, in pieno inverno…
Pare che il limite delle 13 Grivnie per un dollaro sia il limite invalicabile da non superare, superato quello il sessanta per cento a fine anno di deficit è matematicamente assicurato, le previsioni sono minimo del 67%.
E la banca centrale brucia preziose riserve valutarie alla ricerca di stabilizzare la valuta, e di dare fiato ad una nazione allo sbando.
Peccato che dei sedici miliardi di dollari delle riserve di Kiev solo quattro o cinque siano soldi veri, il resto sono obbligazioni della Banca Centrale….
E le notizie dell’economia danno una mano, la previsione esageratamente ottimista, e che tiene conto della Crimea e del Dombass come parte dell’Ucraina, sono di un “piccolo” calo del PIL pari al 9%, mentre la bilancia commerciale è in deficit di 4,6 miliardi di dollari, contro l’attivo di 1,6 dell’anno scorso.
I cittadini di Kiev sono già “leggermente preoccupati”, molte zone della città sono ancora senza acqua calda per il riscaldamento a causa di una diatriba tra la società che eroga il gas e i distributori, mentre i Blackout per la mancanza di energia elettrica sono già cominciati, le centrali elettriche a carbone stanno cominciando a spegnersi per mancanza di materie prime, il carbone veniva da Lugansk, nel Dombass.
Il governo , oltre a parlare dell’aumento del PIL di 4 volte parla già dell’aumento delle tariffe del gas e dell’energia elettrica di 4 volte, per adeguarli ai “prezzi di mercato”.
I fanatici che parlano di “abbandono del Dombass” da parte della Russia , ne tengano conto , la guerra è ancora in pieno svolgimento, solo che non sono più i cannoni “reali” a sparare, ma quelli “virtuali” dell’economia.
“copritevi, che farà freddo”