Arresti, litigi, videomessaggi e altro rendono difficile tenere dietro a tutti i fatti, di ora in ora la situazione cambia.
A proposito l’IVA aumenta o no?
E l’IMU alla fine la pagheremo lo stesso?
Annunci e smentite si susseguono, e gli italiani cominciano a sentire la solita abituale sensazione di starlo per prendere in quel posto.
Ma non parliamone adesso, aspettiamo di federe cosa succede e faremo i fighi ex post, a cose fatte.
Oggi scriviamo di Renzi , e lasciamo come al solito, che sia Matteo a parlare per Matteo.
25 febbraio.
Mentre il segretario Pd faceva finta di proporre qualcosa di concreto al M5S, Renzi era un fan delle larghe intese:
“In un Paese normale, all’indomani di elezioni con questo esito faresti un accordo di grande coalizione, come accadde in Germania, tra centrodestra e centrosinistra. Le anomalie del sistema italiano sono evidenti laddove manca un reciproco riconoscimento tra destra e sinistra”
Torino, 14 set. :
“Il Governo delle larghe intese e’ la sconfitta della politica”.
“deriva dal fatto che non abbiamo vinto le elezioni e che coloro di cui abbiamo detto il peggio possibile e che erano avversari nei talk show poi in parlamento votano con noi”.
“Sei mesi fa se ci avessero detto che eravamo al governo con Brunetta e Schifani come avreste reagito?”
Sei mesi prima, proprio.
Ma Renzi continua a sostenere tutto e il contrario di tutto , seguendo gli umori del momento e tessendo una fragile rete di alleanze all’interno del partito.
Ne è prova il rapporto di odio e amore tra Renzi e D’Alema, l’ex potentissimo leader politico.
Colui che trasformava in oro tutto quello che non toccava.
D’Alema all’inizio sostiene a gamba tesa Renzi, per poi rinnegarlo alle prime voci di rottamazione.
Salvo poi ricredersi, non appena l’influenza di Renzi comincia a crescere il grande Presuntore si riavvicina e gli sussurra nomi di funzionari da tenere sott’occhio.
E Renzi continua a sostenere la pratica del “te l’avevo detto”, ovvero partire dalla sua poltrona di sindaco e sindacare sulle opere del governo di cui non fa parte, dicendo che è andata male , e lui avrebbe fatto in un altro modo.
Non dice esattamente quale , ma bisogna “cambiare” e “rinnovare i vertici del partito“.
Dato che il motto del PD è storicamente “squadre che perde non si cambia“, non ha tutti i torti.
E i veri nemici di Renzi?
Non parlo di Berlusconi , che lo rispetta come degno avversario e vede in lui un Silvio più giovane e meno rapace, parlo della Bindi e di Bersani, le due anime nere che tramano all’interno del PD e sognano la sua rovina.
La Bindi pensava, poverina, di potere arrivare lei un giorno al vertice, o almeno vicino, ma la sua posizione di oltranzista cattolica in un partito di centro sinistra glielo renderebbe difficile a prescindere.
La stessa posizione di un vescovo transessuale che volesse diventare Papa.
E Bersani?
E’ stato sconfitto all’interno e all’esterno del partito , ha perso le elezioni in un modo plateale, sbagliando tutto, prima, durante e dopo.
Ma rimane abbarbicato alla poltrona e permetterà ai suoi avversari di staccargli le dita a martellate dallo scranno , ma solo dopo la sua morte.
Perderanno e Matteo rimarrà in alto , circondato dalle macerie della battaglia e da funzionari che si scopriranno improvvisamente suoi sostenitori.
E Renzi rimane l’unica possibilità di tenere in vita il PD e di vincere le elezioni.
Ne vale davvero la pena?