Alcuni inquietanti segnali da parte del governo di Kiev.

Non ci vuole un genio per capire che la situazione in Ucraina sta andando fuori controllo.
L’artefice di tutto questo casino è la crisi economica, ovvio, ma ,soprattutto il governo di Kiev.

Ecco il video, il ministro degli esteri ucraino Andriy Deshchytsia ,davanti all’ambasciata russa a Kiev, afferma che che “la Russia deve andarsene dall’Ucraina e, si , Putin è una testa di cazzo!”.
Cercherà poi di “giustificarsi”, dicendo che lo aveva fatto per “calmare gli animi”, ma il danno ormai è fatto.
Questo figuro, in teoria, dovrebbe recarsi in Russia a parlare con le autorità.
Le parole “Putin Khiulo“, usate da Andiry, sono il testo di una canzone molto diffusa in Ucraina, , da semplice “inno” del Metalist Kharkiv, una squadra di calcio, a slogan cantato dai “girotondisti” ucraini.
Il loro repertorio è semplice , va da “chi non salta Moskal è” (moskal è il termine dispregiativo con cui vengono chiamati i russofoni ucraini) a “Putin Khiulo”.
Questo è il semplice, grosso errore di una singola persona, ma non è certo l’unica manifestazione “a favore del dialogo” del governo ucraino.

Arriva il buon yatseniuk, il primo ministro ad interim (ancora in carica) a dire la sua.

In questo comunicato, pubblicato sul sito dell’ambasciata americana a Kiev , afferma che “libererà l’est dai diavoli” e che gli abitanti dell’est sono “subumani”.
Alcuni potrebbero anche capire che dal discorso si evince che i “subumani” sarebbero i russi, meglio ancora.

Ma non è finita, in rete circola questa notizia, i soldati di Kiev sarebbero “ripagati”, in caso di vittoria con appezzamenti di terreno del Dombass.

A questo punto non si sa bene quale sia il motivo che spinge il governo di Kiev a comportarsi in quel modo demente, l’unica spiegazione possibile è che  faccia di tutto per provocare l’intervento militare russo.
Forse nel disperato tentativo di “incolpare” la Russia della terribile situazione economica in cui versa l’Ucraina.
Molti si ricorderanno i fatti della Georgia nel 2008, quando, non sapendo più cosa fare, il governo di Tiblisi attaccò per primo l’esercito russo, nella segreta speranza di un intervento militare NATO di supporto.