One Belt One Road “OBOR”: The Dragon’s Trail

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La nuova Via della Seta” è la grande presenza cinese in Africa, Asia e Medio Oriente. Non parliamo del futuro: è qui ora ed avanza.

Progetto voluto da Xi Jinping (nel 2013) che mira a creare una rete di infrastrutture di trasporto, comunicazione e di scambio che coinvolge circa 64 nazioni oltre alla Cina stessa. Tale rete dovrebbe essere completata entro il 2049, una nuova motrice che dovrebbe cambiare molti assetti della geopolitica e dell’economia, un immenso sforzo finanziato dall’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), la China Development Bank e la Industrial and Commercial Bank of China.

Una enorme opportunità di business nei settori dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell’energia, un progetto che va a cambiare ed aprire nuovi scenari geo–economici. Questa serie di assi di comunicazione comporterà  imponenti investimenti sull’aspetto della sicurezza per le importazioni di gas e petrolio e per le rotte marittime commerciali: si creeranno avamposti e basi strategiche nella Cina Meridionale, nell’Oceano Indiano e anche nel Medio Oriente, un immenso progetto di sicurezza che mira alla protezione degli interessi cinesi. Un nuovo e importante corridoio tra Cina e Pakistan che unirà (attraverso una rete ferroviaria, una rete elettrica e una rete di oleodotti) la regione dello Xinjiang con il porto di Gwadar. Per il Pakistan la collaborazione economica rappresenta un enorme passo in avanti per la sua economia, un investimento di 33 miliardi di dollari destinati al settore energetico, da sempre un settore in cui il Pakistan arranca a causa del grave ritardo strutturale. Tale investimento arriverà anche in una zona nota per la povertà e la destabilizzazione: il Kashmir. La Russia avrà di che preoccuparsi, gli occhi del dragone rosso hanno puntato sul Kazakhstan, sul Tagikistan e sul Turkmenistan: nazioni strategiche per il ricco sottosuolo (alluminio, gas naturale) e per la posizione perfetta. Nel progetto rientra anche l’India dove è in fase di progettazione la linea ferroviaria ad alta velocità di 1400km per collegare Calcutta con la città di Kunming (Yunnan). Nel Mar Mediterraneo la Shangai International Port Group LTD avrà in gestione per 25 anni – a partire dal 2021 – il porto di Haifa, ora in costruzione, progettato per gestire 1,86 milioni di container, insomma numeri che lo porteranno a diventare un primario porto del Mediterraneo Orientale.

Il dragone rosso – a causa dei tagli della produzione petrolifera dall’OPEC – ha aumentato l’import di greggio africano da Angola e Nigeria. Ma i collegamenti tra Africa Subsahariana e Cina ha prodotto nuovi effetti. Molte nazioni africane hanno studiato le derivate influenze politiche ed economiche tra Usa-Cina, analizzando gli aiuti umanitari e il relativo sviluppo finanziario. I finanziamenti europei e statunitensi hanno un basso ritorno, infatti cercano di attuare un irrealizzabile livello di sviluppo equo-solidale nel territorio, mentre il finanziamento cinese persegue la strada della dipendenza strategica ed economica, fregandosene dei diritti umani e delle effimere norme democratiche non attualizzabili in tali zone. Questo commercio cinese fornisce una nuova fonte di entrate per gli stati africani, ma tutto ciò avviene seguendo il liberalismo economico della stessa Cina: non c’è nessuna democrazia che avanza. Costruzioni di importanti nuove infrastrutture in Africa, investimenti che necessitano di una nuova stabilità che potrebbe creare una nuova classe media africana: un’Africa che ha tante risorse da vendere (quelle vere NdR)  e in cambio i cinesi pagano col vecchio biglietto verde, agli africani il USD piace ancora (loro purtroppo non hanno ancora capito che questi biglietti sono potenziale carta straccia… i cinesi di quei biglietti ne hanno a vagonate e vanno lì a spenderli, semplice vero?).

Ma ragioniamo bene con gli occhi cinesi: il progetto guarda nel lungo periodo, crea nuove infrastrutture che faranno sorgere nuovi bacini economici e aree industriali, dove la Cina imporrà la propria influenza economica e geopolitica.

In Europa non esiste nemmeno lontanamente una visione ed una pianificazione del futuro paragonabile a questo progetto. I governi europei arrancano per tirare a fine legislatura o restano ripiegati nelle loro momentanee situazioni di vantaggio. Non ci sono idee né progetti, e la struttura politica, monetaria ed economica dell’Unione Europea non è altro che una nave alla deriva senza un timoniere, pronta ad affondare alla prima tempesta.

E gli Stati Disuniti dal Grande Deep State che cosa fanno davanti a questa massiccia rivoluzione cinese? Tenteranno forse di ritirarsi in un nuovo isolamento dove Trump spera di salvarli almeno per una decina di anni, perché nessuno ha la forza e la capacità di fermare l’avanzata del Nuovo Secolo Cinese.

Il colonialismo imperialista degli Usa non è stato lungimirante, ha sempre trattato l’America Centro-Meridionale ed il Medio Oriente come “un giardino dietro la casa” da usare e sfruttare a proprio piacimento, non ha creato solide basi per il futuro, ha devastato nazioni con una lunga sequenza di guerre contro un terrorismo da loro creato forgiato e foraggiato, hanno passato il tempo ad additare la Russia, l’Iran e la Corea del Nord come il nemico numero uno. E così, senza clamore, il Dragone Cinese avanza: sotto il vostro naso, sotto i vostri occhi. L’impero americano sta vacillando e deve ora attribuire le colpe ad attori minori: eh sì perché la Cina non può essere più incolpata e toccata, ricordatevelo.

Alessia http://liberticida.altervista.org

http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/il-ruolo-strategico-dellitalia-nelle-nuove-vie-della-seta-16635

http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/questioni-strategiche-e-securitarie-lungo-le-nuove-vie-della-seta-16765

http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/one-belt-one-road-soft-law-come-alternativa-cinese-ai-trattati-internazionali-16634

https://www.cesi-italia.org/articoli/704/come-la-cina-reagir-alla-nuova-ondata-di-protezionismo

https://geopolitics.co/2017/05/13/one-belt-one-road-project-is-making-the-world-a-safer-place/