Oggi si parla di Mali, centrali nucleari e Areva.

Ricordate il Mali?
Quello stato africano che ha appena ricevuto una sana “iniezione di democrazia”, grazie alle  truppe francesi che , sbarcate alla capitale Bamako , si sono dirette verso il nord desertico, hanno dato la caccia ai ribelli , e, adesso stanno tornando per le “rifiniture” nel sud vicino alla capitale e in Nigeria.
Nigeria?

Beh, la Nigeria, stato confinante con il Mali è la sede di impianti estrattivi per la multinazionale Areva, gigante che si occupa di miniere di uranio e centrali nucleari.
Questa società, controllata dallo stato francese, approvvigiona le numerose centrali nucleari transalpine.
In particolare le miniere nigeriane producono il trenta per cento dell’uranio necessario per i reattori francesi, e molte altre prospezioni sono in corso.
Altri siti minerari , nella stessa zona e anche in Mali, sono in fase di approntamento.<br />Visti gli interessi in gioco , la vita di qualche nigeriano e maliano e l’impiego di quattromila soldati non è eccessivo.
Per poi aiutare la “democratica repubblica maliana”, nata dopo un colpo di stato nel Marzo 2012 , rimmarrano circa mille soldati francesi.
Ovvero soldati professionisti invece dei soliti contractor che costano molto di più. e che in caso di bisogno possono chiamare rinforzi.

Si tratta di soldi , ma non lo dicono, e soldi della collettività francese in gioco , e per quello il “liberale” Hollande non ha esitato a mandare i soldati.

Vabbè, sono stati  lontani , ma lo strano è che aziende francesi , algerine e spagnole hanno deciso di spartirsi la ricerca petrolifera e uranifera  nel Mali, mentre la Eni , ha deciso di rinunciarvi , per via della “scarsa redditività” presunta dei giacimenti.

Simo tornati al “big game” del passato , e noi italiani siamo fuori.