Yemen: disastro umanitario in progress, media in risveglio (forse) e sorprese

IL 26 ottobre il New York Times pubblica un ampio articolo sulla carestia causata dalla guerra in Yemen: una pesante accusa alle scellerate decisioni saudite perpetrate con la complicità americana. Le immagini di bambini in fin di vita sono così impressionanti che l’articolo registra decine di migliaia di contatti in pochissimo tempo, mandando in panico gli zelanti controllori di Facebook.

https://www.nytimes.com/interactive/2018/10/26/world/middleeast/saudi-arabia-war-yemen.html

https://www.zerohedge.com/news/2018-10-28/brutally-honest-facebook-removes-then-restores-images-yemen

La crisi umanitaria yemenita ha ormai tutte le carte in regola per esplodere in un disastro di proporzioni epiche, un evento straordinario che finisce dritto nei libri di storia, ma del quale nessuno tiene a essere ricordato come complice o geniale architetto.

Un intreccio gordiano

Lo Yemen, forse il paese più povero del medio oriente, vanta divisioni interne tribali e religiose che si intrecciano in una storia tormentata, un’infinita serie di intricate vicende che si snodano nei secoli tra imperi e califfati vari. La situazione attuale vede una guerra civile tra fazioni yemenite nata probabilmente da profondi dissidi esplosi nel 2014; una guerra che si fa fatica a definire “civile”, viste le profonde divisioni presenti in Yemen e la conseguente difficoltà a pensarlo come uno stato omogeneo di stampo europeo. Da una parte ci sono i cosiddetti “ribelli” Houthi, appartenenti alla una setta di estrazione sciita Zaydi, gelosi delle loro tradizioni e dei loro affari, radicati nel nord-ovest del paese: zona in cui risiede il grosso della popolazione yemenita, identificabile sulla mappa più meno in tutta la zona rossa a nord di Taiz.

Agli Houthi si oppone il governo yemenita del presidente Hadi, riconosciuto dalla comunità internazionale e supportato da Stati Uniti, Arabia e UK. Hadi gode anche del supporto di una parte delle forze armate e della restante parte della popolazione: più o meno la zona rossa a sud di Taiz e il resto del paese. A tale già esplosiva situazione si aggiunge nel 2015 la decisione dei sauditi di lanciare l’operazione “Decisive Storm”, intervenendo militarmente a supporto del presidente Hadi, costretto alle corde nella città di Aden dagli Houthi che solo l’anno prima avevano conquistato la capitale Sanaa. 

 

Secondo alcune fonti, pare che il principe saudita e ministro della Difesa Mohammed Bin Salman (MBS) nutrisse forti certezze in una gloriosa guerra lampo che potesse conferire il giusto prestigio alla sua figura di pretendente al trono saudita. https://www.middleeasteye.net/columns/how-saudi-arabia-trapped-itself-yemen-1582010456

Ciliegina sulla torta, questi tranquillizzanti eventi si innestano sulle ormai croniche operazioni di contrasto alla pericolosa Al Qaeda nella penisola arabica (AQAP), che si trascinano dai tempi dell’attentato alla USS COLE. I miliziani di AQAP non sono per nulla intimoriti dai casini che stanno capitando in Yemen, anzi, ci sguazzano dentro in scioltezza contribuendo a creare situazioni paradossali che vedremo in seguito.

Da Business Insider del 2015, quando qualcuno già intravedeva “pessimi sviluppi”: “These Houthi-led forces are battling against army units loyal to Hadi in the south, as well as against al Qaeda and Sunni tribes in central Yemen. Al Qaeda has proven to be among the most capable of the anti-Houthi forces. “Unfortunately the vanguard of Sunnis in Yemen has been Al Qaeda in the Arabian Peninsula, which is a very bad development for the US and the broader region,” Oren Adaki, a research analyst at the Foundation for Defense of Democracies, told Business Insider. https://www.businessinsider.com/these-maps-show-where-yemens-conflict-could-be-heading-2015-3?IR=T

Gli Houthi combattono Al Qaeda, quindi dovrebbero essere dei “buoni”, giusto? Ma torniamo all’operazione saudita “Decisive Storm”

L’uso massiccio dell’aviazione da parte della coalizione araba costringe gli Houthi a sospendere l’avanzata verso il porto di Aden e di seguito li spinge a ritirarsi nelle loro terre di origine, tra le montagne dello Yemen del nord. Tuttavia le speranze di una veloce vittoria saudita si rivelano illusorie; avanzare verso il cuore delle zone controllate dagli Houthi espone le forze della coalizione a devastanti imboscate che segnano la fine del Blitzkrieg saudita https://southfront.org/houthi-saleh-forces-destroy-saudi-military-convoy-60-saudi-soldiers-killed/.

Un’ulteriore fonte di imbarazzo per i sauditi è la decisione di una parte delle forze armate yemenite di schierarsi con gli Houthi, portandosi dietro una certa quantità di armi pesanti, tra cui la quasi totalità delle armi missilistiche: mezzi risalenti all’epoca sovietica, che però si rendono protagonisti di sorprendenti attacchi alle forze della coalizione ed alla stessa capitale saudita Riad https://liberticida.altervista.org/guerra-e-globalizzazione-come-i-missili-ex-sovietici-diventano-qualcosa-di-nuovo/.

Stando alle fonti a disposizione, i sauditi e i loro alleati, vistisi negata la vittoria lampo, cominciano a elaborare un cambio di passo alla loro strategia in Yemen: dopo anni di guerra sono diventati evidenti particolari sforzi su quattro punti principali.

  1. Assedio del territorio Houthi, per terra e per mare, con blocco dei flussi di materiale in entrata e in uscita.
  2. Distruzione sistematica della catena di produzione e distribuzione del cibo. Fattorie, ponti, dighe, centri per la distribuzione dell’acqua, allevamenti, strutture dedicate alla pesca, flotta da pesca, diventano tutti bersagli di attacchi aerei. Quando capita non si disdegnano assembramenti di persone come mercati, funerali e matrimoni.
  3. Economia. La banca dello Yemen, allineata alla fazione di Hadi, comincia a stampare moneta come se non ci fosse un domani, causando inflazione e conseguente crollo del potere di acquisto della moneta in possesso degli Houthi, limitandone così la capacità di procurarsi rifornimenti. Inoltre, gli stipendi del personale statale che risiede nel territorio Houthi vengono bloccati.
  4. Utilizzo intensivo di mercenari e milizie yemenite del sud, tra cui non manca AQAP, per combattere gli Houthi.

https://harpers.org/blog/2018/10/so-goes-hodeida-so-goes-yemen/

https://sites.tufts.edu/wpf/strategies-of-the-coalition-in-the-yemen-war/

https://www.nytimes.com/interactive/2018/10/26/world/middleeast/saudi-arabia-war-yemen.html

Ecco spiegato il motivo della terribile situazione attuale: la carestia incombente per milioni di persone ed epidemie di colera non sono delle conseguenze della guerra, ma sono in realtà delle vere e proprie armi di distruzione di massa, volontariamente pianificate, da impiegare contro i testardi Houthi. Spulciando tra le fonti la cifra che salta fuori è di almeno una decina di milioni di persone sotto assedio, nel caso peggiore fino a 17 milioni. In conclusione di questo excursus storico, si può dire che le cause del caos yemenita dovrebbero essere ricercate nel mix di fattori intrinsechi alla sua peculiare e incasinatissima storia; privilegi economici rivendicati, spartizioni di potere tra le fazioni yemenite e ingombranti interessi di stranieri vicini e lontani. Non manca neppure l’intrigante storia dell’oleodotto negato, elemento quest’ultimo che si è rivelato un potente detonatore di disgrazie anche in Siria.

A tutti questi fattori si aggiunge l’attrito tra diverse confessioni islamiche: il wahhabismo sunnita diffuso dall’Arabia Saudita e lo zaidismo degli Houthi, una setta sciita che però pare non sia così distante dai sunniti come invece sono gli sciiti iraniani. Infine, non ci sono conferme che gli Houthi nel 2014 fossero delle pedine iraniane, come invece di solito vengono presentati da chi vuole giustificare la guerra, ma pare più probabile che sia stato l’intervento saudita a spingere i ribelli ad avvicinarsi al proverbiale “nemico del comune nemico”.

https://harpers.org/blog/2018/10/so-goes-hodeida-so-goes-yemen/

https://www.nytimes.com/2018/08/09/world/middleeast/yemen-airstrike-school-bus-children.html

Un vero lavoraccio per i media far sembrare Sauditi, EAU e US i “buoni”, a fronte dei “cattivi” Houthi che raccolgono bambini fatti a pezzi, dopo che l’autobus che li trasportava è stato disintegrato da un attacco aereo saudita, effettuato con aerei e bombe fornite dagli USA, assistenza per il targeting compresa.

https://www.wsj.com/articles/u-s-deepens-role-in-yemen-fight-offers-gulf-allies-airstrike-target-assistance-1528830371

https://www.nytimes.com/2018/08/09/world/middleeast/yemen-airstrike-school-bus-children.html

Adesso torniamo ai giorni nostri: il controllo del territorio non è cambiato granché in termini di estensione, ma diversi porti sul Mar Rosso sono caduti sotto il controllo della coalizione saudita che persiste nell’assedio. Ormai il grosso dei rifornimenti alle zone ribelli può entrare solo attraverso il porto di Hodeidah, da due mesi obiettivo di un’offensiva della coalizione, che mira così a sigillare definitivamente l’assedio agli Houthi. Hodeidah, nonostante il blocco navale saudita e i bombardamenti alle strutture portuali, riceve ancora qualche nave che trasporta rifornimenti autorizzati dalle varie agenzie dell’ONU, inoltre è sede di mulini industriali per la lavorazione del grano. Attualmente, più del 70% dei rifornimenti entra dal porto sul Mar Rosso: grano per la produzione di farina, oltre a petrolio e derivati, vitali per generare elettricità.

https://apnews.com/5a4645766b414fe59b5f00ca3e543bd9

https://www.independent.co.uk/voices/yemen-war-death-toll-saudi-arabia-allies-how-many-killed-responsibility-a8603326.html

A oggi, nonostante gli sforzi della coalizione saudita, l’avanzata è in stallo. Gli Houthi sbucano fuori all’improvviso e attaccano i convogli di rifornimento lungo la strada costiera, per poi ritirarsi e scomparire, mentre a Hodeidah l’avanzata si è fermata tra le imboscate e i timori di interruzione delle linee di rifornimento. Anche la puntata su Hodeidah si sta quindi rivelando non risolutiva, deludendo le aspettative di chi sperava in un’azione veloce che potesse mettere termine all’imbarazzante guerra.

Sorprese e suggerimenti

Viste le sempre maggiori testimonianze arrivate al pubblico sulla sofferenza della popolazione civile, unite al trascinarsi della guerra costellata di imbarazzanti sconfitte della coalizione, è lecito supporre che qualche dubbio riguardo alla situazione in Yemen abbia cominciato a emergere. Sta di fatto che sui media hanno cominciato ad apparire storie un po’ strane.

AP Investigation: US allies, al-Qaida battle rebels in Yemen By MAGGIE MICHAEL, TRISH WILSON and LEE KEATH August 7, 2018 https://apnews.com/f38788a561d74ca78c77cb43612d50da In cui si osserva che la guerra contro AQAP è finita in secondo piano rispetto alla guerra contro gli Houthi, con l’effetto paradossale di vedere gli americani appoggiare i sauditi che stringono accordi con AQAP e la ingaggiano per combattere gli Houthi. Un articolo che mette sotto pressione il supporto degli Stati Uniti a Emirati Arabi e Arabia Saudita: “In one conflict, the U.S. is working with its Arab allies — particularly the United Arab Emirates — with the aim of eliminating the branch of extremists known as al-Qaida in the Arabian Peninsula, or AQAP. But the larger mission is to win the civil war against the Houthis, Iranian-backed Shiite rebels. And in that fight, al-Qaida militants are effectively on the same side as the Saudi-led coalition — and, by extension, the United States. “Elements of the U.S. military are clearly aware that much of what the U.S. is doing in Yemen is aiding AQAP and there is much angst about that,” said Michael Horton, a fellow at the Jamestown Foundation, a U.S. analysis group that tracks terrorism. “However, supporting the UAE and the Kingdom of Saudi Arabia against what the U.S. views as Iranian expansionism takes priority over battling AQAP and even stabilizing Yemen,” Horton said.”

Nell’articolo c’è anche un video educativo su AQAP, “for starters”. One Yemeni commander who was put on the U.S. terrorism list for al-Qaida ties last year continues to receive money from the UAE to run his militia, his own aide told the AP. Another commander, recently granted $12 million for his fighting force by Yemen’s president, has a known al-Qaida figure as his closest aide. In one case, a tribal mediator who brokered a deal between the Emiratis and al-Qaida even gave the extremists a farewell dinner. Horton said much of the war on al-Qaida by the UAE and its allied militias is a “farce.” “It is now almost impossible to untangle who is AQAP and who is not since so many deals and alliances have been made,” he said. The U.S. has sent billions of dollars in weapons to the coalition to fight the Iran-backed Houthis. U.S. advisers also give the coalition intelligence used in targeting on-the-ground adversaries in Yemen, and American jets provide air-to-air refueling for coalition war planes. The U.S. does not fund the coalition, however, and there is no evidence that American money went to AQAP militants. […] Al-Qaida is leveraging the chaos to its advantage. “The United States is certainly in a bind in Yemen,” said Katherine Zimmerman, a research fellow at the American Enterprise Institute. “It doesn’t make sense that the United States has identified al-Qaida as a threat, but that we have common interests inside of Yemen and that, in some places, it looks like we’re looking the other way.”********************************

Manca solo il ringraziamento ai contribuenti americani, che alla fine si trovano a finanziare gente che si allea con AQAP.

Articoli significativi cominciano ad apparire anche sul Washington Post, da cui traspare un certo suggerimento a fermare la guerra. Questo articolo, in particolare, non deve essere piaciuto granché alla leadership saudita. 11/9 SAUDI ARABIA’S CROWN PRINCE MUST RESTORE DIGNITY TO HIS COUNTRY — BY ENDING YEMEN’S CRUEL WAR https://www.washingtonpost.com/news/global-opinions/wp/2018/09/11/saudi-arabias-crown-prince-must-restore-dignity-to-his-country-by-ending-yemens-cruel-war/?utm_term=.f0150a7d2531 Scritto da J.Khashoggi.

La goccia che fa traboccare il vaso?

Ma andiamo avanti. La vera esplosione di articoli corrosivi contro il regno saudita arriva dopo il turpe omicidio del giornalista saudita Khashoggi, entrato il 2 Ottobre nel consolato saudita di Istanbul e da qui uscito, sembra, un po’ per volta. Che sia un caso? Citiamone alcuni.

20/10 THIS IS THE FRONT LINE OF SAUDI ARABIA’S INVISIBLE WAR. Al fronte solo Mercenari sudanesi e milizie yemenite del sud, introvabili i militari sauditi ed emiratini. “That seemed emblematic of the Emirati way of war. The United Arab Emirates pays wages for fighters, and equips them with rockets and million-dollar armored vehicles. But Emirati generals direct the fight from the relative safety of Aden, the main city in southern Yemen, where the bulk of the estimated 5,000 Emirati soldiers in Yemen are based. Emirati warplanes and naval boats pummel targets in Hudaydah from the air and sea. Saudi naval boats also patrol the waters off Hudaydah. But on the front line, Emirati and Saudi soldiers are hard to find. Coalition bases along the coastal highway are guarded by Sudanese recruits, many from Darfur. At the field hospital, the dead and wounded we saw were Yemeni.” https://www.nytimes.com/interactive/2018/10/20/world/middleeast/saudi-arabia-invisible-war-yemen.html

Il già citato articolo del NYT del 26/10 – TRAGEDY OF SAUDI ARABIA’S WAR – che qui riprendiamo a proposito dei gloriosi attacchi aerei sauditi a mercati, funerali, matrimoni e naturalmente scuola bus. Con l’aiuto del targeting USA e UK, oltre che con mezzi e bombe e di loro fornitura. “The killing of a Saudi dissident has gotten more attention recently as outrage over the in Istanbul has turned a spotlight on Saudi actions elsewhere. The harshest criticism of the Saudi-led war has focused on the airstrikes that have killed thousands of civilians at weddings, funerals and on school buses, aided by American-supplied bombs and intelligence.”

https://www.nytimes.com/interactive/2018/10/26/world/middleeast/saudi-arabia-war-yemen.html

15/10 LO YEMEN RISCHIA LA PEGGIOR CARESTIA DEGLI ULTIMI 100 ANNI. “Il casino è talmente grosso che se ne parla pure sui media italiani, anche se lo sforzo è notevole: “…gli ostacoli posti alla distribuzione di cibo e medicine da tutte le parti in causa e i recenti combattimenti per il controllo del porto strategico di Hudaydah hanno spinto il paese sull’orlo della carestia, con più di 5 milioni di bambini costretti ad affrontare la quotidiana carenza di cibo.” Qui scopriamo una novità: gli assediati “pongono ostacoli” a farsi consegnare cibo e medicine. https://www.corriere.it/esteri/18_ottobre_15/yemen-rischia-peggior-carestia-ultimi-100-anni-b91e2d4e-d083-11e8-b9cc-418fa02c5235.shtml

17-24/10 Ma i media USA sono scatenati, addirittura si parla apertamente di coinvolgimento dei massimi livelli del governo saudita nell’omicidio di Khashoggi. US OFFICIAL: US INTEL SAYS PRINCE ORDERED KHASHOGGI KILLING, By DEB RIECHMANN, November 17, 2018 (https://apnews.com/e9f2771c6f1e4cc99e0099579dff352c )    e      SAUDI ARABIA NOW ADMITS KHASHOGGI KILLING WAS ‘PREMEDITATED’ https://www.nbcnews.com/news/world/saudi-arabia-now-admits-khashoggi-killing-was-premeditated-n924286

Questo lo scenario. Forse qualcuno ha realizzato che i rischi connessi alla delirante gestione saudita della guerra in Yemen siano eccessivi per gli Stati Uniti? Conviene forse esercitare opportune pressioni per chiudere la sorgente di rischio prima che vada fuori controllo?

La sconfitta degli Houthi potrebbe infatti rivelarsi la classica vittoria di Pirro: gli alleati dei sauditi si troverebbero coinvolti in un disastro umanitario apocalittico, con conseguenze imprevedibili. Ma anche solo uno stallo potrebbe essere visto come una vittoria Houthi; in tal caso ci potrebbero essere concreti timori sulla tenuta del regno saudita e conseguenti regolazioni di conti, che aprirebbero una indesiderata fase di caos.

Vale quindi la pena esercitare pressioni su Bin Salman perchè si chiuda la trattativa di pace con gli Houthi? Oppure opzioni anche più radicali? Dichiarazioni di analisti, che hanno scelto di rilasciare interviste, vanno in questa direzione: “CIA officials are signaling Saudi Crown Prince Mohammed bin Salman must be replaced. Is this all about the killing of Jamal Khashoggi? Professor Asad AbuKhalil says there are other political reasons” https://therealnews.com/stories/why-did-cia-turn-against-saudi-crown-prince-mbs-its-more-than-khashoggi

Naturalmente esistono altri fattori, molto più concreti, che devono essere salvaguardati dalle élite e che spingono a favore di MBS: come i due terzetti di magiche letterine che vanno sempre a braccetto, OIL e USD. Infine come lasciare in disparte il complesso militare-industriale (MIC)? Forse MBS non sta dando soddisfazioni in quanto a ordini e sta scegliendo altri fornitori di carri armati? Oppure bisogna proteggere MBS proprio perché è un cliente di quelli da “tenere da conto”? Quest’ultima sembra proprio essere la posizione di Trump.

12 Ott AS CRISIS INTENSIFIES, WHAT’S AT STAKE IN AMERICA’S MILITARY PARTNERSHIP WITH SAUDI ARABIA? “The potential for a shut-off to the lucrative arms pipeline has alarmed the defense industry. The sales are even more significant for the administration because, unlike Israel and Egypt, Saudi Arabia uses its own money rather than U.S. aid to finance arms purchases. https://www.washingtonpost.com/world/national-security/as-crisis-intensifies-whats-at-stake-in-americas-military-partnership-with-saudi-arabia/2018/10/12/3ce0994e-cd75-11e8-a3e6-44daa3d35ede_story.html?utm_term=.14c10e545cb3

Soldi, soldi, soldi…solo soldi.

Ma andiamo avanti, una delle poche cose positive in questi frangenti di acque agitate è che saltano fuori le dichiarazioni più incredibili.

15/11 SEN. PAUL SPEAKS OUT AGAINST THE WAR IN YEMEN – NOV. 15, 2018. Un riassuntino ad ampio raggio al Senato degli Stati Uniti, molto interessante e sorprendente: Hillary, Yemen, Saudi Arabia, Iran, A-stan, Diritti umani. Roba pazzesca, da censura immediata. Allora citiamo solo questo: Rand Paul – Saudi Arabia is Number One at Spreading Terror e lasciamo che sia il senatore stesso a raccontare un po’ di cose https://www.youtube.com/watch?v=NUj5pqA4pYM

Qui l’intervista in versione sintetica: https://twitter.com/sahouraxo/status/1063592346867122183 e https://www.theamericanconservative.com/articles/rand-paul-saudi-arabia-is-number-one-at-spreading-terror-yemen-iran-russia/

A quanto pare una certa opposizione sta montando nelle Camere americane, un fatto molto positivo. Che poi riescano a bloccare l’appoggio americano ai sauditi è difficile, in quanto la Casa Bianca sta con MBS.

28/11 SENATE AGREES TO FLOOR DEBATE, VOTE ON ENDING YEMEN WAR. Senators indicate growing support for ending role in Saudi-led conflict “In a 63-37 vote on Wednesday, the Senate agreed to a full floor debate of a bill challenging the legality of the US involvement in the Yemen War. The legal challenge is built around Congress never having authorized the US to join such a war.” https://news.antiwar.com/2018/11/28/senate-agrees-to-floor-debate-vote-on-ending-yemen-war/

Ecco l’illuminante risposta della Casa Bianca

30/11 POMPEO’S PERVERSE YEMEN RHETORIC By Daniel Larison • November 30, 2018, 10:01 AM: Tutta colpa dell’Iran. Che ci voleva a capirlo? https://www.theamericanconservative.com/larison/pompeos-perverse-yemen-rhetoric

Infine, solo delusioni per chi si aspettava una svolta o almeno qualche buona notizia dal G-20 in Argentina. Infatti nuovi casini sono scoppiati nel mondo, come l’incidente dello stretto di Kerch in Ucraina, dove il colpevole è sempre lui: Putin.

Questa è la situazione, niente di buono purtroppo. Per i poveracci che fanno la fame e vedono crepare i loro figli innocenti, l’unica cosa da sperare è che la guerra si chiuda alla svelta, prima che finiscano le foglie da mangiare.

Eugenio F. (Mr.Y)