Una guerra alle porte d’Europa e non frega niente a nessuno ( o quasi)

Ci eravamo già abituati con le vari guerre nell’ex Iugoslavia, uno spezzatino di etnie, con intervento finale della Nato (c’era il Kosovo da liberare, il governo di Belgrado non voleva, of course).
Ovviamente la Nato ha bombardarto la Serbia, ma non le forze armate serbe nel Kosovo, ma ponti , strade, centrali elettriche e altro , al fine di fiaccare la resistenza di Belgrado.
Come risultato un paese distrutto e cinquemila vittime.

la situazione è la sessa identica nel Dombass, una parte della popolazione dell’ucraina non è d’accordo con il nuovo corso del governo , e intende trovare la sua strada.
Inizialmente, e questo dovete ricordarvelo tutti, la popolazione del Dombass voleva solamente maggiore autonomia, diventare una repubblica sovrana all’interno dell’Ucraina e rimanere con Kiev capitale.
le bombe dell’esercito di Kiev gli hanno fatto cambiare idea in fretta, e adesso è guerra  senza quartiere.


Intanto vi lascio vedere questa intervista fatta ad alcuni dei tanti che si sono visti bombardare la case dall’esercito di Kiev, e poi facciamo il punto dei combattimenti delle ultime ore.

Diversamente a quanto da me detto ultimamente gli attacchi aerei continuano, ma gli aerei stessi volano molto in alto e fanno attacchi sporadici, lanciano i missili e tornano subito alla base.
Ovviamente lanciando missili non guidati da diversi chilometri di altezza e lanciando in fretta (rimane sempre il sospetto che “qualcuno” sia lì a tiragli giù gli aerei, che precipitano con cadenza assidua, uno o due al giorno) la precisione va a farsi benedire e spesso colpiscono le case , invece delle roccaforti dei ribelli.

Il fuoco di artiglieria nella vari città di kramatorsk , Sloviansk e Donetsk, e nei varie piccole città e villaggi continua a cadenza continua, per mezzo di mortai, artiglieria e lanciarazzi Grad.
Essendo tutte armi guidate e non precise esse non sono in grado di sconfiggere un nemico ben trincerato l’idea di usarli per una “guerra chirurgica” è assolutamente ridicolo, specialmente se consideriamo che si tratta di residuati vecchi di decenni, da almeno 35 anni nei magazzini.
Ricordiamo che le armi moderne utilizzate nella Serbia fecero comunque cinquemila vittime tra i serbi, soprattutto tra i civili.
Qui uno stato alla frutta, pressato dalle richieste Usa , dalla crisi e dalle frange di estrema destra , usa vecchi residuati dell’era sovietica, contro città densamente popolate di civili.

Le forze di Kiev attaccano con i carri e con la fanteria, in alcuni dei centri più piccoli, ieri sono stati respinti con perdite dalla città di Seversk e in altre zone.
In piccoli centri, come nella città di Gornyak alcuni volontari della “guardia nazionale” ovvero milizie formate da volontari, volontari che provengono perlopiù dall’ovest ucraina e dai partiti di estrema destra, hanno cominciato a rastrellare casa per casa alla ricerca di simpatizzanti dei “terroristi”.
A Gorniak una  donna sarebbe stata giustiziata sul posto e molti altri sarebbero stati portati via , e di loro non si sa più niente.
I rimanenti abitanti della cittadina sono stati avvisati:
“avete due settimane di tempo per andarvene, poi torneremo e vi ammazzeremo tutti”.

Alcune piccole notizie, in uno scenario che muta continuamente, pieno di notizie confuse e frammentarie, ma che dovrebbe darvi una idea di cosa sta succedendo.
Ovviamente la favola dei pochi “mercenari russi” che starebbero “tenendo in ostaggio” gli abitanti del Dombass si è rivelata una vera e propria balla. 

Le diplomazie internazionali si sono messe all’opera per un cessate il fuoco , ma l’estrema violenza dell’attacco dell’esercito di Kiev non tiene conto di quello che sarà l’epilogo di questa guerra civile, epilogo scontatissimo:
un pese che si dividerà in due e la parte dell’est che diventerà una repubblica indipendente , con le popolazioni russofone che fuggiranno all’est e chi parla ucraino che fuggirà all’ovest.

Anche a Odessa la situazione non è calma per niente, un movimento neanche tanto nascosto si sta organizzando per combattere conto i miliziani della guardia nazionale che pattugliano le strade.