Ultime dalla terra dei pazzi proclami, crisi , e guerra in arrivo.

Le voci nei social e nei vari siti dei banderisti e dei separatisti sono contrastanti, da una parte oggi festeggia che durante la “tregua” non sono morti dei soldati ucraini, ed è quasi un miracolo, solo alcuni feriti.
Dall’altra persino L’OSCE afferma che i soldati di Kiev non hanno ritirato le forze pesanti, come richiesto dagli accordi di Minsk, e continuano tutt’ora a bombardare obbiettivi civili.
Gli analisti ricordano che l’esercito di Kiev ha perso nell’offensiva di agosto-settembre dello scorso anno circa i due terzi dei mezzi militari, e che , nell’offensiva di gennaio, prima della tregua, una altro quaranta per cento minimo del restante , è andato in fumo o catturato dai separatisti.

Se anche fosse possibile riprendere i combattimenti, all’esercito ucraino serviranno anni per riprendersi, anni per ricostruire i mezzi distrutti e per addestrare nuovi soldati.
Attualmente persino i carristi ed i mezzi blindati delle scuole militari sono stati inviati al fronte, in tutto il paese non esiste forse un solo mezzo che non si stato mandato a combattere all’est, intere brigare “meccanizzate” dispongono solo di camion e qualche autoblindo, e sono in realtà dei distaccamenti di fanteria.
Di fronte a questo delirio, il governo insiste sulla necessità di ricominciare la guerra, e provocazioni giornaliere avvengono su tutta la linea del fronte, malgrado la presenza degli osservatori occidentali e della tregua.
La ragione, come al solito non è militare, ma politica.
Il governo attuale è composto da esponenti dei partiti “moderati” e “liberali”, ovvero dei vari rappresentati degli oligarchi e del governo USA
Insieme a costoro, si sono tanto gruppuscoli di estrema destra, riunito sotto le “etichette” di Pravij Sector e di Svoboda.
In questo giorni torna alla ribalta il nome di Dimitry Yarosh, il leader di Pravji Sector, il partitno di estrema destra ucraino.
Malgrado costui si stato punito severamente dagli elettori alle presidenziali del 2014, relegando il suo partito in una posizione di assoluta irrilevanza politica, nel parlamento ucraino si parla apertamente di nominarlo come ministro della difesa.
Per tranquillizzare gli occidentali e per dimostrare che in Ucraina i nazisti nazionalisti non esistono, Dimitry ha appena concesso una intervista sulla TV ucraina 5: 
“Nel Dombass serve una “ucrainizzazione dolce”,è difficile lavorare con chi non vuole seguire le regole, senza poter effettuare la deportazione e il ritiro dei diritti civili non risolveremo il problema”.
Beh, perlomeno ha le idee chiare.
Evidentemente i rappresentanti del  governo dei freaks di Kiev non ha altro punto in comune che “la lotta all’invazione russa”.
Per ribadire il concetto proprio oggi nel parlamento ucraino viene messa ai voti una legge che prevede l’arresto immediato e il carcere da 3 a 5 anni per chi “nega l’invasione russa”, urca, io a Kiev è meglio che non mi faccia proprio vedere.
Continuiamo con qualche sobria notizia economica:

  • le banche ucraine stanno saltando come popcorn, una dietro l’altra, per via della guerra, della crisi e del sobrio 55% di crediti deteriorarti o inesigibili.
  • Per chi non paga le imposte, soprattutto per gli esportatori, viene imposta una multa del 10%… al giorno.
  • Buone notizie per chi è rimasto impallinato dal fallimento di una banca ucraina, i correntisti che hanno conti in attivo fino a centomila grivnie, non riceveranno i soldi dal fondo di garanzia entro tre anni… ma in cinque.

Il provvedimento dell’IVA dà da pensare, gli esportatori negli ultimi mesi si sono visti aumentare la tassazione a dismisura, oltre alle solite tasse sul fatturato a forfait, si sono aggiunte gli equivalenti IRAP e IRPEF italiani e  l’Iva da pagare anche per chi esporta.
Gli imprenditori ucraini hanno pensato di prendere tempo e di aspettare a pagare le tasse quando il cambio sarà loro favorevole.
Lo stato ucraino prima ha detto che si andrà in compensazione con altre tasse, poi ha preteso unilateralmente il pagamento immediato, poi si vedrà.
Parliamo di arretrati di miliardi di euro, che da lunedì cresceranno al 10% al giorno…
Inoltre parliamo di IVA sull’esportazione, imposta che, di norma, non viene dovuta.
Per finire i risultati di un sobrio sondaggio: l’80% dei lavoratori ucraini sogna di trovare lavoro all’estero.
Saranno pronti gli europei, che sono andati in crisi per  qualche decina di migliaia di immigrati provenienti dal Nordafrica con i barconi?

Secondo me no.

P.S. cerco conferme da chi abita nelle capitali europee, mi dicono che  già a Roma, così come a Parigi e, soprattutto in Germania, si cominciano già a vedere i primi arrivi in massa di giovani ucraini senza documenti.