… the day before

By PAUL C. F.

Arroganti, ciechi e inconsapevoli verso il baratro nucleare

Chiunque sia stato bambino o adulto negli anni ’80, ricorderà sicuramente che uno dei temi ricorrenti nei media e nell’opinione pubblica era la “minaccia nucleare”. Quello della guerra nucleare era un tema assolutamente di primo piano, di cui tutti erano in qualche modo consapevoli; la questione ricorreva nella politica, nei telegiornali e anche nei discorsi della gente; anche il cinema e la musica se ne occupavano spesso: pensiamo a film come “The Day After” o “War Games” o alla bellissima “Russians” di Sting solo per fare qualche esempio. Certo si potrebbe argomentare che l’isteria nucleare venisse fomentata per giustificare lo scontro Est-Ovest e il mantenimento di un costosissimo apparato bellico, tuttavia il pericolo era reale, e più di volte siamo stati vicini allo scontro, pensiamo alla crisi di Cuba nel ’61 o all’esercitazione NATO Able Archer dell’83, (senza contare gli incidenti di cui non sappiamo nulla…)

Con la fine dell’Unione Sovietica e della guerra fredda, si inaugurò un’epoca di distensione nucleare e vennero intrapresi massicci programmi di disarmo nucleare, come il trattato START, che ridussero considerevolmente gli arsenali atomici delle due superpotenze. Già negli anni ‘90 la minaccia di un conflitto nucleare divenne un lontano ricordo, e divenne marginale nell’opinione pubblica mondiale, al massimo si parlava del pericolo che materiale fissile venisse trafugato delle ex repubbliche sovietiche ormai allo sbando.

Oggi le problematiche relative ad un possibile conflitto nucleare rimangono assolutamente marginali nei media e nella coscienza collettiva, occupati come siamo a pensare al riscaldamento globale e ai migranti. Eppure a partire dai primi anni 2000, i tratti nucleari stipulati durante la guerra fredda che in qualche misure limitavano il pericolo di un conflitto sono stati eleminati unilateralmente dagli Stati Uniti, l’isteria anti-russa sta salendo a livelli folli, nuove piccole potenze nucleari si affacciano sulla scena mondiale (Corea del Nord) e nuovi e pericolosi focolai di tensione stanno nascendo tra Nazioni in possesso di armi atomiche (India-Pakistan, Israele-Iran).

Per quanto possa sembrare assurdo, oggi il pericolo di un conflitto nucleare non è assolutamente inferiore a quello della guerra fredda, anzi le probabilità di un ritorno della proliferazione nucleare, e di pericolosissimi confronti in stile crisi di Cuba, sono quanto mai elevate.

Per capire come siamo arrivati a questo punto, è utile ripercorrer l’evolversi degli eventi negli ultimi anni.

Il primo colpo assestato alla distensione post-guerra fredda venne da George W. Bush che nel dicembre 2001 annunciò il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal trattato ABM. Il trattato venne stipulato nel 1972 tra USA e URSS, il suo scopo era di impedire che ogniuna delle due superpotenze potesse sviluppare un sistema missilistico capace di abbattere i missili balistici intercontinentali. La ratio dietro questo trattato era che se uno dei contendenti avesse sviluppato un sistema di difesa capace di abbattere tutti o buona parte dei missili dell’altro, il primo si sarebbe sentito abbastanza protetto da lanciare un attacco nucleare preventivo all’altro. Con questo accordi si stabiliva di fatto l’equilibrio del MAD (Mutually Assured Distruction), ovvero nessuno poteva di fatto tentare un attacco massiccio all’altro senza subire una rappresaglia altrettanto distruttiva. (Va anche detto che Reagan negli anni ’80 col suo programma di difesa missilistica spaziale di fatto svuotò il trattato di valore, per fortuna poi non venne portato a termine). Bush motivò la decisione dicendo che il trattato era un relitto della guerra fredda senza più senso. I Russi non la presero bene.

Nel 2004 venne a compimento il più grande allargamento della NATO nella storia dell’AlleanzaBulgariaEstoniaLettoniaLituaniaRomaniaSlovacchia e Slovenia entrarono nel Patto Atlantico, che unti a Polonia e Repubblica Ceca, entrati nel ’99, rappresentarono un gigantesco allargamento verso Est. Un allargamento che il presidente Bush senior promise a Gorbachov non sarebbe mai avvenuto. In sostanza l’allargamento di un’alleanza, in teoria difensiva, contro una minaccia non esistente, dato che la Russia era molto più occupata a riprendersi dal disastro degli anni ’90 e non era una minaccia per nessuno. https://nationalinterest.org/blog/the-buzz/newly-declassified-documents-gorbachev-told-nato-wouldnt-23629

Ad aumentare la pressione ci ha pensato l’amministrazione Obama nel 2016 inaugurando in Romania la prima base in Europa del sistema missilistico Aegis e annunciando la costruzione di una seconda installazione Aegis in Polonia, a ridosso dell’exclave russa di Kaliningrad. Il sistema, secondo gli ufficiali NATO sarebbe un sistema di difesa antimissile ideato per difendere l’Europa da possibili attacchi iraniani (in Polonia ?!) e non rappresenterebbe alcuna minaccia per Mosca. Di tutt’altro avviso gli ufficiali russi che vedono in questi impianti sia una sistema antimissile del tipo vietato dal trattato ABM sopracitato, sia una possibile minaccia diretta alla Russia, dato che non è possibile sapere che tipo di missili sono effettivamente installati nei silo degli impianti, se solo difensivi o anche offensivi.

https://www.mondialisation.ca/missili-usa-in-romania-e-polonia-leuropa-sul-fronte-nucleare/5525465

In conseguenza quanto accaduto i Russi hanno quindi sviluppato una nuova generazione di missili ipersonici virtualmente impossibili da intercettare come l’RS 28 Sarmat. Lo sviluppo di questi e altri sistemi d’arma ipersonici è avvenuto anche in risposta al programma americano Prompt Global Strike del 2009, che appunto puntava a sviluppare sistemi di attacco ipersonici. Apparentemente il sistema americano è ancora in fase di test.  https://en.wikipedia.org/wiki/Prompt_Global_Strike

Appare quindi evidente che una nuova corsa agli armamenti sia stata inaugurata.

Ad agosto del 2019 il presidente Trump annuncia il ritiro degli Stati Uniti dal trattato INF. L’accordo siglato da Reagan e Gorbachov nello storico incontro di Reykjavik del 1987, poneva fine all’annoso problema dei missili nucleari a media gittata (tra 500 e 5500 Km.) che di fatto aumentavano esponenzialmente il rischio per l’Europa di essere il terreno di scontro nucleare scelto dalle due superpotenze per non scontrarsi frontalmente. L’accordo fu l’inizio del disgelo tra USA e URSS e portò ad una prima importante serie di smantellamenti di armi atomiche. La giustificazione data da Trump per l’uscita dall’accordo sarebbe il mancato rispetto dei Russi dei termini degli accordi. (Secondo Washington i Russi avrebbero sviluppato un upgrade dei missili Iskander che supera i 500 Km). Molti analisti ritengono che la mossa di Trump sia orientata a creare un nuovo accordo simile che includa anche la Cina, che non era signataria nel trattato INF. Non dimentichiamo che la Cina è la seconda bestia nera per gli USA, ed è anch’essa una potenza nucleare. In questo contesto lo stesso Trump ha messo in discussione il prolungamento del trattato START II, che ha permesso la riduzione di 2/3 degli arsenali nucleari russi e americani. Il trattato START II scade nel 2021 e un mancato prolungamento segnerebbe la caduta dell’ultimo accordo esistente tra le due potenze nucleari.

https://www.bbc.com/news/world-us-canada-49213892

Quanto elencato sopra va abbinato ad una crescente isteria anti-russa in America ed in Europa che ha raggiunto livelli demenziali, tali da fare impallidire il Maccartismo: dal Russia-gate al caso Skripal ogni tentativo di distensione con la Russia viene attaccata dai falchi anti-russi come sintomo di complicità col nemico. L’ultimo esempio è la candidata democratica alla presidenza Tulsi Gabbard, accusata dalla Clinton di essere un “asset russo”, solo perché vorrebbe un disimpegno delle truppe americane all’estero.

In tutta questa storia ciò che lascia sorpresi è la mancanza di informazioni e di consapevolezza sui rischi che stiamo correndo: l’annuncio del ritiro degli USA dal trattato INF avrebbe dovuto suscitare un’ondata di preoccupazioni e di proteste, soprattutto in Europa, che potenzialmente potrebbe ritornare terreno di scontro, anche solo con armi nucleari tattiche. Invece nemmeno un sussulto, nemmeno uno speciale da Vespa. Siamo troppo occupati a combattere la malvagia CO2.

Guardate questa simulazione: ecco come potrebbe avvenire un possibile scontro USA-Russia.

Non sono catastrofista per mia natura, in fin dei conti il principale scopo delle armi nucleari è la deterrenza, ovvero il nucleare è un’arma soprattutto politica, tuttavia per un mero calcolo delle probabilità, più che della CO2, dovremmo preoccuparci dell’U235.

Rochester Falls – Savanne district of Mauritius (Souillac). Foto archivio personale Ale&Paul