Tensioni sui giacimenti di petrolio e gas nel Mediterraneo orientale

I paesi mediterranei competono per le scarse risorse energetiche (petrolio e gas) che si trovano sotto i fondali marini. Questo ha scatenato le tensioni politiche tra UE e Turchia nel Mediterraneo orientale, una disputa che vede diversi attori.

Nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare si trovano l’assegnazione legale delle acque territoriali, il loro sfruttamento e protezione. Affronta le questioni relative alla delimitazione delle zone marine (mare territoriale, zone di collegamento, stretti, zona economica esclusiva, piattaforma continentale e alto mare) e regola l’estrazione delle risorse dai fondali marini. Purtroppo però non tutti gli stati membri delle Nazioni Unite hanno aderito alla Convenzione sul diritto del mare.

L’articolo 76 paragrafo 1 della Convenzione stabilisce: “La piattaforma continentale di uno Stato costiero comprende il fondo e il sottosuolo delle aree sottomarine che si estendono al di là del suo mare territoriale attraverso il prolungamento naturale del suo territorio terrestre fino all’orlo esterno del margine continentale, o fino a una distanza di 200 miglia marine dalle linee di base dalle quali si misura la larghezza del mare territoriale, nel caso che l’orlo esterno del margine continentale si trovi a una distanza inferiore.” http://www.ibneditore.it/wp-content/uploads/_mat_online/DirittoMarittimo/Convenzione_Diritti1982.pdf

Sono aree che non fanno parte del territorio nazionale dello stato in questione, ma nella “zona economica esclusiva” uno stato ha diritti sovrani in quest’area, come l’uso economico sopra e sotto il mare: pesca, estrazione dei fondali marini per l’estrazione di ghiaia e sabbia, può mettere turbine eoliche per generare elettricità, può esplorare i fondali marini, sfruttare petrolio e gas immagazzinati sotto il mare.

Con la scoperta di grandi giacimenti di gas naturale e petrolio – sotto il fondo del Mediterraneo orientale – le tensioni tra UE e Turchia sullo sfruttamento sono peggiorate. Secondo alcune stime ci potrebbero essere circa 3,5 trilioni di metri cubi di gas naturale e 1,7 miliardi di barili di petrolio tra Cipro, Egitto, Israele e Libano.

Le tensioni nascono quando navi da ricognizione turche si sono messe a cercare le risorse al largo della costa dell’isola di Cipro. A Cipro nella parte greca dell’isola, sono presenti dal 2007 ben 13 campi di esplorazione, ma la Turchia continua a protestare in modo massiccio presso le Nazioni Unite, rivendica diverse zone economiche. Cipro è una bomba ad orologeria, qua presto si ammazzeranno per sfruttare le risorse energetiche nel Mediterraneo orientale. Io ne ho parlato anni fa in questo articolo https://liberticida.altervista.org/cipro-giochi-potrebbero-cambiare-grazie-alla-turchia/

Hai voglia con la Convenzione – secondo l’articolo 76 – di sistemare i problemi di Cipro e le sue zone economiche esclusive (ZEE) con le famose 200 miglia nautiche. E per capire dove nascono certe acredini storiche a Cipro tra Grecia e Turchia vale la pena di leggersi questa lunghissima analisi http://sicht-vom-hochblauen.de/spannungen-um-erdoel-und-erdgasvorkommen-im-oestlichen-mittelmeer-von-kemal-boelge-2/

Sanguinosa storia entrata nei libri, Grecia e la parte greca di Cipro chiedono incessante riconoscimento internazionale+legittimità del diritto internazionale al fine di poter sfruttare petrolio e gas.

Osservate bene il grafico sopra e poi capite perché la UE sostiene l’amministrazione greca di Cipro sulle ZEE, la parte greca dell’isola è pur sempre membro dell’UE e quest’ultima ha interesse a salvaguardare le compagnie energetiche internazionali che trivellano nel Mediterraneo orientale. La parte greco-cipriota ha concluso grossi accordi per sfruttare gas e petrolio attraverso numerose compagnie energetiche internazionali, ha coinvolto in questo affare Egitto Libano e Israele. Sopra la mappa mostra le intricate aree ZEE di Turchia Siria Libano Israele ed Egitto.

In questo diabolico ginepraio la Turchia respinge la pretesa dei greci ciprioti di rappresentare l’intera isola, pretende una sua ZEE con le mitiche 200 miglia nautiche (ecco perché era importante spiegare l’articolo 76). E sempre in tale zona ci sono i campi di gas rivendicati contemporaneamente da Israele ed Egitto: Leviathan e Tamar. Stimati 450 miliardi di metri cubi potrebbe essere un importante giacimento di gas. A Dicembre di quest’anno Israele vorrebbe promuovere Leviathan per le estrazioni.

Ma la Turchia non si ferma. Il grafico sopra mostra il recente accordo raggiunto tra Turchia-Libia (Libia tutta da interpretare e aperta a ogni interpretazione) https://www.aa.com.tr/tr/dunya/turkiye-libya-anlasmasi-turkiyenin-dogu-akdeniz-politikasinda-onemli-kazanim/1662097 dove vogliono proporre i nuovi confini ZEE turchi nel Mediterraneo. Accordo firmato dalla Turchia con il governo libico il 27 novembre 2019 su ZEE Mediterraneo.

Ma questo cade a fagiolo con l’accordo del 2003 dove i greco-ciprioti (che esclusero la parte turca) conclusero un accordo che ha coinvolto in ZEE Egitto Libano e Israele.

Turchia e Cipro del Nord vogliono gli stessi diritti di sfruttamento, ma il vecchio accordo greco-cipriota coinvolge i precedenti accordi presi con l’Egitto e Israele. Il Libano al momento è fermo a causa di questa diatriba internazionale. Tra le pretese legali turche e i vecchi negoziati con Egitto Israele e Libano, la parte greco-cipriota si ritrova in una morsa di più interessi dove nessuno vuole mollare un centimetro di Mediterraneo. Al momento attuale la ZEE non prevede una divisione equa di questa zona. Situazione intricata con più fattori politici che non possono essere esclusi, nuovi e vecchi contratti firmati che pretendono di cambiare i confini ZEE.

Ovviamente Grecia Egitto Cipro-greca e Israele protestano contro gli accordi raggiunti tra Turchia e Libia perché questi violano il diritto internazionale. https://www.br.de/nachrichten/deutschland-welt/gas-funde-im-mittelmeer-wecken-grosse-begehrlichkeiten,RRISZ2A Rimangono poi di primaria importanza le società energetiche che hanno investito ingenti capitali nello sfruttamento di queste risorse energetiche. E in questa zona controversa vale la pena costruire una “East Med Pipeline” o trasportare il gas liquefatto con navi cisterna?

Alessia C. F. (ALKA) di Liberticida e OraZero