Sottobosco sanzioni Iran: tutto quello che nessuno vi racconta. Retroscena, bugie, silenzio condiviso e perché tutti stano zitti

Da tempo Teheran è impegnata in strategie per espandere il suo settore petrolifero, che ovviamente è economicamente vitale. Una nazione sempre sotto sanzione deve sfruttare trucchi di ogni genere. A metà giugno 2019 ho spiegato le prime strategie in questo articolo:

Ma la cosa non si è fermata e ora la National Iranian Oil Company (NIOC) ha aperto un ufficio di rappresentanza a Baghdad. Quindi Iran fornisce a Iraq servizi tecnici e di ingegneria, la creazione di condutture e attrezzature di ingegneria, eh che dire??? L’Iraq preferisce l’Iran a causa dei loro prezzi molto bassi.

Tutto passa sotto voce, non parlano di commercio di petrolio ma di lavoro organizzativo congiunto su ben 12 settori che l’Iran condivide con l’Iraq: e qui scappa il trappolone. Dovete sapere che il mondo del petrolio è ingordo, succede che presso alcuni dei maggiori giacimenti petroliferi del mondo questo tipo di cooperazione non è assolutamente vietata dalle sanzioni che gli Stati Uniti hanno reimposto all’Iran nel 2019. Ebbene sì, avete capito bene! L’accordo tra Iran e Iraq è molto interessante, la cooperazione è su tutti questi sui campi condivisi e sono bacini enormi:

  • Azadegan (lato Iran)
  • Majnoon (lato Iraq)
  • Azar / Badra
  • Yadavaran / Sinbad
  • Dehloran / Abu Ghurab a
  • altri 23 pozzi saranno perforati tra il 2019 e il 2020

Questo accordo di sfruttamento di campi condivisi aggira le sanzioni imposte dagli USA, è impossibile per le organizzazioni di monitoraggio degli USA di distinguere – e quindi sanzionare – i flussi di petrolio iraniano dai flussi di petrolio iracheno quando entrambi provengono dallo stesso campo. Quindi il petrolio iraniano – ridenominato petrolio iracheno – prosegue la sua strada senza nessun tipo di ostacoli attraverso i tanti canali di esportazione dell’Iraq. Lo sanno tutti nell’industria petrolifera, compresi gli Stati Uniti, ma non può essere dimostrato. E tutti sanno che i vantaggi sono enormi, grazie alle sanzioni l’Iran vende il suo petrolio – anche quello dai campi condivisi – a un prezzo molto più basso rispetto al suo prezzo ufficiale di vendita. L’artefice di questo grande cambiamento è stato Moqtada al-Sadr che da sempre sostiene politiche “a favore di un Iraq indipendente e controllato da nessuno”.

Vi ricorderete dei recenti attacchi subiti dall’Arabia Saudita sui campi petroliferi (14 settembre 2019)? Ebbene i sauditi affermarono che “va tutto bene dopo gli attacchi e torneremo alla piena produzione molto rapidamente”. Furono colpiti l’impianto di lavorazione del petrolio di Abqaiq e il giacimento petrolifero di Khurais. Non è questo il momento per disquisire se l’attacco fu lanciato dai ribelli Houthi o da qualche iraniano in Yemen, sempre i missili sono caduti e hanno fatto centro. Analizziamo cosa succede realmente dopo le missilate: l’attacco combinato contro Abqaiq e Khurais ha causato la sospensione (temporanea finché non viene riparata e fatta tornare in produzione) di 5,7 milioni di barili al giorno. Gli esperti dicono che questo equivale a circa la metà dell’attuale capacità di produzione di petrolio greggio dell’Arabia Saudita.

Subito dopo l’attacco il principe saudita bin Salman dichiara di ripristinare la sua capacità produttiva a 11 milioni di barili entro la fine di settembre 2019 e di recuperare la sua piena capacità di 12 milioni di barili due mesi dopo. Successivamente inizia a parlare non di “capacità produttiva” ma di “offerta al mercato”, termini utilizzati per evitare di parlare della produzione effettiva, infatti capacità e offerta non sono la stessa cosa. Alcuni esperti capiscono che i sauditi stanno cercando di tutelare la loro reputazione di fornitori di petrolio stabili e affidabili, dovevano rassicurare tutti.

Tutti sanno che la piena produzione saudita non sarebbe stata ripristinata in così poco tempo. Come fai in tempi brevissimi a essere capace di rassicurare?

Semplicissimo, i sauditi hanno sfruttato “altre strutture petrolifere a pieno regime senza interruzioni” e hanno semplicemente acquistato il super economico petrolio iraniano/iracheno, ovvero l’Arabia ha acquistato petrolio probabilmente dalle stesse persone che lo hanno attaccato. I sauditi hanno acquistato petrolio dai campi condivisi tra Iran e Iraq, hanno fatto “rebranding” e hanno venduto il petrolio che usa Teheran per schivare le sanzioni statunitensi.

Così i sauditi hanno soddisfatto tutti i loro contratti a lungo termine, hanno guadagnato tempo per riparare Abqaiq e Khurais e Iran se la ride alla grande. Sempre in quel periodo i sauditi avevano solo una scelta, presi alla gola hanno finalmente firmato l’accordo che pone fine alla disputa sui campi condivisi con Arabia Saudita e Kuwait nella zona neutrale.

ALESSIA C. F. (ALKA) BY LIBERTICIDA E ORAZERO