Rimanere nell’euro ed avere una moneta nazionale complementare?

Frau Angela Merkel dal Bunker di Berlino continua ad urlare “Eurozona a due velocità”, vuole una UE a geometria variabile. Resta da vedere come dovrebbe essere implementato questo concetto e come verrebbero suddivisi i paesi che vi partecipano, rimango tuttavia alquanto dubbiosa su questa proposta.

Ma due persone mi hanno fatto ricordare un vecchio banchiere: Hjalmar Schacht, il banchiere di Hitler. Costui costruì un sistema che riuscì in pochi anni a riassorbire la imponente disoccupazione tedesca, consolidando il regime. Ci riuscì tramite l’emissione di una pseudo-moneta denominata “certificati lavorativi del tesoro” e i MEFO. Per semplificare potremmo tradurli come una speciale cambiale, un titolo che per metà era una tratta e per metà un titolo di stato, ma alla fine diventò una moneta corrente. Una finanza creativa che funzionò bene, perché molti funzionari della banca centrale tedesca controllavano che ogni MEFO venisse emesso a fronte di investimenti produttivi, quindi con questo sistema si evitavano speculazioni finanziarie. H. Schacht fece riavviare l’economia tedesca agli inizi degli anni trenta. Questo tipo di operazioni, che tutti gli economisti conoscono, sono ovviamente osteggiate, i soggetti che detengono il privilegio dell’emissione della moneta lo detestano. Ma nella Germania del 1933 i certificati lavorativi del tesoro, trasformati in una ricevuta rilasciata dallo Stato in cambio di lavoro e di opere, trasformarono ogni marco che venne stampato. Quindi un marco di lavoro svolto o di beni prodotti, poteva essere speso attraverso i certificati in altri beni/servizi, tutto questo creava lavoro. Questi certificati non erano legati all’oro, anzi erano legati ad un valore concreto. Furono accettati da tutto il popolo tedesco e in quasi quattro anni venne cancellata la disoccupazione e ripartì l’economia, la Germania divenne una nazione prospera. H. Schacht venne studiato da molti economisti interessati a risolvere problemi similari, ma dopo venne dimenticato dalla storia. Damnatio memoriae, perché toglie ai banchieri il potere!

Perché questo lungo prologo? Perché voglio arrivare ai giorni nostri, con una UE e un euro che fondamentalmente si rivela essere una moneta strutturalmente deflattiva, molti la definiscono “un marco tedesco mascherato da valuta europea”. L’euro è una moneta che impedisce di effettuare aggiustamenti valutari, una moneta unica che aumenta e che fa guadagnare i paesi forti, ma che nei paesi deboli risulta essere soffocante perché porta al debito e al fallimento. Infatti dove siamo arrivati?

Uscire dall’euro rischia di tradursi in gravi traumi economici e geopolitici, soprattutto in caso di un’uscita scoordinata, con conseguenze difficilmente prevedibili. Molti italiani sono contrari perché sono preoccupati di vedere i propri risparmi svalutati, ma chi percepisce stipendi e pensioni trema per la propria sopravvivenza. Già nel 2014 fu proposto un sistema alternativo ispirato al metodo del “banchiere di Hitler”: una psedo-moneta nazionale – denominata Certificati di Credito Fiscale – uno sconto differito su tasse e tributi vari. Uno strumento adatto a ridurre il peso fiscale che arriverebbe direttamente al mercato del lavoro e alle aziende, il tutto senza creare indebitamento e aggirando le banche. Un sistema per contrastare l’austerità della UE e che permette di superare il problema delle banche che non concedono ulteriore credito alle imprese: una moneta complementare all’euro.

Un valido metodo per creare nuova domanda e fare ripartire l’economia. Supponiamo che lo stato emetta gratuitamente Certificati di Credito Fiscale per lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, imprese e disoccupati, come prima regola poniamo che questi CCF possano diventare validi ed essere utilizzabili dopo un paio d’anni dalla loro emissione (o anche meno), come seconda regola devono essere utilizzati per pagare la pubblica amministrazione: tasse, contributi, multe. L’attribuzione dei CCF dovrebbe favorire ad esempio le imprese che assumono disoccupati, oppure si occupano di seguire opere pubbliche urgenti. La Banca Centrale Europea è l’emittente esclusiva della moneta euro – detiene il monopolio – ma ogni nazione ha il diritto sovrano di concedere sconti fiscali, come ad esempio i CCF. Se il sistema fosse fatto funzionare in modo corretto, si potrebbero ottenere gli stessi effetti che si osservarono nella Germania degli anni trenta, magari nulla di così miracoloso ed eclatante, ma potrebbe esserci qualche aspetto positivo. Un po’ più di domanda, un po’ più di produzione e forse qualche disoccupato di meno.

Ma questa è solo una delle tante ricette che si possono applicare. Una persona – a me molto cara – mi ha ricordato Wörgl. Questa era una cittadina nel Tirolo Austriaco, che nel 1930 soffriva a causa della recessione. Il tasso della disoccupazione era del 35%, le tasse locali erano poco pagate e tutto questo mise in ginocchio l’amministrazione locale. Il primo cittadino negoziò un prestito con una banca di credito cooperativo e fece stampare dei buoni, dove era garantito il controvalore degli stessi in valuta nazionale, ma al momento del cambio veniva corrisposto solo il 98% del loro valore nominale. Ma si fece di più, per tutti i mesi che passavano il buono conservato diminuiva del 1% del suo valore, quindi era oneroso conservarli e obbligava la popolazione ad usarli il prima possibile. Metà degli stipendi dell’amministrazione locale fu pagata con i buoni e il sindaco consentì che anche i tributi locali fossero pagati in quel modo: qualsiasi attività e negozio era pronto a recepirli. Cosa è successo? Ci fu un grande impulso al commercio locale, le tasse arretrate furono pagate e la disoccupazione diminuì perché l’amministrazione locale dette lavoro ad altre 50 persone per la manutenzione delle strade, per asfaltare e per sistemare la rete fognaria. Queste persone vennero pagate in buoni (Wörgler Schilling). I buoni circolarono nell’economia locale utilizzando pochissimo la inflazionata valuta nazionale. Molte altre città austriache copiarono il modello, ma la banca centrale austriaca per evitare di perdere il controllo del sistema monetario, fece una pesante azione legale attraverso la quale bloccò il sistema. Modelli similari furono avviati negli USA ed ebbero il medesimo successo, ma ottennero lo stesso scontro con le banche, finché nel 1933 Roosevelt preso dalle pressioni delle banche proibì ogni ulteriore emissione di buoni. Il sistema sfuggiva al controllo delle banche e del governo perché passava nelle mani delle persone, meglio cancellarlo, funzionava troppo bene. E’ ovvio che i sistemi sopra citati non dovrebbero essere necessariamente riproposti nella stessa forma, ma dovrebbero venire riadattati in altra forma, pur mantenendo il concetto di base.

Cari signori si può rimanere nell’euro e senza velocità a geometria variabile, l’economia del 1900 già fornì possibili risposte per affrontare e controllare problemi sistemici, ma NON si può fare. Bankster e Finanzster vengono prima, prima anche della vostra stessa vita. Nel frattempo Trump dice tante cose ma non ne dice altre. Non dice che vorrebbe sostituire il “marco travestito” con un “dollaro in mimetica”, tanto per iniziare. Per ipotesi, se si tornasse alle valute “nazionali”, con cosa regoleremmo gli scambi “internazionali” nella ex-area Euro? Con il nuovo marco? Con le rinate dracme? Con la epica lira? Ma con il dollaro, ovvio! E’ su questo che Trump conta. Ma certo, basta con l’euro, riprendiamoci la sovranità monetaria! Coi dollari, eh?

Alessia http://liberticida.altervista.org/