Quella storia dell’energia ricavata dall’urina. Ma sarà vero?

Il Tgcom, storica testata giornalistica dedita alla scoperta di notizie interessanti e originali, insieme a Libero e il Giornale, hanno tirato fuori la storia dell’energia ricavata dall’urina, e addirittura la possibilità di utilizzarla come additivo per il carburante.

Riporto testualmente, questo bel faccione appartiene a Franco Lisci, Sardo, ex ricercatore Fiat , e adesso occupato nella Guspinese Impianti, come potete vedere nel link, non si tratta di un istituto di ricerca, ma di una azienda che si occupa della costruzione di macchinari per industria alimentare.<br />
Il Buon Lisci asserisce di essere riuscito a ricavare energia dall’urina, sia animale che umana, immagino.

Ma che sia Franco a Parlare per Franco:

«L’energia prodotta dall’impianto a urina è adatta non solo per i consumi domestici ma anche per i motori di automobili, camion e barche che potrebbero così sostituire la benzina e gli altri carburanti. Per lo Stato italiano questo uso è illegale, mentre è consentito l’uso di additivi – spiega l’imprenditore sardo – Per questo infatti abbiamo realizzato i trasformatori che consentono di usare l’urina come additivo nel motore delle automobili. I risultati sono più che incoraggianti: su un’auto a benzina c’è un risparmio del 35 per cento, su una a gasolio del 60 e dell’80 per un mezzo a gas. Un’imbarcazione o un peschereccio, invece, possono ridurre del 65 per cento il costo per il gasolio». 

Il sospetto, legittimo, è che abbia leggermente esagerato.

Prima di parlare degli esperimenti condotti in passato da altri sulla possibilità di ricavare energia dall’urina, parliamo delle caratteristiche della “materia prima”

L’urina è un liquido composto per il 98% da acqua e per il 2% circa da urea, ovvero dalla diamide dell’acido carbonico, e per il restante da azoto, cloruro di sodio e da tracce di altre sostanze di scarto dell’organismo.

Gli scienziati non hanno trovato un modo per ricavare energia dall’acqua e dal cloruro di sodio, e si sono concentrati sull’urea , sostanza composta da una molecola di ossigeno, due di azoto e quattro di idrogeno.

Il legame molecolare dell’idrogeno nell’urea è molto debole e teoricamente è possibile estrarlo per utilizzarlo come combustibile.

Gerardine Botte , ricercatore della Ohio University, già nel 2009 dimostrava che con la separazione elettrolitica si riusciva a scomporre l’urea presente nell’urina e a ricavare idogeno utilzzando una quantità di energia minore di quelle necessaria a scomporre l’acqua in idrogeno ed ossigeno.
In teoria, quindi si riusciva a ottenere più energia di quella immessa nel sistema.
Le sue stime sono circa 0,01 Kw dalla “produzione giornaliera” di un essere umano. 

Diverso è l’approccio di  Rong Lan e John Irvine dell’Università di St. Andrews (Regno Unito).

Due ricercatori chimici molto arrivi nello studio dei metodi di produzione dell’ammoniaca direttamente da idrogeno ed aria, qui un esempio del loro lavoro.

Forti delle loro conoscenze hanno realizzato delle celle combustibili speciali, in grado di ricavare direttamente piccole quantità di energia elettrica direttamente dall’urina.

Piccole.

Certo , l’urea è presente solo in 25 grammi per litro al massimo, per cui, a voler essere generosi, da un litro del prezioso liquido giallo si potrebbero ricavare, che so, dieci-dodici grammi di idrogeno puro, sufficiente forse a fare una  piccola fiammata, ma non certo in grado di mettere in moto una automobile.
Per ottenere una quantità di energia paragonabile al pieno di una automobile, forse bisognerebbe trattare una autobotte del prezioso liquido giallo.

Solo per fare un esempio proviamo ad immaginare di estrarre energia da acqua in cui fosse disciolto venti-venticinque grami di alcool.

Per quanto si affini il processo la produzione di energia sarebbe ridicola.

Però la ricerca dei vari professori, più che alla produzione di energia, si riferiva, più che altro a un sistema relativamente facile per trattare l’urina e ridurre l’inquinamento.

Una produzione di energia elettrica come “effetto collaterale“.

Detto questo torniamo a Franco Lisci.

Massimo rispetto per il suo lavoro e il suo impegno, ma ritengo difficile che da quel liquido giallo, ovvero acqua  con piccole quantità di altre sostanze disciolte al suo interno, possa diventare addirittura un “additivo per carburanti”.

A meno di non tirare fuori le teorie di Srinivasan Gopalakrishnan, simpatico scienziato indiano che asserisce di poter sostituire in gran parte il carburante delle nostre automobili con acqua “emulsificata” per mezzo dei suoi miracolosi additivi.

Sirini-coso, quello li si è subito buttato a pesce e asserisce che l’urea è uno dei suoi “additivi “, utilizzati per ridurre i consumi delle centrali elettriche e delle fabbriche indiane, per ridurre i consumi.

Però  i “giornalisti” si sono buttati a pesce, senza neanche un veloce giro in rete per vedere di cosa si tratta.

La notizia del “motore ad urina” dopo neanche un giorno ha già fatto il giro del Web italiano.

Bravi, continuate così.