Parliamo di formaggi, sanzioni e rifugiati ucraini in Russia

Visto che tutti sono buoni a pontificare dietro una tastiera, mi sono alzato e ho fatto un giro per supermercati.
Visto che non mi trovavo in Italia, ma  in Russia, ben lontano da Mosca, il risultato è il seguente:

Formaggi, formaggi e ancora formaggi, dal bancone della gastronomia del Carrefour locale, per non parlare di quelli esposti in confezioni “Take Away” e della frutta, che non manca.
Poso assicurare che le foto dei banconi vuoti nei supermercati russi che circolavano in rete non rispondono alla verità, diciamo che è aumentato molto la percentuale dei prodotti locali, che tra l’altro costano molto meno.

Detto questo parliamo dei rifugiati, nella ridente cittadina in cui mi trovavo ne erano stati smistati circa un migliaio un mese, un mese e mezzo fa.
Altri, a sentire le autorità erano in arrivo.
Questa voltai rifugiati sono più che altro famiglie complete con i bambini, mentre i rifugiati della prima ora pare siano composti da madri “single” con i figli.
Due madri, entrambe corredate di bambini biondissimi e molto vivaci, sono state “posizionate” in due appartamentini nel caseggiato dove mi trovavo.
Armato del mio russo con un pesantissimo accento ho contattato due di queste madri, arrivate da Lugansk in giugno.
Entrambe, non posto il video per evitargli problemi, mi hanno raccontato una storia ben diversa rispetto a quella ufficiale, mi hanno chiesto perché i russi non gli aiutano in guerra, e mi hanno raccontato dei loro mariti che sono rimasti a combattere, fino all’ultimo.
Si vede che i “mercenari russi” si nascondono bene, loro non ne hanno visto , perlomeno non agli inizi dei combattimenti.
Devo dire che, malgrado la cronica inefficienza del governo, ingessato da una burocrazia asfissiante, Mosca si è comportata abbastanza bene nei confronti dei rifugiati, che sono stati smistati nelle varie città della paese, dotate di un lavoro e sovvenzionati per aiutargli a trovare una casa in affitto.
I figli sono stati iscritti a scuola, comincia tra una settimana, e i documenti, altro miracolo, sono arrivati in poco tempo.
Dato che parliamo di almeno settecentomila persone ai primi di agosto, non c’è male.
Vorrei vedere come avrebbe risolto il problema l’Italia, se un mezzo milione di svizzeri del Ticino si fossero rifugiati in Lombardia….