OMSA, storia di una delocalizzazione.

Molti si ricorderanno la vertenza delle operaie dell’OMSA, storica azienda faentina, con quel grande capannone che si vedeva all’altezza del casello autostradale di Faenza.

I più attenti avrano notato che il marchio , da quel gigantesco capannone è sparito.

L’azienda faceva parte di un gruppo , proprietario di altri marchi, e si era ultimamente riavuto per via del brevetto e dei macchinari per la realizzazione dei collant senza la cucitura centrale, frutto dell’invenzione di un anonimo tecnico dell’azienda, che spero sia stato adeguatamente ricompensato.

Le calze sono il tipico prodotto di massa, prodotto in grandi numeri ed a poco prezzo, e , oltre al marketing, il prezzo è la componente principale per avere successo.

Il gruppo occupava circa 3800 dipendenti negli otto stabilimenti sparsi per l’italia, stabilimenti che non erano sempre pienamente occupati al cento per cento della capacità produttiva, con un ovvio aumento delle spese generali.<br />
La direzione decide di delocalizzare, e comincia a far produrre a pieno ritmo le fabbriche.

Una volta che i magazzii sono pieni ci si accorge che le vendite sono infriori alle attese, e si mandano i dipendenti in cassa integrazione.

nel contempo si comunica alle maestranze che si intende aprire una nuova fabbrica in Serbia e che i vecchi macchinari saranno portati là, mentre le aziende del Belpaese riceveranno delle nuovissime linee di produzione.

i tecnici della manutenzione italiani si occuperanno di istruire i tecnici serbi e tutto andrà per il meglio.

Purtroppo il destino cinico e baro si mette di traverso e la direzione dice che:
“spiacenti, non possiamo ricominciare la produzione in Italia, grazie ed arrivederci”.

Sono passati diversi anni, e ormai gli operai italiani stanno più attenti e si mettono davanti ai camion che cercano di portare i macchinari via dall’azienda.

Ma la proprietà dell’Omsa cosa ci ha guadagnato?

Prima di tutto un operaio serbo costa circa 500 euro al mese, contro i 2900 euro di un operaio italiano.

Inoltre la costruzione di un unico sito produttivo gli ha permesso una economia di scala:

2500 dipendenti, in luogo di 3800 in otto siti produttivi.

Armiamoci di calcolatrice, e facciamo due conti.

Un operaio serbo costa cira 6000 euro all’anno, contro i minimo 32000 di un operaio italiano.

Ne consegue che il risparmio è pari  cento milioni all’anno, a spanne.

Consideriamo che il fatturato del gruppo ai tempi era di circa cinquecento milioni di ero , il risparmio è davvero enorme, tale da permettergli di abbassare i prezzi e comunque garantire un utile superiore di diverse volte rispetto al passato.

Ma non è finita:

Il governo serbo ha dato all’imprenditore i capannoni da ristrutturare, ad un prezzo simbolico.
La corrente elettrica costa cira il 40% in meno
Non esistono dazi doganali da, e per Africa, Asia, Europa e America.
Per dieci anni niente tasse, di nessun genere, poi si passerà al dieci per cento , contro una tassazione italiana di almeno quattro volte superiore.

Dulcis in fundo, non appena la produzione è partita il governo serbo gli ha passato un assegnone con tanti zeri , pari all’importo degli stipendi dei primi due anni dei lavoratori.

Certo , ci sono degli svantaggi:

Non è così semplice licenziare i dipendenti, una vota che li hai te li tieni.
La burocrazia per importare ed esportare è un qualcosa di allucinante, mi dicono ci voglia anche un mese per avere un pezzo di ricambio, anche se è urgente.

Però, alla fine , l’imprenditore ci guadagna un sacco , pagandoci poche o niente tasse.

E la colpa non è dell’imprenditore, intendiamoci, lui ha fatto il suo mestiere, ovvero ha cercato la soluzione che gli permette di guadagnare di più.

Diciamolo, se foste stati al posto del boss di OMSA, gli operai li avreste ceduti ad una fabbrica di cibo per gatti, in cambio di  cento milioni di euro.

La colpa possiamo darla ai politici , quelli a favore del libero mercato e della globalizzazione.

Che permettono di lasciare a casa quattromila dipendenti, a favore di qualche migliaio di serbi, e intervengono solo dopo, quando gli operai salgono sui tetti o bloccano le strade per protestare.

E la colpa è di voi che li avete votati ,

Ma la globalizzazione ci renderà tutti ricchi, mi dicono.