Nomisma e il Piano energetico nazionale

Riporto con piacere le opinioni di  Davide Tabarelli di Nomisma , società di consulenza nel settore energetico , in merito al Piano Energetico nazionale , dichiarazione di intenti del dimissionanrio Governo Monti in tema di energia.

Le parti in corsivo sono di Tabarelli , sotto ci sono i miei commenti , paragrafo per paragrafo.

Basta con le rinnovabili: la strada maestra è il gas


Il 16 ottobre 2012 è stata diffusa la Strategia Energetica Nazionale, la SEN, una sorta di Piano Energetico che mancava dal 1988 e che era richiesto fin da una delle prime importanti leggi dell’attuale legislatura, la 133 del 2008. Una bozza finì velocemente nei cassetti, polverosi, del ministero dello Sviluppo Economico e venne poi travolta dalla supposta strategia nucleare, velocemente abortita dopo l’incidente di Fukushima dell’11 marzo 2011 e dopo il referendum del 13 giugno 2011. C’è voluto il governo tecnico di Monti per rivitalizzare il documento, oggi degno di dibattito aperto e di successiva approvazione parlamentare.

Porca Pupazza, andavamo così bene con lo sviluppo delle centrali nucleari , ma gli italiani Cattivi hanno votato contro , per fortuna che c’è Monti (c’era).
Come tutti i documenti di politica industriale, anche questo dedicato all’energia, mette insieme diversi obiettivi, tutti ovviamente condivisibili, ma che prestano il fianco a facili critiche. Tuttavia, il ministero dello sviluppo economico, e in particolare il direttore Leonardo Senni, ex McKinsey, e si vede nelle presentazioni, hanno fatto un ottimo lavoro, frutto anche dell’esperienza di quei pochi funzionari statali che resistono in questa importante parte dell’amministrazione statale e che, per questo, meritano menzione: Romano, Terlizzese, Barra, Dialuce, Capra.
Ok , adesso sappiamo a chi verranno mandati gli auguri di natale, eroi che , in cambio di uno stipendio si prestano a lavorare, e “resistono”.
Facile sottolineare le contraddizioni che vi si trovano, come il forte sostegno alle rinnovabili, pur puntando alla riduzione dei costi dell’energia, oppure come realizzare gli ambiziosi obiettivi di investimenti quando le imprese energetiche, i vecchi enti, non sono più monopoli statali a cui ordinare il da farsi.
Adesso che sono aziende private e non ricevono (o meglio non dovrebbero ricevere) soldi dallo stato è più difficile fare soldi con gli appalti.
Il principale merito riguarda l’aver riportato al primo posto la necessità di ridurre i costi dell’energia delle nostre imprese. Negli anni ci si è dimenticati di come l’energia serva prima di tutto al sistema economico, in particolare al sistema produttivo, alla fabbriche, che con il gas e, soprattutto, l’elettricità, devono fare prodotti da esportare in tutto il mondo. I prezzi dell’elettricità in Italia sono in media superiori del 30% rispetto al resto d’Europa e questa è la prima urgenza per il nostro paese nel tentativo, ormai disperato, di uscire dalla crisi economica.
‘obiettivo è ridurre il costo dell’energia alle imprese, che pagano già meno dei privati cittadini , che si fottano!
È pur vero che non viene meglio specificato come questo obiettivo possa essere raggiunto senza una riconversione del nostro parco elettrico sul carbone o sul nucleare. L’aver comunque messo al primo posto l’economicità, se non altro dovrebbe aiutare a limitare le ulteriori spinte dei costi, in particolare cercando di frenare il sostegno alle rinnovabili. Spetterà poi ad un vero governo politico sollevare nel maggior dettaglio la questione dei costi e di una loro eventuale riduzione.
Che diavolo , c’è bisogno di un governo forte che imponga le centrali nucleari e a carbone , e che ci permetta di togliere quelle brutte pale e quei pannelli solari che deturpano il paesaggio.
Eccessiva è certamente l’enfasi che come di consueto si dà all’efficienza energetica o all’ulteriore crescita delle rinnovabili, tuttavia qui gli spazi sono stretti e ben definiti dagli impegni assegnateci dall’Europa all’interno delle politiche al 2020 e che noi abbiamo condiviso già dal 2006. Il punto più qualificante è l’obiettivo di aumentare la produzione nazionale di idrocarburi, in particolare di gas: attualmente i nostri consumi di petrolio e gas, in condizioni normali, sono intorno a 140 milioni tonnellate equivalenti di petrolio, con una produzione che oscilla poco sopra i 10, ma che potrebbe facilmente raddoppiare se non fosse per l’ostinata opposizione degli organi locali.
 Purtroppo quelle brutte pale e quei pannelli solari ce li ha imposti l’Europa , che si è anche accorta che gli scarti delle raffinerie non sono energia rinnovabile , povero Moratti! Abbiamo immaginato che ci sia tanto petrolio e gas nel sotto suolo italiano , non lo sappiamo sicuramente perché sono decenni che non vengono effettuate trivellazioni a scopo esplorativo. 
Speriamo che facendo trivellazioni esplorative a costo dello stato , la produzione petrolifera italiana raddoppierà. Lo so , sono solo illazioni , ma noi siamo ottimisti.
Cattivi!Cattivi amministratori pubblici che ci impediscono le simpatiche trivellazioni ed esplosioni esplorative, ci vuole un governo forte.
Il beneficio non sarebbe tanto per il miglioramento del nostro deficit energetico, quanto lo stimolo che ne deriverebbe al sostegno di un mercato interno del gas disancorato dal prezzo del greggio, una delle condizioni per far scendere velocemente i costi delle centrali elettriche che usano soprattutto gas per fare elettricità. In secondo luogo, il raddoppio della produzione nazionale lascerebbe ricchezza in Italia che attualmente viene trasferita all’estero, dove ci sono i pozzi che lavorano per noi, in forma di tassazione dei profitti delle aziende petrolifere e di royalties incassate sulle produzioni.
Il gas estratto in Italia, estratto da pozzi ancora da scoprire, costerebbe senz’altro di meno del gas importato dall’estero, ce lo sentiamo. 
In più le aziende , che venderanno per carità cristiana alle centrali il gas ad un prezzo inferiore a quello di mercato , saranno felici di pagare le tasse.

In effetti, la decisione più importante di politica energetica degli ultimi anni riguarda quanto annunciato dallo stesso governo Monti con la legge di stabilità del 9 ottobre 2012, ovvero lo spostamento delle competenze in materia di energia di nuovo allo Stato, dopo che per 11 anni erano state troppo velocemente demandate alle regioni. La questione energia, in tutti i paesi moderni, è questione nazionale da gestire centralmente. Lo è ancor di più per l’Italia, il principale importatore di energia dall’estero fra i paesi industrializzati.
Avere raggiunto questa consapevolezza, averci messo mano e contemporaneamente fare una strategia è già tutto un buon passo in avanti.

In effetti il business energetico non si può fare se ogni regione che raggiunge la indipendenza energetica decide che non è il caso di installare gassificatori , depositi di stoccaggio , termovalorizzatori e centrali nucleari o a carbone nel suo territorio.
Ci vuole un governo forte, speriamo che Monti sia rieletto.

Non volevo essere polemico , voglio solo far notare le incongruenze di un modo di pensare ormai superato dai fatti , una Italia dove esiste una forte azienda centralizzata che distribuisce l’energia, ma che non ha interesse a investire nelle linee.
Esistono anche tanti produttori di energia che la vendono sul mercato.
Il problema non è così semplice come lo delinea il buon Tabarelli , e lui lo sa bene.
Proviamo a parlare con i dummies, quelli come me, che ne capiscono poco.
Semplificando le energie rinnovabili sono discontinue e forniscono energia alla rete in modo irregolare.
Altri , come le centrali idroelettriche sono costanti , e permettono addirittura di paganizzare energia in caso di sovrapproduzione ripompandola a monte , nelle ore notturne.
Le centrali nucleari producono energia in modo stabile, sono difficilmente modulabili e occorrono giorni pe riaccenderle ,spegnerle, e anche variare l’energia prodotta.
Le centrali a petrolio e a carbone , e i termovalorizzatori sono anch’esse difficilmente modulabili.
L’unica fonte di energia che , entro certi limiti , può essere modulata in tempo reale sono le turbine a gas, al momento è difficile farne a meno , e molti pensano che sarebbe meglio investire in tal senso , con rigassificatori , centrali , e nuovi gasdotti.
Purtroppo tali investimenti necessitano di uno stato forte e che possa decidere di fare queste opere anche contro le amministrazioni locali , e anche in grado di ridisegnare la rete di distribuzione.
Non dico che sono d’accordo o meno , dico solo che il vento soffia in quella direzione.
Una altra cosa che ci vuole le centrali nucleari non ci dice è , che per le sue stesse caratteristiche le centrali nucleari possono costituire solo una parte dell’energia necessaria alla rete i distribuzione , e la parte importante della stessa, allo stato attuale , può essere costituita solo dalle turbine a gas.
Molti non ci dicono che la soluzione migliore è quella attuale, che ci permette di comprare energia a basso prezzo dall’estero , prodotta da centrai nucleari (e che verrebbe altrimenti sprecata), spegnendo , nel contempo , le centrali tradizionali.
Altro piccolo problema è che la rete di distribuzione del gas è al limite, se venisse un periodo di gran freddo , le centrali a gas dovrebbero essere spente o ridimensionate, per far fronte alla richiesta degli impianti di casa.
Per garantire la fornitura di energia elettrica, però, occorrerebbe riaccendere le centrali ad olio combustibile, che però hanno un costo dell’energia maggiore.
Lo stato , per dirimere la questione (non si potrebbe costringere la rete a comprare l’energia più costosa) ha pensato di dare 250 milioni di euro alle centrali a olio combustibile , in caso di freddo , in anticipo, ovvero pagheremo nella bolletta un tot come “assicurazione” per il freddo.
Oddio , posso capire che delle aziende in difficoltà abbiano bisogno di aiuto , ma pensare di costringer le turbine a gas a fermarsi , tanto loro lavorano sempre , e dare un contentino alle aziende in difficoltà, mi sembra debba essere deciso anche da chi la bolletta la deve pagare, no?
Altra cosa che molti ci dimenticano di dire , la capacità di produzione italiana dell’energia è il doppio del fabbisogno in Italia, e nei momenti di punta le pale eoliche e i pannelli solari producono molto, causando problemi alle centrali tradizionali , che so modulano difficilmente.
Le turbine a gas , lavorano praticamente in tempo reale e servono egregiamente a coprire i “buchi”.
Per risolvere il problema e andare incontro all’ambiente, e magari ridurre l’importazione di greggio bisognerebbe rivedere drasticamente il modo di produrre e trasportare energia in Italia, rifacendo tutto.
A parte il problema economico (da dove verranno i soldi , con la produzione e il consumo di energia in calo?) mi par di capire che lo Stato sia propenso a maxi opere, grosse centrali , grossi impianti e il  nucleare, ovvero tutti lavori che garantiscono grossi appalti , e non a sviluppare sistemi come la microgenerazione tedesca.