L’anniversario della rivoluzione ucraina è passata, riepiloghiamo la storia di quei giorni… parte prima.

 

Il Maidan , o meglio Maidan Nezalneosti (Piazza Indipendenza in Ucraino) comincia ufficialmente il 22 Novembre 2014 , un anno esatto fa.
Ovviamente la genesi del problema , le manifestazioni in piazza e lo scontento popolare, erano dovute alla grande crisi economica del paese, aumentata dagli effetti della crisi del 2008, mai risolta.

Il paese , come saprete, nato ventitré anni fa dallo smembramento dell’unione Sovietica, era da sempre lacerato tra pulsioni “antirusse” dell’ovest e pulsioni “filorusse” dell’est.
Inoltre gli oligarchi, persone qualsiasi immensamente arricchitesi dalla svendita delle grandi compagnie statali avevano letteralmente depredato il paese, portando all’estero centinaia di miliardi di utili esentasse.
Corona il simpatico quadretto la presenza ingombrante della Federazione Russa.
Negli anni si sono succeduti governo più o meno filorussi, con al notevole eccezione del governo della Tymoshenko, dopo la famosa “rivoluzione arancione”, finanziata e organizzata dagli USA.<br />Purtroppo la Tymoshenko risulto essere un oligarca rapace come gli altri, se non di più.
Dopo delle elezioni un filino “complicate”, la Tymoshenko perde il potere e finisce in galera, sostotuita dal “quasi” filorusso Yanukovich.
Yanukovich, malgrado fosse dipinto come un burattino comandato da Mosca, in realtà cercò come i suoi predecessori di barcamenarsi tra due fuochi, ovvero cercò di accettare gli aiuti russi sotto forma di sconti sul gas e di entrare nell’orbita europea.
Tra ottobre e novembre il variegatissimo gruppo degli oppositori al governo ucraino cerca di organizzare delle manifestazioni in piazza con alterni risultati.
All’improvviso sembra che per loro sia finita, il governo di Yanukovich ha deciso di firmare un accordo con l’UE per il libero scambio, malgrado le pressanti richieste di Mosca di non farlo.
Questo è importante, dato che i vari gruppi dell’opposizione, tra estreme destre, studenti anarchici, sostenitori della Tymoshenhko, burattini di potenze straniere come Germania (Klitsko), Stati Uniti  (Yatseniuk) e oligarchi vari (Taruta e Koimoloskji), hanno in comune solo questa generica voglia di entrare in “Europa”.

Il 18 settembre 2013 il governo ucraino annuncia di voler firmare in novembre un accordo di libero scambio con l’UE, depotenziando in quel modo i moti di piazza.
Ovviamente continua una grande campagna mediatica contro il governo , definito nella leggenda il più “ladro di tutti”, come se i suoi predecessori non avessero continuato a comprarsi ville, piscine ed aerei privati con stipendi di poche centinaia di euro al mese.
E le opposizioni pretendono come contropartita la liberazione della “Tymoshenko”, elevata a feticcio.
Il problema sai fa serio per il governo di Yanukovick, da una parte non intendono liberare quella che considerano, a torto, la leader dell’opposizione, dall’altra ci sono anche le forti pressioni russe per arrivare ad un accordo sullo scambio.
La posizione russa, basi militari a parte è la seguente, d aun parte continuano a credere nella possibilità di far entrare l’Ucraina nella loro Comunità degli stati indipendenti, dall’altra non vogliono che l’ucraina diventi un modo per far entrare merci in Russia senza controllo e dazi.
Le giornate si susseguono, i presidi nel Maidan continuano e i giornalisti, come Mustafa Mayem, continuano su facebook a incitar ei gionavi alla rivolta.
Il 21 novembre il consiglio dei ministri decide di sospendere la firma dell’accordo di libero scambio con l’UE, andando contro il pare di Yanukovich.
Oltre alle obiezioni russe e dei partiti dell’est si sono aggiunti i pareri contrari degli economisti e dei ministri del Welfare, che ritengono inaccettabili le condizioni poste dal FMI e improponibile per le aziende ucraine, incapaci di realizzare prodotti competitivi con le loro controparti europee.
Mustafà non aspetta altro , nella notte tra il 21 ed il 22 comincia ufficialmente il presidio fisso del “Maidan”, giovani attivisti provenienti dall’ambiente studentesco danno il via a tutto, è bastato una appello su Facebook.
All’inizio non sono tanti, si parla al massimo di poche migliaia di persone, in continuo avvicendamento per via del novembre freddo.
Ancora non si sono visti simboli nazisti e incappucciati dei partiti di estrema destra, il presidio permanente assomiglia ad un Rave Party.
Il governo non interviene immediatamente, si accontenta di osseervare la folla, anche per via dei politici che si fanno subito vedere.
COmincia una cosa interessante, il movimento degli studenti all’inizio non vuole sentire aprlare dei politici, e questo va avante per quasi una settimana.
Il nucleo dei primi manifestati “stanziali” si installa sotto l’albero di natale della piazza e bivacca nelle casette costrite per i mercatini natalizi.
All’inizio vanno solo a trovarli  Yuriy Lutsenko e Vitaliy Klichko, degli outsider più che dei veri leader dell’opposizione politica.
Il 29 Novembre il comitato degli studenti decide all’improvviso di smobilitare il presidio, e comicianoa  subentrare altri, sono le 00:12, è sempre Mustafà “l’organizzatore” a decidere che  “il presidio non ha più senso” e ne dà l’annuncio su Facebook.
Ovviamente Mustafà diventerà prima portavoce e poi deputato del partito di Yatseniuk.
Senza fiatare i ragazzi cominciano a smontare il palco e le attrezzature  installate per dei veri e propri “rave Party” notturni.
Passano pochi minuti,  si presentano due politici dell’opposizione, prima Yatseniuk (l’attuale primo ministro), che utilizza le attrezzature del palco (provvidenzialmente non erano ancora stati smontati i microfoni e gli altoparlanti) a “rimanere per difendere l’Ucraina”.
Subito dopo arriva sul palco Poroshenko, l’attuale presidente, presentandosi come “oligarca buono” e profondamente desideroso di “cambiare il paese”. 
La maggior parte dei ragazzi se ne va e rimangono circa 300 ragazzi, convinti dai due politici.
La polizia, prima molto aggressiva nei confronti dei manifestanti si calma, grazie alla presenza di politici “veri” e anche al piccolo numero dei manifestanti.
Ma la “tregua” durerà pochissimo.
Le quattro del mattino, il palco è stato smontato e tutto è stato portato via, militanti dei partiti di estrema destra “Pravji Sector” e “Svoboda”, ormai tristemente noti, cominciano ad arrivare nella piazza, e si mescolano ai militanti “regolari”, e da subito cominciano a provocare le forze dell’ordine.
Ne arriveranno prima a centinaia e poi a migliaia, in pochi giorni.
I primi scontri seri cominceranno all’alba della stessa notte, i giornalisti del paese , soprattutto dei media controllati da alcuni oligarchi, cominceranno a parlare del “brutale pestaggio” degli “innocenti studenti” da parte della polizia, e soprattutto da parte del Berkut , la forza di polizia controllata direttamente dal ministero degli interni a controllare la piazza.
Ovviamente i giornali si dimenticano di far notare che i feriti sono perlopiù poliziotti e i facinorosi arrestati sono per la maggior parte 40-50  appartenenti ai partiti di estrema destra, perlopiù pregiudicati.
E siamo solo alla mattina del 30 novembre.

Il seguito alla prossima puntata.