La valuta sovrana ed i suoi rischi

Si sente parlare spesso di “tornare alla lira” e, di come magicamente questa operazione possa dare risultati meravigliosi per la nostra economia.

Purtroppo le valute sono solo una convenzione, un accordo tra abitanti di un paese e tra varie nazioni nel dare un valore alle monete.

Tendenzialmente, è vero , una valuta forte aiuterà le importazioni, dato che costerà meno comprare prodotti all’estero.
Una valuta debole, d’alto canto aiuterà le esportazioni e il mercato interno, dato che i prodotti stranieri saranno più cari.

Tutto molto bello , sulla carta.
Nel caso del ritorno alla lira è vero che le nostre esportazioni sarebbero molto favorite, e che importare beni diventerà moto più costoso.

L’acquisto di prodotti energetici e di materie prime aumenterà di costo, ma non di molto , dato che incidono attualmente per il 9 per cento dell’importazione totale.<br />
Dov’è la fregatura?

La fregatura è nella classe dirigente, che deve approfittare dei benefici della valuta debole e della svalutazione per non impoverire il paese, ma per arricchirlo.

La Germania ha di fatto svalutato il marco, adottando una valuta leggermente più debole, ovvero l’Euro, e favorendo le sue industrie, gli ha permesso di esportare come dei pazzi, con un surplus commerciale che noi ci sogniamo.

Nello stesso tempo ha diminuito il costo del lavoro , con l’adozione di contratti di lavoro sotto pagati e di sussidi di disoccupazione, impedendo alle fasce deboli di morire di fame e di protestare in piazza.

In Italia non sarebbe successo.

Facciamo di esempi di nazioni allo sbando, malgrado la presenza di importanti risorse gratuite o quasi.

Il Venezuela, uno dei maggiori produttori petroliferi mondiali, è alla frutta malgrado una valuta debole, che svaluta e potenti esportazioni pagate in dollari.

Il cambio ufficiale del Bolivar è di 6,2 per un dollaro.

Se si va per strada a cambiare nel mercato nero, il cambio reale è di oltre sessanta.

Dieci volte.

Insomma, il governo venezuelano ha deciso di tenere alta artificialmente la sua valuta, per guadagnare di più dalle esportazioni.

E come utilizza i dollari che prende dal petrolio?

Tiene artificialmente basso il prezzo della benzina, che grazie ai sussidi costa circa cinque centesimi di dollaro al gallone (oltre quattro litri).

Molto meno dell’acqua minerale da noi.

Il popolo, allo stremo, non potrebbe sopportare un aumento.

Ma non solo, il governo distribuisce dollari alle aziende che ne fanno richiesta al cambio ufficiale con la scusa di fornire valuta per le importazioni.

A loro fornisce i dollari a 6,2 bolivar , garantendogli guadagni immensi, paragonabili a quello del traffico di stupefacenti.

Gli basta cambiare i dollari poco alla volta, per avere indietro dieci volte il prezzo pagato.

Insomma, da una parte tiene basso il prezzo della benzina, facendo fuori i guadagni delle raffinerie e degli impianti di estrazione, dall’altro arricchisce un ristretto gruppo di oligarchi vicini al potere.

In Ucraina succede lo stesso, il metano , non prodotto in loco , ma proveniente dai diritti di passaggio (l’Ucraina trattiene il 15 per cento dei miliardi di metri cubi che passano) vengono venduti a prezzo politico alle famiglie e alle aziende,  di fatto la compagnia nazionale Naftogaz fatica a pagare le spese di manutenzione e di distribuzione.

All’atto pratico pagare poco i prodotti energetici aiuta, ma se non è supportato da altre azioni , serve solo a mantenere lo status quo, praticamente è solo un sistema per buttare via i soldi.

In Italia la situazione è ben diversa, se fosse possibile mantenere il sistema produttivo attuale con il ritorno alla lira assisteremmo ad un aumento di molti beni, quali benzine e le macchine tedesche, ma all’improvviso diventerebbero competitivo le nostre produzioni.

Bisogna vedere però se le altre nazioni ce lo lascerebbero fare, e se non ci imporrebbero dazi alle frontiere, per esempio.

Un altro aspetto sarebbe quello del mercato nero della valuta, molti cercherebbero di tenersi gli euro liquidi in loro possesso.

Non appena un commerciante od un artigiano si ritrovasse in mano un bel mazzetto di nuove lire, probabilmente cercherebbe di comprarsi degli euro.

Ad un cambio probabilmente superiore a quello ufficiale.

Chi si terrebbe in mano una valuta destinata a svalutarsi?

Immaginiamo una lira che svaluta un dieci o venti per cento all’anno, come una volta.

Degli euro nascosti dietro ad un mattone rappresenterebbe un bell’investimento , redditizio e senza rischi.

Lo stato italiano vieterebbe il mercato nero e, per colmare il deficit, aumenterebbe il controllo sui possidenti.

Auto di grossa cilindrata, ville , barche e altro sarebbero registrati e controllati.

E cosa farebbe un ricco per non vedersi portare via i soldini?

Comprerebbe oro e valute forti.

Le valigie come di oro e valuta si recherebbero all’estero e i dipendenti ogni mese guarderebbero con disgusto il loro mazzetto di lire, con l’impressione di essere fregati, in qualche modo.

La valuta svalutata costringerebbe la gente a spendere subito tutti i soldi, azzerando i risparmi.

I puristi, come al solito parlerebbero di “incentivo all’economia”.

Spendere i soldi davvero aiuta l’economia, ma la stragrande maggioranza degli italiani spende già adesso tutti i soldi che ha, fatta eccezione per i ricchi, che li tengono in banca, con il passaggio alla lira li porterebbero all’estero.

Molti dimenticano che i soldi depositati in banca servono alle banche per garantire i prestiti, e senza di quelli non possono erogare denaro.

Le banche , già al collasso precipiterebbero in una bella spirale infinita, con i piccoli risparmiatori che spendono tutti i soldi e i grandi che investono  all’estero ed in altre valute.

Senza riserva di capitali niente prestiti, che comunque sarebbero a tassi altissimi.

In poco tempo da nazione industrializzata diventeremmo paese in via di sviluppo , con salariati poveri, welfare al collasso e ricchi e nuovi ricchi con valigie di euro da qualche parte.

Ah, il debito pubblico sarebbe comunque da pagare.

Occhio , non dico che con l’euro non succederebbe lo stesso, solo che ad arricchirsi sarebbero altri….

Le banche se la passerebbero molto meglio, tanto per dirne una.

Uscire o rimanere nell’euro non ci salverebbe, prima dovrebbe cambiare la classe dirigente, composta da furbetti e cialtroni.