La suddivisione dell’Iraq: gli Usa ci riprovano

La mappa di cui sopra – fornita direttamente dall’intelligence statunitense – mostra schematicamente la divisione dell’Iraq in tre distinte etnie. Sciiti al sud, molto simili agli iraniani come religione e lingua, sunniti al centro nord e curdi al nord est. Il grande movimento che si sviluppa attorno a Mosul sarà determinante per decidere come e chi si spartirà l’Iraq a fine guerra. Gli Usa non hanno mai smesso di sognare di spartire l’Iraq in tre piccole nazioni, utilizzando la suddivisione etnico-religiosa sunnita-sciita-curda.

Tre stati fantoccio che verranno manipolati nel peggiore dei modi, una soluzione che vedrà effettivamente:

  • un primo stato controllato direttamente dagli sciiti
  • un secondo stato controllato dai sunniti
  • un terzo stato controllato dai curdi

In Iraq, dal punto di vista statunitense, le forze di cui tenere conto sono:

  1. il governo di Baghdad, solo nominalmente filoamericano, e teatro di accesissimi scontri per l’assegnazione delle forniture petrolifere, appalti multimiliardari (che, guarda caso sono finiti praticamente tutti in mano ai russi e ai cinesi), un alleato scomodo
  2. i curdi, divisi tra curdi iracheni, iraniani, siriani e turchi. Un alleato prezioso in Siria e in Iraq da tenere buono, da finanziare e da illudere con l’eterna promessa dello stato curdo
  3. i fanatici islamisti, finanziati ed armati dagli americani stessi e protetti dagli emirati del golfo, un super-nemico da battere ma che è allo stesso tempo un alleato
  4. le spinte indipendentiste del sud sunnita, che contendono al governo centrale ricchi giacimenti di petrolio ed il terminal petrolifero di Bassora. Se tutto finisse in mani iraniane – ovvero se si creasse una nazione sciita del sud alleata con Teheran – questo potrebbe essere un altro problema (Molto contente Russia e Iran, ma Israele suderebbe freddo perché i missili sarebbero ancora più vicini)
  5. la Turchia, il 1° convitato di pietra della questione, che alterna con l’occidente relazioni alquanto difficili, ma si sa la geopolitica crea “strani compagni di letto” (come disse Dickens)
  6. Israele, il 2° convitato di pietra, alla costante ricerca di contenere la minaccia iraniana e alla continua ricerca di impedire l’espansione degli sciiti in Iraq e in Siria
  7. La Russia dopo essere entrata a gamba tesa in Siria, ha continui abboccamenti con il governo iracheno e l’Iran è diventato un suo alleato

Gli interessi, ovviamente sono molteplici, soprattutto economici. I giacimenti nel nord dell’Iraq sono da sviluppare, e i curdi in cambio della loro bella nuova nazione concederebbero sicuramente alle compagnie petrolifere amiche – ovvero occidentali – i giacimenti. Il giacimento qatariota potrebbe trovare il modo di passare attraverso il nuovo stato curdo e la Turchia. Quest’ultima potrebbe diventare una nuova via di trasporto per fare uscire il petrolio dal nuovo stato sunnita iracheno, ma gli Usa per mantenere l’appoggio logistico dovranno tenersi amico Erdogan.

Una simpatica mappa viene fornita da “un interessante Comitato”, i confini tracciati seguono accuratamente le zone di pertinenza delle varie etnie e religioni, tenendo conto delle varie tensioni presenti in zona, e cerca di accontentare tutti. La Turchia si vedrà davanti uno stato curdo e avrà la possibilità di tenerlo sotto controllo “a cannonate”. Alla fine lo scopo di questa divisione, che non è mai stato quello di distruggere l’ISIS, è quella di creare uno stato cuscinetto gestito dagli americani, finanziato dai sauditi e dai proventi petroliferi, in modo da permettere di lasciare una presenza americana in zona. Rimane strategico l’appoggio turco, che permetterebbe di far affluire mezzi militari in zona, anche in caso di guerre. La capitale Baghdad, vero covo di insurrezionalisti baathisti (residui del vecchio governo di Saddam), verrà lasciata agli iraniani e saranno loro ad occuparsene con grande piacere.

Nell’ultimo periodo emerge che già durante l’amministrazione Bush era stata creata un’alleanza con un ex appaltatore privato del Pentagono in Iraq, membro di una ricca dinastia irachena. Un piano che per anni ha mirato alla disgregazione dell’Iraq. Trapela ora che questa rete sarebbe strettamente connessa alla Cambridge Analytica (la società di tecnologia che aiutò Trump nella campagna elettorale).

Il giornalista che ha rotto il vaso di Pandora, rendendo note passo a passo tutti i collegamenti che portano alla luce le trame oscure nascoste per oltre un decennio è stato Nafeez Ahmed il 21 marzo 2017 https://medium.com/insurge-intelligence/exclusive-inside-the-trump-lobby-that-wants-to-break-up-iraq-3ecf122f0ead (giornalista investigativo che lavora per Insurge Intelligence). Ovviamente Vi consigliamo di leggerlo, sono 24 minuti di lettura molto coinvolgenti.

Nafeez Ahmed è riuscito a scoprire la rete iracheno-statunitense che operava su tale progetto, rendendo pubblico che dietro al progettato “spezzatino” statunitense c’è:

  • Sam Patten, che servì durante l’amministrazione di George W. Bush come anziano consigliere del Dipartimento di Stato 2008-2009 e che in precedenza fu coordinatore della campagna presidenziale di Bush nel 2000.
  • il sostegno finanziario al Hudson Institute, un think-tank con i legami diretti con la squadra di transizione di Trump, che ha poi prodotto un rapporto che prevede la disgregazione dell’Iraq secondo linee settarie. L’autore del rapporto è Michael Pregent, assistito da Kevin Truitte. Pregent è un ex consigliere del generale David Petraeus che ha servito in Iraq e afferma che per distruggere l’ISIS bisogna smembrare l’Iraq.
  • i nessi tra i fratelli Koch-Bush-Trump
  • tutti i personaggi di spicco coinvolti in Cambridge Analytica, i finanziatori e i ruoli chiave
  • i flirt con i ribelli e le lobby coinvolte (una di esse è rimasta coinvolta nello scandalo Panama Papers), le ondate violente di rapimenti e di decapitazioni in Iraq
  • il coinvolgimento di ExxonMobil e l’accordo petrolifero con il Kurdistan iracheno

Dunque “il Comitato” che si propone di distruggere l’ISIS (1) – attraverso lo smembramento dell’Iraq – nel frattempo ha ovviamente allungato le lunghe mani sulle immense riserve energetiche. Con ogni probabilità Trump capirà che è giusto inchinarsi agli ex lobbisti di Bush, alle élite irachene legate alla Cambridge Analytica, ai rivoltosi islamici, a ExxonMobil e ai fratelli Koch. In fondo se tutto ti torna a favore, perché scontrarsi se tutto ti viene servito su un piatto d’argento?

Saleh Muhammed al-Mutlaq (2), politico iracheno ed ex primo ministro è senz’altro della partita, ed è pronto a svolgere l’ingrato compito di presidente della nuova nazione. Sempre che le sue guardie del corpo riescano a proteggerlo, ovvio. Già parecchi tentativi di ucciderlo sono stati effettuati da diverse delle forze sul campo. La politica è una roba seria da quelle parti.

Signori avere fatto il Vostro Gioco? Avete puntato sul Vostro Obiettivo?

Sinceramente questi sono i soliti giochetti interni da impero in decadenza, ma alla resa dei conti vi troverete davanti Cina, Russia e Iran. Questo trio vi presenterà il Conto: o Vi ostacoleranno o in cambio Vi chiederanno molto, moltissimo.

La Redazione di Liberticida http://liberticida.altervista.org/

(1) http://destroyisis.org/en/

(2) https://en.wikipedia.org/wiki/Saleh_al-Mutlaq

P.S. diversamente dal solito i nostri amici di DestroyIsis.org si sono attrezzati, il nome dell’intestatario del dominio è schermato dalla compagnia Digital Private Corporation, e il dominio è hostato in Islanda presso il Thor Data Center Ehf. Bravi, nessuno sospetterebbe che ci sia dietro  il Dipartimento di Stato Usa…