La mano del Sultano sulla Libia

Il Parlamento di Ankara voterà una mozione che autorizza l’invio delle truppe dopo la riapertura al termine della pausa di fine anno, il prossimo 7 gennaio. Anche gruppi di ribelli siriani filo-turchi saranno impiegati in Libia a sostegno del governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez al-Sarraj contro le forze del generale Khalifa Haftar. Lo ha detto un alto funzionario del governo di Tripoli.https://www.lasicilia.it/news/mondo/316946/libia-esercito-turco-pronto-ad-agire.html

Le forze armate turche sono pronte per essere dispiegate in Libia, Erdogan ha dichiarato che la Turchia presterà sostegno al governo libico di accordo nazionale (Government of National Accord) riconosciuto dalla NATO che sta ora combattendo contro il comandante libico Khalifa Haftar.
Alla fine di novembre, Ankara e il GNA di Tripoli avevano firmato due accordi separati, uno sulla cooperazione militare e un altro sui confini marittimi (ZEE) dei paesi del Mediterraneo orientale (che ho già riportato in questo articolo https://liberticida.altervista.org/tensioni-sui-giacimenti-di-petrolio-e-gas-nel-mediterraneo-orientale/), con l’obiettivo di prendersi una parte di risorse che sono di competenza di Grecia, Egitto, Cipro-greca e Israele. A seguito dell’accordo militare, Erdogan dichiarò che la Turchia avrebbe inviato truppe in Libia se il GNA ne avesse fatto richiesta.
Dalla morte di Gheddafi nel 2011, la Libia è spaccata in due regioni: la parte orientale è sostenuta principalmente dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti, la parte occidentale è sostenuta e riconosciuta della NATO.
Ora la richiesta del GNA è arrivata ad Ankara.

Un contesto geopolitico intricato. La Turchia sta mostrando i muscoli e vuole controllare i flussi di gas naturale verso l’Europa, mettere mano sui nuovi giacimenti, minaccia la UE controllando grosse masse di immigrati.
Nel Mediterraneo si affacciano i nuovi interessi russi (già presenti in Siria) e l’Egitto di sicuro non rimarrà fermo in questa situazione esplosiva e che mette in pericolo le sue ZEE. 
Questa non è una situazione che possa essere risolta in modo politico, una guerra nel Mediterraneo potrebbe davvero scoppiare. In questo contesto sarà divertente osservare le sorosiane ONG: andranno a prendere davanti alle coste libiche i migranti economici? Sfideranno i veri proiettili? Tra attaccare Salvini e dribblare proiettili c’è una bella differenza (e arriva il giorno che Salvini lo ricorderà a Carola Rackete).

C’è anche la possibilità che – tagliata ovviamente fuori l’ininfluente UE – si alleano Egitto, Russia ed Arabia Saudita per cercare di bloccare ogni guerra e per trovare nuovi accordi/negoziati. Sempre che non si metta di traverso la bipolare USA che si avvampa appena vede uno scenario di guerra, gli americani sanno solo creare confusione e distruzione totale. L’elefante americano non va dimenticato in tale scenario perché è un attore che non vuole sradicare gli integralisti islamici da Medio Oriente e Nord Africa. In questo contesto Francia e Italia non riusciranno a salvare nessun interesse economico in Libia.

Da anni la polveriera Mediterraneo cova, vediamo cosa succede nei prossimi giorni in una Libia dagli equilibri fragilissimi. Alessia C. F. (ALKA)